Elezioni 2018 e una campagna elettorale interamente incentrata sul razzismo
La campagna elettorale attualmente in corso è una campagna che dovrebbe suscitare preoccupazione. Nessuno avanza proposte su come risolvere i problemi reali del Paese, incentrando tutto su un dibattito pubblico su quanto si debba essere razzisti. Salvini promette che sbatterà fuori tutti i migranti, ma non spiega chi lavorerà in quelle fabbriche che sfruttano gli stranieri per avere manodopera a basso costo. La Meloni giura che scaccierà chiunque non si professi "cristiana" come lei, ma non spiega come possa conciliare la sua politica d'odio con una religione che dovrebbe essere incentrata sull'amore.
Forza Italia e M5S rientrano nella sfera del «non sono razzista, ma.. » mentre nella sinistra l'unica fonte di separazione è su quanto si detesti Renzi. Le idee hanno lasciato il posto a quei leader che si pongono come quelli che da soli guideranno il popolo come fece il duce sotto il Fascismo. Salvini si fa chiamare «capitano» mentre Gianfranco Amato opta per quel grado di «generale» che dice gli sia stato conferito dalla Madonna durante un'apparizione mistica su un convoglio di Trenitalia.
I partiti non servono più, tramutati in un ricettacolo di indagati e di impresentabili che sono stati messi lì a far numero a sostegno di quello o quell'altro leader. Gli stessi giornali ormai usano i nome di Salvini, Di Maio o Berlusconi quale sinonimo di un partito in cui è fatto divieto avere idee o opinioni contrastanti con quelle del "condottiero" di turno. E alle urne domanderanno ai cittadini chi dovrà decidere sulle loro vite in virtù di una campagna elettorale incentrata solo sul domandare quanto siano razzisti gli italiani.
Intanto Roberto Castaldi dell'Espresso osserva come Matteo Salvini abbia dato vita «ad una vera e propria escalation di affermazioni palesemente contrarie alla lettera e allo spirito della Costituzione italiana, dei Trattati europei e delle normative vigenti». Ad esempio sostiene «che per lui le regole europee non esistono, sebbene siano giuridicamente vincolanti. Che i vincoli di bilancio sanciti da Trattati già ratificati dall'Italia e dall'art. 81 della Costituzione per lui non contano». Ed ancora, afferma come «l'ultima sparata incostituzionale è quella sull'Islam incompatibile con la Costituzione e la proposta di chiusura dei centri di cultura islamici che sono di fatto dei luoghi di culto informali, specie laddove non siano presenti delle vere moschee. Peccato che la Costituzione tuteli esplicitamente la libertà, e quindi la pluralità, religiosa e di culto». Da qui conclude: «È paradossale che una persona che nelle ultime settimane ha sistematicamente assunto posizioni incostituzionali si arroghi la potestà di valutare la costituzionalità altrui. Peraltro non di una singola norma o proposta di legge, ma addirittura di un'intera religione, ovvero una comunità di centinaia di migliaia di persone, la maggior parte delle quali lavora, paga le tasse e rispetta le leggi italiane. È troppo sperare che Salvini legga la Costituzione italiana e i Trattati europei prima di lanciare un'ennesima proposta incostituzionale o contraria alle norme vigenti?».