La fantomatica "Teoria del gender". Può essere vero ciò che necessita di mistificazioni per essere sostenuto?


La fantomatica "teoria del gender" è una truffa culturale ideata dal fondamentalismo cattolico come pretesto per mascherare le loro rivendicazioni omotransofobiche e per fomentare inutili isterie tra i disinformati. Non solo si tratta si un qualcosa che nessuno ha mai codificato, ma è una "teoria" ideata da fondamentalisti che la imputano a persone che la disconoscono.
Grazie ad Internet e ad un abuso dei siti confessionali, quella gente è riuscita a sfruttare l'ignoranza popolare su determinati temi per riuscire ad indottrinare ed arruolare genitori spaventati che si prestano ad obbedire ai loro ordini e a lavorare gratuitamente per la loro causa senza neppure rendersi conto di essere caduti in un tranello.

Per sconfessare le teorie integraliste basterebbe anche solo leggere e comprendere quali siano le "argomentazioni" dei teorici della fantomatica "teorie gender". Ad esempio è nel 2015 che Maurizio Blondet firmava un articolo che proponeva la prima ondata di illazioni volte a sostenere l'esistenza di quella "teoria", riproponendoci scritti che ben evidenziano gli stratagemmi comunicativi, mistificatori e propagandistici di chi ha creato un'isteria.
Si inizia con la fase del vittimismo, volta a far sentire perseguitato chi si affida ai leader integralisti e che dicono debba sentirsi minacciato da chi osa contestare le loro teorie:

Chi crede che esista una volontà pubblica di instillare la teoria del “gender” negli scolari è: “bigotto”, “sessuofobo”; uno che ha problemi di gestione della sua sessualità; uno che crede ai “Protocolli dei savi di Sion”, un “imbranato”, “cialtrone e infinitamente stupido”: con questi pacati e ragionevoli argomenti tal Nicoletti, su Radio 24, ha provato a combattere – con furia, violenza e malanimo sospetti – la preoccupazione dei genitori allarmati di ciò che verrà insegnato loro a scuola.
Intervista alla ministra Giannini, che ha minacciato di conseguenze penali di “diffonde la calunnia”; perché no, a scuola non si insegna la teoria del gender, ma solo la “sensibilizzazione alla parità dei sessi”; saranno lezioni “contro l’omofobia”; contro “la cultura della discriminazione”. Poi il Nico dà la parola al “sessuologo Emmanuele Iannini”, presentato sobriamente come ”uno dei sessuologi più conosciuti nel mondo, una delle nostre eccellenze scientifiche”.Sottinteso: non osate di criticarlo voi, ignoranti.
E così sono state dispiegate le due tenaglie con cui il potere riesce a schiacciare le idee e informazioni proibite: le Procure penali e la cosiddetta autorità scientistica. Lo fanno con chi prova a studiare l’Oloché, lo fanno con chi ha obiezioni sull’evoluzionismo darwinistico, e adesso, coi genitori che si vedono privati dallo Stato del loro diritto primario ad educare i propri figli secondo natura. Diritto che si limitano a delegare alloStato, e di cui invece lo Stato si appropria.

La premessa è che il genitore debba poter decidere la natura delle cose e se qualcuno chiede che ai figli siano taciute le teorie dell'evoluzione o pretende gli si dica che Dio avrebbe creato la terra tale e quale a come la vediamo oggi, la scuola dovrebbe sottostare a quella volontà e negare ai minori una sana educazione che possa permettere loro di maturare una libertà di pensiero autonoma e non condizionata dai desideri dei suoi genitori.

A quel punto Blondet racconta la solita storiella che tenta di dare credibilità "scientifica" alle sue teorie, attribuendo ad un esperimento fallito il ruolo di poter impedire che ogni altra teoria sullo stesso argomento possa essere ritenuta valida. Scrive:

