Gesù invitava ad amare il prossimo, l'integralismo preferisce creare nemici: «La vita del cristiano è lotta fino al martirio»
Non esiste dittatura che non si sia creata un nemico dato che la paura è il miglior strumento per indurre le persone a rinunciare alla loro libertà e alla loro umanità in cambio della promessa di una "protezione".
Hitler fomentò paura verso gli ebrei, Bush sfruttò l'attentato alle torri Gemelle per controllare i dissidenti politici e Salvini dice che l'Islam è un nemico che deve essere annientato.
In questo clima, l'integralismo cattolico ha deciso di crearsi un nemico rappresentato da chiunque abbia opinioni diverse da quella della loro minoranza. Il tutto non senza trascurare il profitto derivante dall'abuso dei pregiudizi: per legittimare il sessismo si sono inventati fantomatiche "ideologie gender", per promettere facili guadagni promettono compensi economici a chi fa sesso con una donna, così come per accontentare i razzisti dicono di voler "difendere" le radici cristiane. Non importa se Gesù predicava l'accoglienza, nelle loro mani Gesù è solo un rosario da agitare dai palchi dei comizi come legittimazioni a frasi che servono solo a sfruttare odio e populismo come strumento di reddito.
Capita così che i manifesti di Provita che facevano disinformazione contro il diritto di scelta delle donne siano stati apprezzati da Comunione e Liberazione, così come capita anche che Rodolfo Casadei possa scrivere sulle pagine del ciellino Tempi che:
Che in un paese di 60 milioni di abitanti grande 300 mila chilometri quadrati un singolo manifesto provochi reazioni isteriche, violenza verbale e un atto illiberale come quello di ordinare l'eliminazione dello stesso, è il segnale della fragilità dell'edificio del politicamente corretto. A furia di allargarsi e di alzarsi in altezza, comincia a scricchiolare.
Aspettiamoci un crescendo di intimidazioni, soprattutto a causa del fatto che in Italia i dissidenti sono pochi, i complici interessati del potere tanti, la subalternità culturale crescente. In realtà basterebbe un po' di intransigenza nella difesa della libertà di espressione per ridurre a più miti consigli i neo-totalitari. E un po' di coraggio nel continuare a pronunciare in pubblico le verità fattuali che danno fastidio alla cultura dominante. Oggi dire che siamo tutti figli di un padre e di una madre, o che ciascuno di noi prima di nascere era un feto che poteva contare solo sull'accoglienza del grembo in cui è stato concepito, è diventato più rivoluzionario della Dichiarazione di indipendenza americana o del giuramento della Pallacorda.
Nel resto dell'articolo Casadei dice che il suo nemico è il comunismo e che la soluzione sarebbe la sua amata destra, meglio se estrema. ma nel testo emergono anche i tormentoni della propaganda integralista, dalla proclamazione di "verità" opinabili che devono essere imposte agli altri, così come non manca mai il solito processo di auto-martirizzazione che tanto ricorda i miliziani dell'Isis che si fanno saltare in aria.
Casadei indica anche i suoi nemici, giurando su Dio che lui non trovi nulla di offensivo nel denigrare le donne che hanno dovuto compiere scelte difficili che le destre condannano sulla base di squallide generalizzazioni di bassa lega. E scrive:
Con una sorta di ingenua incredulità, molti hanno commentato che la richiesta della senatrice Monica Cirinnà (Pd) di rimuovere il manifesto anti-aborto fatto affiggere dall'associazione Pro Vita in una via di Roma e la successiva decisione del sindaco Virginia Raggi (Cinque Stelle) di toglierlo effettivamente non sono in alcun modo giustificabili, perché il manifesto non offendeva o attaccava nessuno, ma esponeva delle verità di fatto.
Se il tema richiederebbe riflessioni più approfondite di un manifesto che generalizza e giura il falso nel suo sostenere che un feto di 11 mesi possa succhiarsi il pollice, Casadei dovrebbe anche spiegarci perché mai quella sarebbe "censura" al contrario delle innumerevoli denunce che Provita Onlus ha sporto attraverso la collaborazione di Gianfranco Amato contro chiunque proponesse pensieri ed opinioni contrarie alle loro. Oliviero Toscani, lla Rai e le Femen sono solo alcuni dei personaggi che il loro presidente chiedeva fossero censurati, poi piagnucolando se qualcuno avanza le medesime richieste contro di lui (con la differenza ch elui non ha mai vinto una sola causa, gli altri hanno ottenuto ragione).
