Andrea Zambrano torna a promuovere le fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità

Andrea Zambrano risulta uno dei più feroci omofobi al soldo di Riccardo Cascioli. Autore di innumerevoli articoli in cui la religione viene strumentalizzata come legittimazione all'odio e come mezzo di promozione politica dell'ultra destra, risulta essere stato capace di prendere le difese del medico savarese che espose dei manifesti delle fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità promosse da Luca Di Tolve all'interno del suo ambulatorio.
L'evidenza è che qualunque forma di offesa o di violenza perpetrata contro i gay verrà promossa e giustificata nel nome di Dio da parte di un giornale che ha fatto dell'omofobia la loro unica ragione di vita.

Surreale è come l'integralista tenti di far leva sulla paura e sul complottismo, giurando che qualcuno voglia «chiudere la bocca» a chi usa spazi pubblici per provare torture psicologiche che l'Oms riconosce come una provata causa di suicidi tra i giovani. Ma dato che le vittime sono gay, a Zambrano pare vada benissimo che qualcuno si adoperi per danneggiare le loro vite. Nella sua ideologica ricostruzione dei fatti, il fondamentalista scrive:

Un medico savonese espone in ambulatorio una locandina con i riferimenti del gruppo di preghiera di Luca Di Tolve e finisce alla gogna: Arcigay gli scatena i giornali contro e l'Ordine ora lo vuole ascoltare. Ma non ha fatto altro che esercitare il suo diritto-dovere di medico di informare quei pazienti che hanno problemi con l'identità sessuale e soffrono. Un dovere che oggi può costare molto caro e che delinea un totalitarismo ormai imperante.

Dato che l'odio omofobico viene da lui sfruttato con fini politici a sostegno dell'ultra-destra, immancabile è il suo sostenere che sia colpa di De Benedetti se un medico non può dire ai pazienti che l'omosessualità debba essere "curata" in quanto ritenuta inaccettabile e sgradita da Adinolfi.  Ed è così che premette:

Il quotidiano di Genova e dintorni il Secolo XIX, che fa parte del gruppo la Stampa, quindi del moloch Repubblica-L’Espresso, ha lanciato una crociata dal sapore totalitario contr il Gruppo di Preghiera Lot Regina della Pace animato da Luca Di Tolve. Nel mirino è finito un falso caso, costruito ad arte con la complicità maldestra di giornalisti di provincia poco avvezzi alle cose di cui scrivono e molto indottrinati nel seguire l’onda montante dell’omofobia: perfetti ingranaggi di una macchina della mistificazione che ha come unico obiettivo quello di distruggere il nemico. Un medico di base di Savona, Fabio Vaccaro aveva da tempo nel suo ambulatorio una locandina del libro di Di Tolve “Ero gay”, che per i militanti dell’Arcigay è un po’ come la criptonite per Superman, un qualche cosa di cui avere paura e da cui tenersi alla larga, forse per i semi di verità sulla macchina del consenso omosessualista che vi sono espressi.

In poche righe, l'eterosessuale Zambrano giura su Dio che i gay abbiano torto a chieder rispetto dato che lui, dall'alto della sua incolmabile passione per le donne, sa che li si debba ritenere sbagliati. Ed immancabilmente, attribuisce alle sue vittime parole mai pronunciate che possano rendere più facili aggredirel e vomitare il suo smisurato pregiudizio contro di loro.

Non solo, l'uomo spergiura anche che:

La locandina non era altro che una quarta di copertina del libro dell’ex militante Arcigay in cui si raccontava per sommi capi la sua storia che i lettori della Nuova BQ conoscono bene: di come grazie alle terapie riparative del dottor Nicolosi e soprattutto grazie alla sua conversione a Medjugorie abbia riacquistato la sua mascolinità e sia approdato a farsi persino una famiglia
Un pugno nell’occhio per l’ideologia gay per la quale l’omosessualità deve essere un dato naturale e mai da mettere in discussione.

Se Di Tolve non è mai stato un vero militante di Arcigay in quanto si limitava a collaborare con la rivista Babilonia nell'organizzazione di crociere in cui trovare sesso facile, Zambrano ne approfitta per torare a sostenere che l'omsoessualità non sarebbe naturale e che facciano bene gli omofobi a dire ch ei gay non devono poter vivere liberamente la loro sessualità.

