La leggerezza non è un alibi, la campagna contro la violenza psicologica subita dai gay
Se personaggi ostentatamente omofobi pongono molta attenzione nel cercare parole che possano ferire l'anima delle loro vittime, c'è chi commette quella violenza senza neppure accorgersene. È il caso di frasi che tutti noi abbiamo prima o poi subito: «Perché non provi con le femmine?». «Mi spiace che tua sorella sia lesbica». «Chi fa la femmina tra voi due?».
Frasi apparentemente dettate da mero pressapochismo, spesso retaggio di una errata concezione binaria dell'identità di genere che risulta legata ad un concetto stereotipato e spesso promosso da gruppi d'odio che sfruttano l'ignoranza come chiave di volta per una propaganda denigratorio verso il prossimo. Eppure quelle parole sono una vera e proprio violenza psicologica per chi deve costantemente subire pregiudizi e generalizzazioni dettati da chi non è capace di accettare la diversità, spesso rinchiuso in schemi mentali in cui le proprie esperienze personali vengono elevate a dogma.
È questo il messaggio veicolato dalle fotografie realizzate da Alice Ciccola e Mary Di Perna, autrici del progetto #weighyourwords (pesa le tue parole) che mira a sensibilizzare il pubblico sul delicato tema della violenza psicologica di certe espressioni o generalizzazioni.
Ogni scatto mostra alcune frasi stereotipate, accompagnate da un monito importante: la leggerezza non è un alibi.
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