Lettera aperta a monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia
In seguito alle parole omofobe pronunciate da monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, in un istituto scolastico della città, c'è chi ritiene di dover spiegare al religioso la gravità di simili asserzioni. Riceviamo e pubblichiamo una lettera a lui rivolta:
Monsignore, ho udito un suo discorso fatto dinanzi ad alunni di una scuola Statale in cui lei ha vomitato tutto l’odio della chiesa e suo personale, nei confronti degli omosessuali e della totale contrarietà verso una Legge dello Stato Italiano, di unirsi civilmente.
Se fossi stato presente, io, omosessuale di sessantasette anni con tanta esperienza, cultura e conoscenza diretta di voi preti, le avrei risposto così:
Premesso che alcuni suoi colleghi hanno opinioni differenti dalla sua, molto più violente: quelle che fomentano il fanatismo religioso di un certo Adinolfi, ad esempio e tanti altri. Lei, nella sua bontà arriva a dire che accompagna l’omosessuale a un percorso differente… il fatto è che lei, come la maggioranza dei suoi colleghi, l’unico omosessuale che accetta è quello che vive solo e in totale castità. In alternativa, quello che violentando la propria natura, oltre a mentire a se stesso, inganna e nasconde la propria condizione ad altro/a persona magari sino a coniugarsi… poiché lei afferma che l’unione tra due uomini, o donne, porta all’infelicità… complimenti! Però lo afferma con tutta quella melassa appiccicosa, imprimatur di voi preti: io ti sono vicino, ti sostengo, ti accompagno, prego per te… ma tu devi cambiare… tu devi fare ciò che ti ordino, pardon consiglio.
Pochi sono gli Stati che non hanno ancora promulgato una Legge in favore delle unioni omosessuali e gli anatemi che sbraitava il suo caro Francesco, in Argentina, prima che anche là fosse approvata la Legge. Milioni sono le coppie omosessuali unite e felici, al contrario di quanto lei suppone. Anzi! Felicissime di aver coronato il loro sogno d’amore, vivere assieme, aiutarsi e sostenersi a vicenda sino a quando la morte li divide, tutelati da una Legge del loro Stato. Sogno d’amore ripeto, perché d’AMORE si tratta.
Mi rendo conto che lei e il resto dei suoi colleghi, non accetterete mai questo stato di fatto. Se volete combattere contro i mulini a vento, siete liberissimi di continuare, fatti vostri. Ma arrendetevi, sono finiti i tempi in cui ci facevate impalare, trovatevi un altro giochino.
Rimane il fatto, grave, che il discorso l’ha fatto davanti a dei ragazzi, e sicuramente tra loro c’erano omosessuali, o chi non la pensa come lei, a conferma qualcuno ha registrato il suo intervento e l’ha pubblicato in un sito gay, come si saranno sentiti? Quei ragazzi erano intimoriti dal suo abito, dal fatto di essere a scuola, con qualche professore presente e se ne sono ben guardati dal risponderle. Il suo intervento è stato una vera forma di terrorismo psicologico.
Partendo dal presupposto che voi preti vivete nella condizione, contro natura, di obbligata castità, che sfocia nel migliore dei casi in saltuari o duraturi rapporti clandestini - conosco un prete che ha una compagna e due figli - nel peggiore arriva alla pedofilia - quanti casi si scoprono ogni giorno - udendo il suo discorso, per reazione al suo balbettato “pontificare” mi son chiesto, e la frase capita a fagiolo: - Ma da che pulpito viene la predica?Giancarlo Agostinelli
Leggi l'articolo completo su Gayburg