Il bus transofobico di Savarese contestato a Bologna. Per loro un centinaio di contro-manifestanti e solo una ventina di simpatizzanti
I bolognesi non hanno apprezzato la tappa cittadina del bus di promozione omotransofbica guidato da Filippo Sararese, Maria Rachele Ruiu e Jaopo Coghe quali leader del movimento integralista al soldo del magnate spagnolo Ignacio Arsuaga.
Sulla piazza si è assistito alla pacifica contrapposizione tra una misera ventina di simpatizzanti della movimento integralista, guidati da quel Carlo Giovanardi che da oltre un decennio si pone come la massima autorità in fatto di discriminazione o odio contro interi gruppi sociali, e centinaia di di contro-manifestanti manifestavano per il diritto alla vita, all'identità e alla famiglia, contro i distinguo di stampo fascista inneggiati dal fondamentalismo (anti)cattolico.
C'erano poi numerosi agenti pagati dalla collettività messi a "difesa" del veicolo di promozione all'odio con cui Savarese sostiene che il rispetto della diversità "confonde i bambini". Una tesi surreale, che sarebbe accettabile solo se l'integralista sostenesse che lui avrebbe sicuramente optato per far sesso con altri maschi se a scuola qualcuno non glia avesse detto che essere gay era da intendersi come "sbagliato" in virtù di come lui avesse il dovere di infilare il suo pene integralista in una vagina. E mentre gli agenti (rigorosamente pagati dalla collettività) difendevano in assetto anti-sommossa un uomo che chiede un riconoscimento giuridico ai suoi coiti, in piazza c'è chi chiede rispetse alla minaccia rappresentata dalle richieste liberticide e ispirate ad una cultura della morte avanzata dai movimenti integralisti.
«I no gender non capiscono che esiste qualcosa al di fuori della realtà che si sono costruiti e in cui si sentono sicuri. Noi vogliamo solo diffondere un messaggio di uguaglianza e libertà», ha spiegato uno die manifestanti. «Basta non possiamo più ignorarli -spiega un'altra manifestante– lo abbiamo fatti per anni e il risultato è che loro continuano a farsi sentire sempre di più. I no gender sono intolleranti, hanno ben troppa libertà. Non so se cambieranno idea, forse non lo faranno mai. Il punto è che non devono influire sulla nostra libertà».
Duro è anche il commento dell'ex presidente del Mit, Porpora Marcasciano: «I no gender dicono di sentirsi minacciati e invece loro stanno minacciando le nostre conquiste e la dignità della nostra vita».
Leggi l'articolo completo su Gayburg