Rimosso il maxi-manifesto di Provita Onlus. Assicuratasi la visibilità mediatica, l'organizzazione integralista potrà pure fare vittimismo


È facile immaginare che ora Toni Brandi inizierà a sbraitare che esiste un pericoloso «pensiero unico» che impedisce ai fondamentalisti cattolici di poter offendere la dignità di di quelle donne che il loro presidente  avrebbe voluto fossero obbligate a partorire a forza.
Grazie alle proteste di cittadini, rappresentanti di quartiere ed utenti Internet, questa questa mattina il maxi cartellone dell'organizzazione politica "Provita Onlus" è stato rimosso dal palazzo in via Gregorio VII.
Peccato che grazie all'indignazione suscitata, Brandi abbia comunque ottenuto quella visibilità mediatica che cercava ed ora si assicura anche la possibilità di poter fare vile vittimismo al fine di reclutare nuovi adepti che possano finanziare la sua nuova, lussuosissima, sede in centro Roma.
Dal Comune precisano che all'associazione era «già stata interdetta in passato l'affissione di simili manifesti, perché in contrasto con le prescrizioni previste al comma 2 dell'art. 12 bis del Regolamento in materia di Pubbliche affissioni di Roma Capitale, che vieta espressamente esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali».
Peccato che ciò non spieghi perché quella vergogna sia stata permessa. Dal comune sostengono anche che «non possiamo non sottolineare come l'ampio ed unitario fronte che ha visto coinvolti associazioni, movimenti, forze politiche ed esponenti delle istituzioni capitoline e regionali, abbia permesso un'importante vittoria contro chi vuole mettere in discussione il diritto di scelta delle donne».
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