La Corte stabilisce il diritto ad un maggior riconoscimento delle persone lgbt in divisa
A seguito dell’Udienza pubblica del 10 aprile scorso, la Corte costituzionale ha reso noto di aver dichiarato parzialmente fondata la questione di illegittimità costituzionale dell’articolo 1475, comma 2, del Codice dell’ordinamento militare nella parte in cui vieta ai militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale, mentre resta fermo il divieto di «aderire ad altre associazioni sindacali».
In attesa della sentenza, il cui deposito avverrà presumibilmente entro il mese di maggio, l'associazione Polis Aperta saluta con favore tale decisione che riconosce finalmente il diritto dei lavoratori militari di riunirsi in associazioni a carattere sindacale col conseguente superamento del sistema della rappresentanza militare (Cocer, Coir e Cobar).
La pronuncia della Corte favorevole al riconoscimento dei diritti sindacali anche per i militari, pur con le restrizioni che dovranno essere previste dalla legge in virtù del particolare status, costituisce ad avviso dell'associazione un importante punto di partenza anche per un maggior riconoscimento dei diritti delle persone lgbt in divisa che (ancora troppo spesso discriminate nell’ambito del servizio, sia da colleghi che dalle rispettive Amministrazioni) potrebbero ritrovare nei sindacati una inedita possibilità di tutela, come già avviene per i colleghi delle forze di polizia ad ordinamento civile.
Da anni Polis Aperta infatti collabora proficuamente con l’Oscad (l’osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori) istituito presso la Polizia di Stato che vede il coinvolgimento anche dell’Arma dei Carabinieri.
«Pur consapevoli che si tratta di un primo passo -dichiara Gabriele Guglielmo, neo-presidente di Polis Aperta- rimaniamo altrettanto convinti che la circolazione delle idee e una maggior apertura alla società civile delle forze armate, in ossequio al principio costituzionale dello spirito democratico, siano tappe imprescindibili per il superamento di stereotipi e pregiudizi che, tuttora, in taluni ambienti, impediscono l’affermarsi dei principi di eguaglianza e pari dignità dei lavoratori, a prescindere dal loro orientamento sessuale».