In realtà il sessuologo Iannini, la nostra eccellenza scientifica, qualcosa ha buttato là in fretta: con un accenno a un “ John Money”, sessuologo, autore a suo dire di “una cialtronesca teoria” secondo cui appunto, il sesso con cui uno o una nasceva, poteva esser cambiato secondo “il ruolo” che gli si fa’ assumere, la “identità” sessuale essendo non un fatto naturale, ma culturale. Questa teoria, giura grida Iannini, non è mai stata accettata dai veri scienziati.
Ah no, certo. John Money (1921-2006) però era un professore della prestigiosissima John Hopkins University, che grazie alla sua teoria aveva aperto, dal 1965, una Clinica per l’Identità di Gender. Dove si facevano operazioni plastiche e iniezioni di ormoni per transessuali. Ha sorvolato, Iannini, sul più celebre esperimento di Money: quello del neonato David Riemer, che nel ’67 aveva avuto il pene amputato da un delittuoso tentativo di circonciderlo mediante cauterizzazione. Money convinse i genitori di David che un’operazione plastica, una cura di estrogeni e una adeguata educazione di tipo femminile l’avrebbe trasformato in una bambina. A nemmeno due anni d’età, al piccolo David furono asportati i testicoli, chiusi i dotti seminali e trasformato lo scroto, con un intervento plastico, in una “rudimentale vagina esterna”.
Il punto è che David aveva un gemello maschio; per Money era l’esperimento ideale per dimostrare ‘scientificamente‘ la sua teoria (ideologia), ed esibire al mondo due individui con lo stesso DNA, maschile per entrambi, ma di cui uno era diventato felicemente femmina. [...] In realtà, il tragico David-Brenda “andò incontro ad una devastante crisi d’identità”. Si sentiva un maschio, si comportava da maschio, e per questo subiva le derisioni di compagni e compagne. A 14 anni manifestò idee suicidarie; i genitori allora gli confessarono la verità su quello che avevano fatto al suo corpo. [...] Nel 2004, David ex Brenda si è tolto la vita, all’età di 38 anni. Vittima dell’esperimento crudele di Money. Del tutto impunito.
Ancora nel 2006, quando infine Money è scomparso, la categoria dei sessuologhi Usa lo ha pianto come “Il primo scienziato che ha dato un linguaggio all’identità sessuale”. Ben più che un linguaggio, ma tutte le tecniche lucrose di cambiamenti artificiale di sesso, un business in crescita.

Anche qui pare evidente il tentativo di fomentare paura attraverso una storia alla dottor Frankenstein che possa creare ansia nei lettori. Ogni parola pare soppesata per creare ansia, compreso il suo sostenere che i genitori sarebbero stati convinti da Money ad effettuare quell'operazione nonostante la storia racconti che siano stati loro, preoccupati per la futura vita sessuale del figlio, ad aver deciso di portarlo in cura negli Stati Uniti dopo aver visto alla televisione canadese un'intervista allo psicologo John Money.
Ma quelle imprecisioni sono un peccato veniale se le si rapporta con una strumentalizzazione del suicidio di David Reimer da parte di Blondet: un insulto alla sua morte, dato che fu proprio il giovane a volere che la sua storia fosse resa pubblica affinché a nessun altro capitasse ciò che era capitato a lui, ossia il tentativo di assegnazione ad un genere diverso da quello percepito.
Tutto ci porta a ritenere che Money sbagliasse a sostenere che l'identità sessuale si sviluppa prevalentemente sulla base del contesto sociale (quindi è appresa) in cui è vissuta l'infanzia e può essere modificata attraverso opportuni interventi. E ciò è esattamente ciò che sostengono gli studi di genere quando affermano che sia una violenza chiedere ad una persona transessuale di vivere un genere che non è il loro, così come smentisce le teorie sostenute dall'integralismo cattolico riguardo a fantomatiche "cure" dell'omosessualità che si basano sullo spergiurare che l'identità di genere si "scelga" e non sia innata. Blondet ha dunque dimostrato che le teorie della sua gente sono fuffa, ma la modalità con cui ha rimpacchettato i fatti sembrano mirare a sostenere l'esatto contrario.
Il riferimento ai soldi e al sostenere che la riassegnazione del esso sarebbe un business è un altro tassello tipico della propaganda, mirato a proclamarsi quelli "buoni" che impediranno a medici cattivi di poter permettere l'autodeterminazione degli altri.

A quel punto si punta a creare confusione:

“La teoria gender non esiste, non è mai esistita”, ripete con furia il Nicoletti dai microfoni di Confindustria. E chi si allarma che ci sia un progetto per instillarla negli scolari, “è uno che crede ai Protocolli”, anzi – è giunto a dire lo scienziato – si riconosce “la stessa mano” che ha scritto i Protocolli in quella che ha elaborato la teoria della cospirazione sul gender.
Basta sorvolare sul fatto che l’Unicef (ossia l’ONU) il 9 novembre 2014 ha emanato una direttiva – titolo “Eliminating Discrimination Against Children & Parents Based on Sexual Orientation and/or Gender Identity” dove dà per acquisiti tutti i dogmi dell’ideologia di genere, il sesso non è naturale ma culturale…Questo documento propone esplicitamente cambiamenti legislativi nelle varie nazioni, ovviamente con la scusa di combattere “le discriminazioni”: i bambini devono essere educati ad accettare l’omosessualità. Un suggerimento rilanciato – e come non poteva? – dalla Unione Europea: nel 2010 il Comitato dei Ministri Europeo invita i governi della UE “a introdurre nella scuola appositi momenti di ‘sensibilizzazione’ degli studenti sulle tematiche della discriminazione verso gay e lesbiche: in concreto, si utilizzi l’esperienza della associazioni gay per informare gli studenti sulle “nuove realtà” delle “famiglie omosessuali”.

