Riccardo Cascioli: «I cosiddetti casi di pedofilia sono in realtà problemi di omosessualità. Il Papa è complice dei pedofili, i gay vanno curati»
In un articolo intitolato "Chiesa, il problema non è la pedofilia ma l'omosessualità", è l'integralista Riccardo Cascioli a lanciarsi in un attacco frontale al pontefice, sostenendo che «la credibilità di quest’ultimo nel trattare i casi di pedofilia è ormai apertamente messa in discussione anche da testate progressiste».
Racconta così di come nel 2015 la nomina di Juan Barros quale vescovo di Osorno sarebbe stata accompagnata dalla «forte opposizione di una parte dell’episcopato cileno e dei fedeli di quella diocesi» e che «papa Francesco aveva affermato di non aver mai ricevuto nulla dalle presunte vittime di abusi che accusasse Barros». Giunge così a sostenere che papa Francesco mente e che «il documento pubblicato due giorni fa dall’Associated Press dimostrerebbe esattamente il contrario: sarebbe stato proprio il cardinale O’Malley a consegnare al Papa nell’aprile 2015 una lettera di otto pagine in cui una delle vittime di padre Karadima racconta nei dettagli gli abusi subiti e la responsabilità diretta di Barros».
Aggredito quel papa che non piace agli integralisti in virtù di come stia sostituendo i vescovi che rappresentano il potere temporale delle frange integraliste, Cascioli arriva al suo solito spergiuro omofobo:
Ma a parte la ricostruzione della vicenda Barros, il caso del Cile è importante perché conferma ciò che già è noto ma viene sempre censurato. Ovvero i cosiddetti casi di pedofilia sono in realtà nella stragrande maggioranza problemi di omosessualità. Come noto, la pedofilia propriamente detta riguarda l’attrazione degli adulti nei confronti di bambini prepuberi. Quando si tratta di adolescenti si deve invece parlare di efebofilia e ha per protagonisti persone omosessuali. È ciò di cui parliamo per il Cile, ma riguarda almeno l’80% dei casi che passano erroneamente alla cronaca come casi di pedofilia nella Chiesa. Questa è almeno la casistica che emerge dai rapporti del John Jay College sui casi registrati nella Chiesa americana.
Potrebbe sembrare una differenza da poco – sempre di abusi su minori si tratta, si potrebbe dire – e invece è un punto fondamentale, perché permette di dire con chiarezza che il problema nella Chiesa non è la pedofilia ma l’omosessualità. È questa una realtà che si vuole occultare perché sgradevole alla lobby gay impegnata a promuovere la normalizzazione dell’omosessualità nella Chiesa.
L'affermazione è di per sé falsa, dato che il rapporto del John Jay College da lui citato asserisce nero su bianco che «la ricerca ha evidenziato come non esista alcuna prova statistica che i preti gay abusino i minori più dei preti eterosessuali».
Nonostante i fatti raccontino qualcosa di molto diverso, la propaganda integralista ama raccontare ossessivamente una bugia nell'evidente tentativo di tramutarlo in un qualcosa che sia percepito come una verità. A falsificare i dati di quello stesso studio furono anche Mario Adinolfi, Marco Tosatti, Il Tempo nel 2016 e l'adinolfiniano Attilio Negrini nel 2017.
Disposto a tutto pur di creare odio contro i gay, l'integralista Riccardo Cascioli afferma pure che la Chiesa avrebbe il dovere di "curare" l'omosessualità attraverso pratiche che hanno causato la morte di innumerevoli adolescenti:
Soprattutto in questi ultimissimi anni stiamo assistendo a una offensiva omosessualista senza precedenti, ormai arrivata ad attaccare il Catechismo, come abbiamo visto proprio nei giorni scorsi. Il caso dei corsi per fidanzati omosessuali a Torino – ora sospesi dopo la reazione suscitata – e la benedizione per le coppie omosessuali avallata dal cardinale Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, sono soltanto gli ultimi episodi. È chiaro che si gioca sull’equivoco dell’accoglienza delle persone con tendenze omosessuali – che è doverosa – per far passare l’omosessualità, che è invece "un disordine oggettivo". Non a caso nella Chiesa italiana, ad esempio, vengono ostacolate quelle esperienze di accompagnamento che sono nel solco dell’insegnamento della Chiesa – come Courage e l’Associazione Lot di Luca di Tolve – per dare spazio invece a quelle associazioni che promuovono l’esperienza Lgbt, che sostengono che l’omosessualità sia un orientamento sessuale tale e quale all’eterosessualità.
Sempre cercando di creare una paura che possa essere facilmente trasformata in odio, racconta pure che sarebbe colpa dei gay se i preti eterosessuali abusano sessualmente di minori o partecipano ai convegni di Mario Adinolfi sulla "famiglia tradizionale":
È la riprova di quanto la lobby gay si sia ormai radicata nella Chiesa; anzi, possiamo affermare con sicurezza che è in atto una scalata all’interno della gerarchia ecclesiastica, con l’occupazione di posti chiave in Vaticano e in molte diocesi e organismi ecclesiali (per non parlare dei media, vedi il caso Avvenire). Si può tranquillamente affermare che la lobby gay non è mai stata tanto potente nella Chiesa, e anche il pasticcio cileno è figlio di questo strano intreccio di legami torbidi e ricatti.
L'obiettivo politico di tale attacco è un'esaltazione delle frange integraliste all'interno della Chiesa, ossia quei personaggi che garantiscono potere temporale alla sua gente:
Proprio questo fattore rischia di vanificare gran parte del lavoro fatto durante i pontificati di san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per colpire gli abusi sessuali sui minori.
Tanto per cambiare, i bambini diventano un qualcosa di cui abusare per avanzare le proprie rivendicazioni politiche, magari proponendo pure quelle fantomatiche "terapie riparative" che sono oggettivamente una forma di tortura e di abuso dei minori.