La curia di Torino contro la famiglia di Niccolò: «Quel bambino non potrà mai crescere sereno ed equilibrato»
«Ogni bambino per crescere in modo sereno ed equilibrato ha il bisogno primario di avere un padre e una madre». È quanto scrive la curia di Torino sulla stampa diffusa ai fedeli delle loro parrocchie, ostentando cieco menefreghismo verso tutti gli studi scientifici che dimostrano l'esatto contrario. L'obiettivo è quello di chiedere che il piccolo Niccolò sia reso orfano di un genitore ancora in vita in virtù del disprezzo che la chiesa ostata verso la sua famiglia.
Pare ormai di assistere ad uso sempre più politico di Dio, in cui i luoghi di preghiera che sembrano essersi ormai tramutati in centri di indottrinamento ideologici. In un atteggiamento che sembra quello di una Chiesa che non accettava che la Terra potesse essere sferica, anche in questo caso la "verità" viene scelta sulla base del pregiudizio e della convenienza: ci si inventa fase teorie contro l'omogenitorialità o ci si inventano inesistenti "cure" che permettano di infliggere inutili torture a bambini morenti pur di impedire il diritto all'autodeterminazione. Non vogliono che la scienza possa togliere potere temporale alla chiesa o che i preti non siano più messi nella condizione di poter decidere come glia altri debbano nascere, chi debbano amare o come debbano morire.
Va sottolineato anche come l'offensiva anti-gay della curia torinese paia non avere remore nel lanciarsi in frasi che insultano, denigrano e feriscono anche i bambini che hanno perso un genitore. A detta loro, i bambini orfani di un genitore non potranno mai avere uno sviluppo sereno come quei figli che Salvini ha avuto al di fuori del suo matrimonio dell'epoca o a quelli di un Adinolfi che ha due moglie e due famiglie.
«L'impegno che dovrebbe avere la chiesa -afferma Gianni Reinetti- è quello di occuparsi delle proprie cose e di non intromettersi come sempre nelle questioni politiche. Dio non conosce emarginazioni, non conosce distinzioni, ma chiede ad ogni persona di amare incondizionatamente dal proprio orientamento. Solo l'egoismo e la violenza sono contro natura. C'è tanta gente che soffre per colpa di una chiesa chiusa e ottusa all'amore, piena di pregiudizi. Nella mente e nel cuore di Dio non esiste l'uomo giusto o sbagliato, ma solo una parola e un sentimento: amore».
Dinnanzi alla scirrettezza di chi usa crocefissi e nadonnine come arna di offesa contro il prossimo, Gianni aggiunge: «Non si potrà mai avere un dialogo tra la chiesa e la comunità LGBTQI se questi attacchi continueranno imperterriti. Per noi non esistono famiglie di serie A o di serie B. Le famiglie sono tutte uguali e tutte devono avere uguali diritti e dignità. Auspico davvero che il Parlamento sappia aprire in fretta una discussione per colmare questo vuoto normativo e che altre amministrazioni scelgano la strada coraggiosa che ha intrapreso il comune di Torino. Di conseguenza ringrazio la sindaca Appendino e la giunta per l'impegno. Ho sempre pensato e sono fermamente convinto che quando un figlio cresce nell'amore ed è educato secondo principi sani ed etici, la sua è una famiglia a tutti gli effetti, senza se e senza ma. È l'amore che crea una famiglia».
A sostenere la stessa identica tesi è anche la totalità degli studi sull'omogenitorialità. L'unico studio che dissente leggermente (e che viene costantemente citato e strumentalizzato dai cattolici) è quello a firma del reverendo Sullins, anche se basterebbe leggerlo per poter osservare come il religioso si limiti ad osservare come l'unico problema dei bambini delle famiglie omogenitoriali è il rischio di essere attaccati ed insultati dagli intolleranti. Dunque, carte alla mano, non esiste un solo pezzo di carta per sostenere ciò che la curia di Torino spaccia per un dato di fatto sul suo giornaletto ecclesiastico.