Il tribunale sbugiarda Mario Adinolfi: il killer della strage di Orlando non era gay
«Io vedo intolleranza e sciacallaggio compiuto su quei poveri morti da parte di chi, come alcuni politici espressione del mondo Lgbt, anziché racchiudersi in preghiera ed esprimere dolore e cordoglio hanno scelto la via della strumentalizzazione. Una via che non ripercorreremo certo noi dicendo che l'assassino era un gay». È quanto scriveva Mario Adinolfi nel 2016, intenzionato come sua consuetudine ad abusare delle vittime della strage di Orlando per tramutarle in oggetti utili alla sua propaganda di incitamento all'odio contro i gay. Solo pochi giorni prima aveva scritto un messaggio in cui invitava ad impugnare un fucile contro i diritti della comunità lgbt esattamente come fece il liker.
Ma se Adinofli insulta l'intera categoria dei giornalisti con l'ostentata arroganza di un fondamentalista che si professa il detentore della verità di Dio e che pretende che ogni sua parola basata sul pregiudizio debba essere intesa come una verità rivelata, a raccontarci come quella frase fosse solo l'ennesima falsità ideologica sono gli atti del processo.
Dopo aver studiato gli ultimi movimenti di Omar Mateen, gli investigatori hanno confermato che l'aggressore non era gay. Mateen scelse il Pulse solamente un'ora prima dell'attacco e non è chiaro se sapesse che si trattasse di un bar gay. Poco prima dell'attentato l'uomo ha cercato le parole "nightclub del centro di Orlando" su Google, senza specificare cercasse l'indirizzo di un club "gay" o "LGBT". Una guardia di sicurezza ha anche detto che l'assassino gli avrebbe chiesto "dove sono le donne?" prima di eseguire l'attacco. Per questo motivo l'intera strage non verrà neppure classificata come crimine d'odio dal Dipartimento di Polizia di Orlando.
Resta però tutta la testimonianza di un fondamentalismo cattolico che ha spalleggiato e sciallato l'attacco. Adinolfi si affrettò a commentare che «il matrimonio gay non li salvati, quindi è solo ideologico», un predicatore statunitense si lamentò che non li avesse uccisi tutti e l'organizzazione omofobica Provita Onlus che scrisse: «L'omosessualità è un disturbo, causa della strage di Orlando».
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