Sanremo 2018, Pierfrancesco Favino fa una buttata omofoba su Conchita Wurst
Probabilmente solo Gasparri e Adinolfi si saranno sganasciati dalle risate dinnanzi alla pessima battuta con cui Pierfrancesco Favino ha indelebilmente macchiato la sua partecipazione al Festival di Sanremo con una battutina di chiaro stampo omofobo.
In una scaletta che rilega i concorrenti in un ruolo marginale tra gli sketch da oratorio dei conduttori e un Baglioni che canta le sue canzoni, l'attore ha fatto finta di essere Steve Jobs e di dover presentato un prodotto tecnologico chiamato BaglionONE. Ed è quel punto che la volgarità ha trionfato sul palco con un degli autori che, a spese dellos tato, non hanno avuto idee migliori di iniziare deridere la sessualità delle persone swulla falsa riga delle peggiori commedie anni 60. Mostrando sul ledwall la fotografia di Conchita Wurst, Favino se n'è uscito con un: «Da quando sono andato all'Eurovision ho scoperto che c'è di peggio». Immediate si sono scatenate le proteste degli utenti della rete.
Dato che in queste circostanze c'è sempre chi prova a sminuire i fatti, magari denigrando la comunità lgbt dicendo che il loro protestare dinnanzi alle offese gratuite sarebbe un atteggiamento «permaloso» che negherebbe quel fantomatico «diritto di espressione» con cui oggi si sdogana qualunque forma di odio e di nuovo fascismo, proviamo a fare un esempio pratico.
Se davvero l'offesa gratuita ad un personaggio pubblico fosse davvero sempre lecita perché tanto è solo una battuta, allora perché nella serata di domani non replicano il medesimo siparietto mostrando sul ledwall la fotografia di Favino che mostra il suo pene su una spiaggia alla presenza di minori che circola sui giornali? In fondo anche in quel caso potrebbe far scaturite una bella risata dicendo che al peggio non esiste fine, ma c'è da domandarsi se accetterebbe quell'umiliazione pubblica o se si ritiene che a dover essere colpite siano quelle minoranze che per anni hanno dovuto subire in silenzio per paura di ritorsioni.
Se così non sarà, potremmo trovarci dinnanzi ad una situazione ipocrita simile a quella che ci ha mostrato un Mario Adinolfi che ha dato di matto in diretta televisiva dopo aver udito una conversazione privata di due persone che trovavano buffo il suo aspetto fisico, mostrandosi insofferenze verso una tipologia di insulti che risulta all'acqua di rose rispetto a quelli che lui riserva ad un'intera comunità. E tutti sono bravi a discriminare senza voler essere discriminati o a diffamare mentre si pretende rispetto.