L'articolo di Casadei è stato ripreso anche dal sito ultra-integralista "Basta bugie", il quale ben ci illustra come le finalità di queste rivendicazioni siano prettamente politiche. Tra i loro articoli più letti c'è una verità alternativa a tutto e tutti: invitano ad impedire il trapianto degli organi perché loro non riconoscono la validità della morte celebrale e spergiura che i medici si sbaglino nel 40% dei casi, dicono che la Germania nasconderebbe presunti abusi sessuali commessi dagli stranieri, giurano che la Lega non sia razzista... insomma, siamo dinnanzi ad un indottrinamento che usa la paura e la religione per dare precise indicazioni di voto sulla base di illazioni molto opinabili.
Tra quegli articoli ve n'è uno a firma di Roberto de Mattei in cui pare si voglia sostenere esista una differenza tra il «sangue cristiano» e quello degli infedeli. Cavalcando il più becero razzismo, scrive:
Nella settimana di Passione è stato ancora una volta versato sangue europeo e cristiano, al grido di Allah Akbar, come è accaduto a Londra, a Barcellona, a Berlino, a Nizza, e ora a Carcassonne. Un grido che ci ricorda che l'Europa si trova in guerra.
Questa guerra è religiosa ed è condotta dall'Islam con tutte le armi, non necessariamente cruente: anche l'invasione migratoria fa parte di questa strategia di conquista. L'obiettivo è il medesimo: la sottomissione dell'Europa e dell'Occidente all'Islam, una parola che etimologicamente significa sottomissione.
Non possiamo sottrarci a questa guerra, ma la prima differenza di fondo tra la noi e i nostri nemici è che la nostra è una guerra difensiva, non offensiva: l'Occidente la subisce, non l'ha dichiarata.
Si sostiene dunque che il prossimo debba essere considerato un «un nemico» sulla base di generazioni che attribuiscono le responsabilità di qualcuno ad un intero popolo. Sarebbe come sosteneer che se esiste quello 0,6% di integralisti che votano Adinolfi, la Francia dovrebbe avere il diritto di accusare tutti gli italiani di essere aderenti a quell'ideologia.
L'articolo cade poi nel patetico, sostenendo che solo un cristiano possa pensare al bene comune in una negazione di quanti atei e quante persone di altre religioni si siano sacrificati per il prossimo. Secondo De Mattei, infatti:
La seconda differenza è che la nostra guerra non prevede il massacro, ma la salvezza degli innocenti. In questo senso il tenente colonnello della gendarmeria Arnaud Beltrame, che il 23 marzo 2018 ha offerto la sua vita per salvare una donna ostaggio di un terrorista, può definirsi un eroe francese, europeo e cristiano.
Francese perché svolgeva il dovere di militare della sua nazione, come tenente colonnello dello squadrone paracadutisti della Gendarmeria; europeo perché è caduto vittima di un conflitto che si estende da un capo all'altro dell'Europa e che ha l'Europa come posta in gioco; cristiano perché è sicuramente alla fede cristiana che il colonnello Beltrame ha attinto lo spirito di sacrificio del suo gesto, che appare come una realizzazione delle parole del Vangelo: «Non c'è amore più grande che dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13).
Asserendo che il principio di laicità sarebbe da intendersi come una ideologia (quindi meritevole di quel suffisso che le destre aggiungono a qualunque concetto risulti loro sgradito), si passa a sostener che per essere cristiani si debba essere integralisti e contrari al pontificato di Papa Francesco:
Il colonnello Beltrame era cresciuto in un ambiente laicista e aveva frequentato la massoneria, ma negli ultimi anni si era avvicinato alla Chiesa e la sua conversione è avvenuta nel segno della Tradizione. Egli faceva riferimento ai canonici della Madre di Dio all'abbazia di Lagrasse, uno dei luoghi in cui in Francia si celebra la Messa secondo il Rito Romano Antico.
Il colonnello, sposato civilmente, si preparava al matrimonio religioso sotto la guida di un religioso dell'abbazia, il padre Jean-Baptiste, e certamente il suo percorso formativo avveniva secondo l'insegnamento tradizionale della Chiesa e non della nuova morale introdotta dall'esortazione Amoris laetitia. Lo stesso padre Jean-Baptiste, la sera del 23 marzo, ha portato al colonnello, nell'ospedale di Carcassonne, l'estrema unzione e la benedizione apostolica in articulo mortis.
Il sito inserisce tra le note: «Il colonnello Beltrame ha avuto la grazia di testimoniare come la vita del cristiano è lotta, fino al martirio». Come nel caso precedente, il martirio viene esaltato come nelle peggiori tradizioni integraliste e in sfregio al defunto. Già, perché la loro teoria è che nessuno possa fare nulla per gli altri a meno che non si aspetti una qualche ricompensa, di fatto riducendo ogni altruismo ad un fattore egoistico che non sarebbe compiuto per la giustizia sociale ma solo per un guadagno personale.