La mistificazione prosegue:

Insufflata da qualche dirigente Arcigay locale, una giornalista della storica testata genovese ha così montato il caso: “Medico mette nello studio un manifesto per “guarire” dall’omosessualità, l’Asl apre un’inchiesta”. Poi dopo alcuni giorni ha pensato di prendere di mira Di Tolve così: “Anche alcuni savonesi ospitati nella casa che pretende di “curare” gli omosessuali”. Il caso è montato: il medico è finito pubblicamente alla gogna e Di Tolve ha fatto la figura del santone che nella sua clinica-santuario prova a guarire gli omosessuali.

Lo stesso Andrea Zambrano menziona le teorie di Nicolosi, ossia il fondatore del Narth (National Association for Research and Therapy of Homosexuality). Nei suoi libri Nicolosi parla di omosessualità come «malattia» e proporne fantomatiche «terapie». Ne consegue che nessun giornalista si sia inventato niente, semplicemente c'è chi non si piega ai suoi giochi linguistici per cercare di snaturare le parole e giustificare la violenza sugli adolescenti gay. Eppure lui spergiura:

Ovviamente le cose non stanno affatto così, ma il metodo del “dagli all’untore” si è ormai affermato per tacitare chi si oppone all’ideologia omosessualista che, tra l’altro, si è infiltrata anche nella Chiesa sotto forma di omoeresia.

Paragonando l'omosessualità a delle malattie, incalza:

Inutile sperare di trovare una versione oggettiva dei fatti. Perché anche queste campagne vanno condotte con la violenza della falsità. Infatti come ha spiegato il dottor Vaccaro alla Nuova BQ, quel manifesto non era altro che l’esercizio di un diritto-dovere di medico che oltre che sul diabete e l’Alzheimer deve informare i suoi pazienti di tutti gli aiuti che la scienza medica e psicologica possono offrire per lenire le sofferenze dei pazienti.

Ed è invocando cavilli da azzeccagarbugli che aggiunge:

Vaccaro ha poi aggiunto che un chiarimento con il suo ordine professionale dovrà essere comunque fatto, dato che i vertici lo hanno chiamato a relazionare e forse questa è la conseguenza più scandalosa dato che quella di curare gli omosessuali che soffrono per la loro condizione è una precisa disposizione ammessa dall’Oms. Infatti ad oggi non c'è alcuna legge che proibisca il ricorso alle cosiddette terapie riparative. Quidi a chi titolo l'Ordine dei medici e ancor più l'Asl dovrebbero intervenire?

Immancabile è come Zambrano dia voce a Luca Di Tolve, l'uomo che basa il suo intero fatturato sulla promozione delle fantomatiche "terapie" di Nicolosi e che ovviamente ha tutta la convenienza economica a difendere quelle violenze che gli mettono il piatto sulla tavola. Il tutto arrivando a scrivere:

Ci sono persone che accusano inadeguatezza nel loro stile di vita emotivo, relazionale e sessuale e che decidono di cambiare le proprie abitudini, superando e risolvendo le loro tendenze. Queste "vanno solamente rispettate per le loro scelte, poiché sono una realtà ormai consolidata”. Questo è confermato dall’esperienza ultradecennale di Di Tolve: “Ho visto che amici e fratelli che vivono sereni e molti sposati con anche con più figli, così come ho visto anche altri che tornano invece per loro volontà e scelta ad uno stile di vita precedente”.
In conclusione: pregare adesso è diventato proibito se non si accorda con la vulgata mainstream e palesemente totalitaria di militanti senza scrupoli cui i giornali fanno volentieri da cassa di risonanza.

Quindi, stando a quanto sostiene di Zambrano, inculcare sensi di colpa negli adolescenti sino a spingerlo al suicidio si chiamerebbe «pregare». Il tutto negando come esistano innumerevoli prove e testimonianze filmate di come ai seminari di Di Tolve non si preghi, ma si seguano corsi volti a sostenere che l'omosessualità sia colpa della madre o che si possa scegliere l'orientamento sessuale al pari di come si sceglie quali calzini indossare.


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