L'integralismo vuole elevare l'omofobia a dogma di fede. Al via la macchina del fango contro Marx
A giudicare dalle isteriche reazioni che si registrano fra gli integralisti che vivono alla corte di Riccardo Cascioli, pare proprio che le parole del presidente della conferenza episcopale tedesco Reinhard Marx siano risuonate come un terremoto per chi ha fatto dell'omofobia il proprio business. La sola idea che qualcuno possa proporre di benedire le loro unioni anziché agitare rosari e crocefissi quali strumenti di offesa deve rappresentare una dura minaccia a chi spera che l'odio verso il prossimo possa essere orientato verso obiettivi politici che possano conferire potere e soldi alle lobby integraliste.
Ed è così che quella stessa gente che parla ossessivamente di «pensiero unico» quando si tratta di non discriminare le minoranze è la stessa gente che ricorre alla più bieca macchina del fango contro chiunque osi mettere in discussione il loro pensiero unico.
Ad esempio è Lorenzo Bertocchi a firmare un articolo dal titolo "Benedizioni omoeretiche, stop al cardinale sacrilego" apparso su La Nuova Bussola Quotidiana in cui non solo si nega l'esistenza dell'omosessualità sulla base delle teorie folli di Silvana De mari, ma si accusa di eresia chiunque osi pensare che Dio non odi i gay. Ed è dando voce al cardinale tedesco Josef Cordes che scrivono:
La pietra d’inciampo per tutti questi desideri di riconoscimento e benedizione sta innanzitutto nella Bibbia, in cui si legge la condanna chiara degli atti omosessuali, quelli che il Catechismo definisce come «intrinsecamente disordinati». Non mancano però avanguardie, come ad esempio il sacerdote gesuita americano James Martin, il quale parlando recentemente agli studenti della Georgetown University avrebbe detto che le dichiarazioni di condanna presenti nella Bibbia vanno prese nel «contesto».
Il rifiuto di una qualsivoglia benedizione delle coppie omosessuali, ha detto, invece, Chaput rispondendo al cardinale Marx, «non è in alcun modo un rifiuto delle persone che cercano una tale benedizione, ma piuttosto un rifiuto di ignorare ciò che sappiamo essere vero sulla natura del matrimonio, della famiglia e della dignità della sessualità umana». C’è insomma un fatto antropologico di base che viene messo in discussione da questi promotori della “pastorale arcobaleno”, un fatto che se “contestualizzato” (o storicizzato), come vorrebbero i promotori del nuovo paradigma della morale cattolica, più che uno sviluppo pastorale rischia di mascherare una rivoluzione dottrinale.
È invece dalle pagine de Il Timone, anch'esso diretto da Riccardo Cascioli, che si dà visibilità ad un tale monsignor Chaput e al suo sostenere che:
«Un simile rito [di benedizione delle coppie gay]», ha scritto Chaput, «minerebbe la testimonianza cattolica sulla natura del matrimonio e della famiglia. Confonderebbe e indurre in errore i fedeli. E ferirebbe l’unità della Chiesa». Inoltre, ha aggiunto, istituire tale benedizione «li incoraggia efficacemente in quello stato – in questo caso, le unioni sessuali tra persone dello stesso sesso».
A dare spazio ad isteriche polemiche è anche Tempi, recentemente salvato da un fallimento editoriale da un manipolo di integralisti ultra-cattolici. Sulle loro pagine troviamo scritto che:
Secondo la tradizione della Chiesa cattolica, il popolo di Dio può determinare con certezza che alcune cose devono essere fatte mentre altre no, e così si possono ricavare giudizi certi in materia morale, sacramentale, canonica e teologica. Che la benedizione delle relazioni gay sia proibita è una di queste certezze.
Insomma, tanto accanimento per sostenere che Dio sia omofobo e che la Madonna provi particolare piacere nel vedere l'integralista Adinolfi che ingravida molteplici mogli tra un rosario e un invito a prendere a calci gli affamati, in quel nuovo suo "cristianesimo" che non si basa più sull'invito all'amore quanto sulla giustificazione del pregiudizio.
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