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L'integralismo cattolico si rivolta contro Adinolfi: «È un peccatore pubblico, adultero e concubino»

Sono ormai anni che il fondamentalista Mario Adinolfi basa il suo fatturato su uno sdoganamento dell'odio e su una benedizione della violenza omofobica. Ma dato che dall'odio non può scaturire altro che odio, ora sono i suoi stessi proseliti a vomitare sentenze di condanna contro di lui e contro le sue due famiglia attraverso proclami intrisi di quel fanatismo religioso che lui ha insegnato loro. Il carnefice diventa la vittima di persone che lui stesso ha provveduto ad armare. L'uomo che si proclamava il più puro tra i puri diventa vittima di chi gli sbraita in faccia che loro si sentono molto più puri di lui.

A sferrare l'attacco è un account tristemente noto per i suoi numerosi messaggi intrisi di omofobia e razzismo che, celandosi dietro l'effige della Madonna, scrive:

Che un peccatore pubblico, adultero e concubino, divorziato-risposto guidi un partito della famiglia è un chiaro sberleffo satanico.

tali parole arrivano da un account vicino all'integralismo cattolico che, sino a qualche mese fa, si proponeva come uno sfegatato sostenitore dell'integralista e della sua propaganda omofobica condotta dalle frequenze di Radio Maria.
Poi tutto è cambiato con la spaccatura politica delle lobby integraliste, tra un Gandolfini che vuole governare senza passare da quella seccatura che sono le democratiche elezioni e un Adinolfi che punta ad una poltrona da 13mila euro mensili di stipendio pubblico. E dato che l'ex seguace adonolfiniano ha deciso di tifare per Gandolfini (arrivando ad appoggiarlo persino mentre si lamenta che a guidare l'Unar non ci sia una persona che classifica il razzismo e l'omofobia come lecite opinioni), si passa all'unico linguaggio che l'integralismo gli ha insegnato: la diffamazione, l'insulto, l'offesa personale e una condanna di satanismo.

A mostrarci come per questa gente tutto sia ricerca di potere politico e le idee non siano altro che ripartizioni imposte dal loro leader, è in un articolo pubblicato dall'autore del Tweet. Lodando ossessivamente chiunque fomenti odio omofobico, afferma che lui sarebbe «lietissimo se in Parlamento approdasse la coraggiosa dottoressa Silvana De Mari» ma il problema è che si era candidata «con il partito attualmente guidato da Mario Adinolfi». Il metter ein dubbio la leadership è ciò che la propaganda di Adinolfi ha insegnato a fare quando lui e il suo scudiero Amato hanno iniziato ad andarsene in giro di parrocchia in parrocchia a insultare interi gruppi sociali dopo aver inserito a forza nelle bocche delle loro vittime parole mai pronunciate. Ma l'articolo precisa anche che Adinolfi non sarebbe accettabile perché la «fondazione del partito non venne mai autorizzata» e su di esso graverebbe «la ferma disapprovazione di Massimo Gandolfini».
Insomma, per quanto tentino di fomentare inutili isterie con il loro lamentarsi di un fantomatico "pensiero unico", ci raccontano che per esprimersi sia necessario chiedere un'autorizzazione a Gandolfini e non si possa esistere se lui si dice in disaccordo. È questo il vero pensiero unico, con il dato di fatto che ora a rimanerne vittima è anche chi ha contribuito a crearlo e a fomentarlo.


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