Gandolfini tenta di creare isteria, ma la notizia è scritta dall'amico dell'amico che ha sentito delle voci...
Massimo Gandolfini ha diramato alcuni comunicati stampa in cui rivendicava il suo aver «fecondato le forze di centro destra». Il problema resta la modalità con cui l'abbia fatto.
A mostrarci la totale assenza di etica e di morale con cui il fondamentalismo cattolico tenta di fomentare inutili isterie basate sull'odio verso le minoranze è un post apparso sull'account ufficiale del suo gruppo:
Per quanto si possa cercare in rete, l'unica fonte di quella notizia rimane solo e soltanto il giornale ciellino di Riccardo Cascioli, ossia quello stesso sito che creò isterie attraverso il suo sostenere che delle streghe andassero nelle aule scolastiche a creare possessioni demoniache dei bambini. Ed anche in quel caso fu l'uomo di Gandolfini a gettarsi a capofitto nell'abuso della credulità popolare con il suo promettere una mozione contro la stregonerie nelle scuole di Brescia che avrebbe presentato in Senato a nome della Lega di Salvini.
In questo caso siamo dinnanzi ad una situazione ancora più surreale, perché la "fonte" citata da Gandolfini è un giornale ciellino che pubblica una lettera a firma di un giornalista ciellino di Tempi che esordisce dicendo: «vengo a sapere da un amico che».
Esatto, siamo dinnanzi al caso in cui si spergiura la veridicità di notizie basate sul pettegolezzo di amici di amici. Voci che peraltro non provano neppure a presentare una qualsivoglia argomentazione del perché sarebbe stata presa quella decisione, preferendo parlare di come giurino che Dio voglia si voti a destra secondo le indicazioni di Gandolfini. Scrivono:
vengo a sapere da un amico che in una scuola materna ed elementare di Milano è stato proposto di non usare più le parole “madre” e “padre” per non offendere le persone omosessuali. Ci sarebbe da sorridere, ma, forse, occorre piangere, perché tale proposta è coerente con l’attuale streaming ideologico imperante nelle elite, ma perdente tra il popolo, come abbiamo potuto constatare nell’esito delle recenti votazioni.
Ci sarebbe da piangere, soprattutto se tale ideologia fosse coerente fino in fondo. Perché, se lo fosse, tanto per fare qualche esempio, non potremmo più usare il verbo “correre” per non offendere chi correre non può; non potremmo più usare l’espressione “fare all’amore”, per non offendere chi, avendo compiuto più di novanta anni, normalmente non ce la fa più; non “mangiare” per chi ha mal di stomaco; non “bello” per chi è brutto; e così via all’infinito. Poiché ogni parola, anche se usata con ogni più buona intenzione, potrebbe offendere qualcuno, dovremmo ridurci al silenzio, se quella ideologia diventasse dilagante. E, soprattutto, verrebbe perso il senso stesso della realtà, visto che Dio stesso ha incaricato l’uomo di dare il nome alle cose. Sarebbe, in altre parole, una cosa da pazzi!
Mi chiedo come possa accadere che si sviluppino simili pazzie. Una delle cause potrebbe essere individuata nel fatto che la cultura moderna non riesce ad accettare che, oltre all’uguaglianza, possa esistere anche la differenza. Questo, forse, è l’aspetto più anticristiano del pensiero contemporaneo.
Se la dietrologia e la mistificazione di simili parole non meritano commenti, interessante è come nessuna fonte di stampa riporti la notizia scritta da Cascioli. C'è al massimo un articolo che parla di una una madre che si sarebbe lamenta con i giornali locali perché nella sua scuola c'era una maestra molto cattiva che non ha permesso a sua figlia di poter fare un disegno per suo padre in occasione della festa del papà. Peccato che l'articolo spieghi poi che la maestra ha preso quella decisione perché un loro compagno di classe aveva perso il papà da pochi giorni e lei non voleva infierire.
L'esempio spiega bene come una notizia possa apparire diversa se si omettono le argomentazioni, al punto che quella madre che si spaccia per vittima diventa immediatamente una donna priva di cuore se si ascoltano le motivazioni della scelta e si scopre che voleva proteggere un bambino che aveva appena visto morire suo padre.
Ne deriva che la versione a senso unico, infarcita di dietrologie ma priva di qualsivoglia spiegazione della vicenda (il giornalismo prevederebbe si dia risposta cinque domande fondamentali: chi, dove, come, quando e perché) in un atto che pare indirizzato ad abusare della buona fede dei loro proseliti per indottrinarli all'odio verso un intero gruppo sociale.