L'integralismo fa quadrato attorno a Brandi: rivendicano il "diritto" al mancato rispetto delle libertà individuali


La signora Maria Rachele Ruiu dice che ai gay deve essere negato il diritto di poter manifestare dato che lei detestata le loro vite, le loro famiglie e ha tanti pregiudizi contro qui gay pride che presumibilmente non ha mai visto di persona. Dice anche che i fondamentalisti devono poter violare le regole perché loro godrebbero di un illimitato diritto di poter dire qualunque cosa passi nelle loro teste.
Ed è così che in una prevedibile strumentalizzazione dei fatti, la fondamentalista che lavora per conto di Ignacio Arsuaga si è subito lanciata in una strenua difesa del maxi-cartellone di Provita Onlus:



Con l'arroganza tipica dell'integralismo, la signora Ruiu ci fa sapere che lei saprebbe come si debba vivere e quindi pretende di poter affiggere manifesti che ledano ed insultino le scelte compiute da altre donne. Pare che a lei non freghi assolutamente nulla dei regolamenti comunali, anche se si tratta di quelle stesse carte che impediscono ad altri di poter esporre pubblicità che insulti lei e le sue scelte.
Il dato che la signora omette è l'unica realtà oggettiva che conta: il regolamento in materia di Pubbliche affissioni di Roma Capitale vieta espressamente «esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali» e non v'è dubbio che quel messaggio rientrasse in quella categoria. Di conseguenza, il suo parlare di «censura» o di «dittatura» pare l'ennesimo falso ideologico.
Curioso è anche come la fondamentalista ami appropriatisi della parola «verità» anche dinnanzi ad un manifesto che riportava informazioni inesatte, così come la dittatura è ciò cui lei pare ambire quando chiede che la libertà altrui sia limitata nel suo nome e che ogni sua condanna morale contro la dignità umana debba essere ritenuta sempre lecita in virtù di come lei si reputi la detentrice della verità di Dio.

Il tutto, peraltro, in quel clima in cui a lanciare simili accuse è quella stessa tizia che sedeva dietro a Filippo Savarese (non al fianco perché donna e quindi sottomessa al maschio secondo l'ideologia del loro gruppo) su quell'autobus di promozione transofobica pagato da Ignacio Arsuaga che è vergognosamente restato impunito mentre offendeva e denigrava l'identità dei bambini a lei sgraditi nelle piazze delle loro città. Il tutto, peraltro, con un enorme esborso pubblico per pagare dei poliziotti messi a "difesa" di quei quattro manifestanti che erano riusciti a raccomodare sulla base di inesistenti "minacce" che loro stessi avevano mediaticamente creato al solo fine di potessi auto-proclamare martiri al pari di come oggi tentano di fare con il loro amico Brandi:

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