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Il leghista Pillon difende i manifesti che insultano il diritto di scelta delle donne: «Sono i manifesti dei gay che vanno vietati»

Il senatore leghista Simone Pillon, neocatecumanele e uomo di fiducia agli ordini di Massimo Gandolfini, ha deciso di mettere da parte la sua annunciata «battaglia contro la stregoneria nelle scuole di Brescia» per lanciarsi in una strenua difesa dei vergognosi manifesti di Provita Onlus in cui l'organizzazione vicina a Forza Nuova calpestava la dignità di scelta delle donne attraverso la proposizione di informazioni fazione e spesso inesatte.
Sostenendo che se un manifesto offende la dignità delle donne, allora significa che quel manifesto sia la giusta forma  di communication per ribadire come lui (maschio eterosessuale) esiga che la donna (femmina sottomessa al maschio) debba essere costretta a forza a partorire. Oppure potrà fare come in passato, gettando i bambini già nati in cassonetto o rischiando di morire ricorrendo a quel mercato illegale che grazie a Simone Pillon a Toni Brandi pare destinato a tornare.
Quell'immagine è già diventata
la copertina del suo profilo, così come lui invita a pubblicarla ovunque.
Rilanciano un articolo propagandistico pubblicato dal quotidiano di Belpeitro (in cui il portavoce dell'organizzazione di Massimo Gandolfini ha una rubrica fissa), scrive anche:

IL SONNO DELLA RAGIONE STRAPPA I MANIFESTI
Apprendo ora della rimozione dei manifesti di Pro Vita perche la foto di quel bellissimo embrione di 11 settimane non rispetterebbe gli standard del comune di Roma.
Invece le gigantografie sconce dei GAY Village non violano nessun regolamento...
Siamo dell'assurdo.
Per Mercoledì 11 aprile alle ore 11 ho organizzato insieme agli amici di Pro Vita e a molti colleghi senatori una conferenza stampa presso la sala Nassirya del Senato.
Abbiamo un problema serio di censura. E un problema serio di dittatura del pensiero mortifero.
Lo racconteremo agli italiani.
#ripresavalorialeé

Quindi, premesso che il leghista Sinone Pillon pensa di essere il detentore cella ragione e il conoscitore della verità unica e ultima, non poteva mancare il suo solito ricordo a quell'omofobia che gli ha garantito uno stipendio a sei cifre. Ed è così che grazie a lui, ancora una volta l'odio dell'organizzazione vicina a Forza Nuova troverà posto nelle sale pagate dai contribuenti, anche da quelli che il signor Brandi vuole offendere perché non conformi al suo pensiero unico.


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