Serie A, un’ipocrita striscia rossa contro la violenza di genere. Da che pulpito?
Sinceramente detesto dover fare delle premesse, però dubito che la maggior parte dei lettori di Gayburg abbia a cuore le questioni concernenti la massima serie del calcio italiano. Giustamente peraltro.
Nel weekend appena trascorso i giocatori di Serie A, unitamente alla classe arbitrale, sono scesi nei rispettivi campi con una striscia rossa in viso come simbolo contro la violenza di genere. A dire il vero la loro definizione è stata “violenza sulle donne”, a dimostrazione del fatto che le tendenze al pressapochismo e alla discriminazione risultano irresistibili in determinati ambienti. L’obbiettivo di questa analisi però non è certo quello di evidenziare come la violenza di genere (definizione corretta) sia un tema che affligge sia gli uomini sia le donne. Ciò che è opportuno analizzare, invece, in questa sede, è la profonda ipocrisia che anima questo tipo di iniziative, considerato il tasso, a dir poco elevato, di misoginia presente nel mondo del calcio.
Vi vogliamo quindi raccontare alcune storie. Sono le storie di Icardi, Maxi Lopez, Nainggolan e di altri due che, ad oggi, non giocano più in Italia ossia Armero e Coman. Ci sarebbero poi casi di ex calciatori (Thuram, Gascoigne) che non citiamo per esigenze di spazio.
Caso Icardi - Maxi Lopez
Il caso Icardi - Maxi Lopez è esploso quando i due giocatori erano compagni di squadra nella Sampdoria. Wanda Nara, showgirl argentina, ha lasciato Maxi Lopez e ha iniziato una relazione con Mauro Icardi. Da quel momento è nata una battaglia mediatica con al centro l’”oggetto” Wanda, “rubato” da Mauro a Maxi. “Non si ruba la donna a un amico”, “Le donne degli amici non si toccano”. Tutto meraviglioso, se si stesse parlando di una bicicletta da corsa. Peccato che Wanda fosse un essere umano dotato di cognizione di causa e di sentimenti. Ciò fu anche alla base della mancata convocazione di Icardi nella Nazionale argentina. Una nazionale che considera il “sottrarre la donna a un amico” un atto più immorale rispetto a quello di far sedere sulla propria panchina il pluriprocessato e pluricondannato Maradona (anche per aver picchiato una donna nel 2006), con alle spalle (neanche troppo) problemi familiari (figli “accettati” ma non riconosciuti) e di tossicodipendenza.
Icardi e Maxi Lopez ieri avevano una striscia rossa in faccia.
Caso Nainggolan
La vicenda risale al 2014 in quel di Cagliari. Il calciatore Nainggolan, all’epoca del Cagliari e oggi della Roma, ha selvaggiamente picchiato la moglie. Tutto è cominciato con una scenata di gelosia. Radja Nainggolan ha perso la testa e la poveretta è stata riempita di schiaffi e pugni, tanto che per sfuggire all’aggressione è stata costretta a barricarsi in macchina. 20 giorni di prognosi. Nelle ore successive però la coppia ha dichiarato di aver fatto pace, sminuendo l’accaduto.
Nainggolan sabato aveva una striscia rossa in faccia.
Casi Armero e Coman
Nel 2016 Armero, calciatore colombiano che all’epoca dei fatti giocava nell’Udinese, è stato arrestato in un hotel a Miami, con l'accusa di violenza domestica. Secondo quanto riportava la stampa colombiana, il centrocampista avrebbe aggredito la sua compagna tagliandole violentemente i capelli a seguito di un suo rifiuto a una richiesta di sesso.
Kingsley Coman invece, nel giugno 2017 in Francia, era stato arrestato e poi rilasciato, dopo che lui stesso aveva ammesso di aver picchiato la compagna che era finita in ospedale (dimessa otto giorni dopo). Coman dal 2014 al 2015 aveva giocato nella Juventus.
Armero e Coman non giocano più in Italia, quindi nessuna striscia rossa per loro. Glie ne terremo da parte due per quando torneranno a farci visita, così il quadro sarà completo.
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