Peccato che nel documento dell'Unicef indicato da Blondet non si sostiene mai che «il sesso non è naturale ma culturale», si afferma invece che «l'identità di genere riflette un senso profondamente sentito del proprio genere, ossia l'identificarsi come maschile o femminile, nessuno dei due o entrambi. L'identità di genere di una persona è in genere coerente con il sesso assegnato alla nascita, di solito basata sui genitali. Le persone transgender hanno un'incoerenza tra il loro senso del proprio sesso e il sesso che gli è stato assegnato alla nascita. In alcuni casi, il loro aspetto, manierismi e altre caratteristiche esteriori possono essere in conflitto con le aspettative della società del comportamento normativo di genere».
Ne consegue che il riferimento a Money non abbia legami con queste teorie, così come si assiste ad una strana interpretazione basata sul sostenere che la "natura" si baserebbe sui genitali o che il parlare di aspettative culturali legate ai sessi negherebbe il sesso biologico.
Se è diverso sostenere che l'assegnazione del sesso sia culturale o il sostenere che i ruoli sociali legati ad un genere differiscano di cultura in cultura, surreale è come tutto ciò tiri in ballo la sua contrarietà ad un'educazione al rispetto verso diversi orientamenti sessuali (che nulla hanno a che vedere con il genere, come chiaramente indicato anche nel documento dell'Unicef che Blondet dice di aver letto).

Nel finale si arriva ad altre mistificazioni:

In Francia, nell’anno scolastico 2013-14, il governo Hollande ha reso obbligatorio il nuovo insegnamento. Esso è “finalizzato a sostituire le categorie mentali come quella di ‘sesso’ con il concetto di ‘genere’, il quale (…) mostra che le differenze tra uomo e donna non sono basate sulla natura, ma sono prodotte storicamente e replicate dalla condizioni sociali (…) In una lettera ai responsabili educativi, il ministro francese dell’istruzione, Vincent Peillon, ha invitato le scuole a che “distolgano gli studenti da ogni forma di determinismo, familiare, etnico, sociale e intellettuale” (L’Express, 2 settembre 2012). L’ispettorato degli Affari Sociali raccomandava alle scuole di combattere gli stereotipi sessuali ‘fin dalla più tenera età’, di decostruire la ‘ideologia della complementarità” (…) alle scuole è richiesto di prevenire il processo di differenziazione basato sul genere sessuale, e l’acquisizione psicosociale da parte del bambino della sua identità sessuale”.
Capito? In Francia agli insegnanti viene ordinato di “prevenire” la tendenza dei bambini a sentirsi maschi o femmine: che cosa vuol dire “prevenire”, se non “reprimere”? Reprimere le manifestazioni naturali della identità sessuale dei maschietti e delle femminucce. Dopo il tragico esperimento di David Reimer, ridotto a Brenda da Money e che ha voluto disperatamente tornare uomo, per poi suicidarsi, c’è ancora un potere pubblico che vuole reprimere, vuole forzare a sentirsi gender.
“La teoria gender non esiste, non è mai esistita!”, strilla il Nicoletti.

Se è bene diffidare sempre da virgolettati che si limitano a singole parole estrapolate dalle loro frasi, difficile è comprendere quale sarebbe il nesso tra il sostenere che chi chiede di non imporre alle bambine l'obbligo di giocare con le bambole starebbe chiedendo di "prevenire la tendenza dei bambini a sentirsi maschi o femmine". Non è la stessa cosa e non è un sinonimo, dunque è un ragionamento che cita una frase e tenta di attribuirne un altro significato per piegarlo alle proprie esigenze.
Possibile vogliano sostenere l'esistenza di un qualcosa che nessuno ha mai teorizzato e che non abbiano remore nel ricorrere a mistificazioni e falsificazioni per ingannare chi non ha competenze sul tema e non ha le capacità di comprendere che si sta parlando di altro?
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