La Cina vieta la parola "gay" sul social network Weibo
In Cina la censura del governo impedisce l'accesso a Facebook, Google, YouTube e altre piattaforme. Tra i pochi social disponibili alla popolazione figura Weibo, il sito finito al centro delle polemiche dopo l'annuncio di una nuova censura che riguarderà qualunque contenuto sia inerente all'omosessualità. Pare che la censura impedirà agli utenti di pubblicare post che riportino la parola «gay» e relativi sinonimi.
L'annuncio ha collezionato più di 24 mila commenti e 110 mila condivisioni, scatenando una protesta basata sull'uso dell'hashtag #iosonogay.
La Reuters sostiene che Weibo abbia già cancellato 56.243 contenuti, disattivato 108 utenti e rimosso 62 topic sulla base dei suoi nuovi standard.
Già lo scorso anno il governo vietò la pubblicazione e la diffusione di video contenenti scene gay definite «comportamenti sessuale anormali». La conseguenza fu il divieto alla pubblicazione di film, documentari, video, cartoni animati e qualsiasi altro media accennasse all'omosessualità.