Pillon tace sul vescovo che indottrina all'odio omofobico, evidentemente preferisce la caccia alle streghe
Il senatore leghista Simone Pillon ne ha ben donde di sorridere tutto soddisfatto con la faccia di chi ce l'ha fatta: da qualche giorno percepirà 20mila euro di stipendio pubblico per tentare di imporre il volere di Massimo Gandolfini alla popolazione. Ha anche già annunciato come la sua prima battaglia sarà «contro la stregoneria nelle scuole di Brescia».
Il leghista dice di aver fatto proprie le isterie promosse dal sito ultra-cattolico "La Nuova Bussola Quotidiana" e di condividere i loro timori su possibili "possessioni demoniache" per gli studenti che dovessero assistere ad un corso sulle fiabe nel mondo in cui siano presenti anche delle streghe. Deriso dai giornali, ha tentato di giustificarsi dicendo che lui intendeva semplicemente sostenere le teorie di Gandolfini su una presunta «priorità educativa dei genitori» che dovrebbe vietare di poter parlare di un qualunque argomento non sia stato concordato per iscritto con i genitori. In pratica, se scoppiasse una guerra e se l'insegnante volesse proporre una discussione in classe, non potrebbe farlo se prima non ha provveduto ad inviare dei moduli alle famiglie per chiedere un consenso scritto.
Ovviamente non è difficile osservare come tutto ciò paia orientato ad ottenere un veto agli argomenti correlati a sessualità ed orientamento sessuale, così come appare evidente che la richiesta di «rispetto delle credenze religiose» venga proposto in una interpretazione a senso unico finalizzata a garantire la supremazia dei sedicenti cristiani. D'altra parte è lo stesso Pillon a tessere le lodi a quel sindaco di Sesto San Giovanni vicino a Gandolfini che distribuì presepi cattolici nelle scuole in sfregio ai bambini di altre confessioni.
Con atteggiamenti dall'aria intimidatoria, il direttore de "La Nuova Bussola Quotidiana" si è mostrato pronto a parlate di presunte indagini delle procure a seguito di una lettera firmata dal Comitato Articolo 26 (sempre vicino a Gandolfini) in cui si parla di lezioni che «introducevano pratiche che a molti genitori sono risultate assimilabili a riti spiritici».
Curioso è come nella sua aggressione all'attività della scrittrice, il direttore preferisca ora ignorare le sue iniziali accuse contro opere a lui sgradite perché volte ad insegnare il rispetto ai bambini. Peccato sia proprio a quelle che pare voler far riferimento il comitato gandolfiniano nel suo sostenere che «il pluralismo culturale» debba garantire pari dignità tra la realtà scientifica e la sete di odio omofonico del fondamentalismo. Insomma, chi cita l'appurata realtà scientifica dell'Oms sulla naturalità di ogni orientamento sessuale dovrebbe garantire pari dignità alle teorie basate sul pregiudizio con cui Adinolfi dice che i gay sono sbagliati dato che lui rappresenterebbe l'unico modo giusto di poter essere.
Se l'obiettivo reale fosse quello dichiarato da Pillon e non solo una rappresaglia contro la libera educazione dei giovani anche contro l'indottrinamento desiderato da un ristretto gruppo di fondamentalisti, probabilmente avremmo dovuto assistere anche ad una sua presa di pozione contro quel vescovo di Pavia che, all'insaputa dei genitori, si è intrufolato in una scuola per raccontare ai ragazzi che i gay debbano essere ritenuti "sbagliati" e che le "terapie di conversione" sarebbero un atto dovuto per uniformarsi al modello unico proposto dall'integralismo anti-gay.
Eppure Pillon, Gandolfini e i loro comitati restano in silenzio quando ad essere promosso è il pregiudizio anti-gay, attivandosi e sbraitando solo quando qualcuno osa rassicurare i ragazzi sul fatto che la natura non sia mai sbagliata, checché ne dica quel fondamentalismo che vorrebbe piegare la natura ai propri pregiudizi. Ed è così che si si attacca a tutti per impedire di poter parlare positivamente dei gay mentre si plaude a chi ne para male, di fatto confermando che ogni altra presunta "argomentazione" non sarebbe che un'azzardata giustificazione a ciò che si conferma come una mera crociata condotta sulla pelle degli adolescenti a loro sgraditi.