Bergamo. Quei frati cappuccini che incitano all'odio contro i gay


Il convento dei frati cappuccini di Bergamo pare proporsi come luogo in cui i fedeli vengono indottrinati al disprezzo verso i gay, i loro affetti e le loro famiglie. Un'aggressione in piena regola, ma purtroppo pare che le istituzioni italiane siano molto tolleranti quando il bullismo è perpetrato nel nome di Dio da personaggi che indossano un abito talare.

La loro propaganda ha avuto inizio nel 2013, quando sulle porte della loro chiesa venne affisso un manifesto contro le adozioni da parte dei gay. Accanto alla foto di un bambino c'era scritto scritto: «Io non sono un diritto! Un bimbo non è un diritto! Voglio un papà/uomo e una mamma/donna. Non voglio diventare il giocattolino "adottabile" da una coppia gay. Io non voglio essere il prodotto di una fecondazione artificiale e nascere già dopato di ormoni superflui... Ho il diritto di nascere da una relazione d'amore naturale tra uomo e donna».
Il termine "naturale" ha una duplice funzione: da un lato si cerca di sostenere che i gay e le loro famiglie sarebbero innaturali, dall'altro tenta di alterare il significato dell'articolo 29 della Costituzione in modo da sopperire all'assenza di specifiche sui sessi nel rapporto matrimoniale. Se la loro campagna di disinformazione culturale riuscisse a far passare l'idea che "naturale" sia sinonimo di "eterosessuale", i privilegi di Adinolfi diventerebbero intoccabili e lui si potrebbe godere tutto tronfio i soldi che sarà riuscito a sottrarre alle famiglie discriminate nel suo nome.
Scoppiate le polemiche, fra Marcello Longhi negò di essere a conoscenza dei fatti a assicurò che il manifesto era fosse stato affisso dell'associazione Scienza e Vita (quella di Massimo Gandolfini e Gianfranco Amato, per intenderci).

Quattro anni più tardi, quello stesso convento organizzò un convegno anti-gay con Silvana De Mari e Luca Di Tolve. Lei è attualmente stata rivista a giudizio per istigazione all'odio, lui è il fondamentalista che dice di essere "guarito" dall'omosessualità e collabora con le organizzazioni forzanoviste nella promozione dell'omofobia.
Ai fedeli della chiesa cappuccina venne raccontato che essere gay sarebbe «una scelta» e che è «dall'omosessualità si può uscire visto che non esiste». Un pregiudizio prontamente suggellato dalla signora De mari, tutta tronfia nel suo sostenere che «da medico» poteva certificare che «la cosiddetta omosessualità in realtà non esiste» perché «la sessualità serve solo a fare un bimbo».

Il 21 maggio prossimo, quello stesso convento ospiterà una «adorazione in riparazione al gay pride» organizzata dal partito di Mario Adinolfi. Nella chiesa dei frati cappuccini verrà esposto il Santissimo Sacramento ad uso e consumo di tutti gli omofobi che vorranno pregare contro i gay.
La Chiesa cattolica sostiene che il Santissimo Sacramento debba essere oggetto di culto di latria dopo che il Concilio di Trento decretò che in esso è «contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero». Per i cattolici, dunque, significa presentarsi dinnanzi a Gesù per scusarsi se Mario Adinolfi non ha vinto le elezioni e non ha imposto legge che danneggiassero i gay, le loro famiglie e le loro vite. Il tutto nella presunzione di chi non si fa problemi ad attribuire a Dio il proprio odio verso il prossimo.

In una parassi adotta anche a Reggio Emilia, Roma, Salerno e Varese da soggetti prontamente riconducibili alla medesima matrice integralista, la preghiera contro i gay viene nascosta dietro fantomatiche «riparazioni per l'offesa arrecata» dalla loro esistenza o dalle loro rivendicazioni civili.
Siamo dinnanzi ad un cavillo che serva fingere di tener fede al principio secondo cui  «non si prega mai contro qualcuno ma solo per qualcuno». Quindi si giura che sia solo per il bene dei gay che si prega perché non sia data dignità alle loro vite.
Volendo provocatoriamente ricorrere alla medesima tecnica, potremmo tranquillamente organizzare veglie in riparazione all'offesa arrecata a Dio da Mario Adinolfi, magari pregando così: «Signore Gesù, per grazia del cuore immacolato di Maria, ci appelliamo a te affinché tu possa donare al nostro fratello Mario Adinolfi l'opportunità di comprendere la ferocia del suo attacco alla via di Alfie Evans. Donagli l'opportunità di sperimentare sulla propria pelle l'esperienza di essere cieco, sordo e gon una progressiva morte celebrale morto. Concedigli un prolungamento dell'agonia inflitto da macchinari di ospedali vaticano, affinché il tuo amore possa fargli comprendere la tua Verità».
Nella pratica gli staremmo augurando di morire male, nella retorica si parla di «concedere», «regalare» e «donare opportunità». Sono tutti termini che permettono di spacciare quelle frasi come se fossero atti per lui e non contro di lui. Al suo pari, le premesse permetterebbero di conferire a Dio il proprio pensiero, assicurandosi che quel meccanismo possa indurre i sempliciotti a ritenere che quelle premesse non possano essere messe in discussione. Adinolfi dice che Dio volesse un accanimento terapeutico su Alfie, ma non tutti hanno l'intelligenza di comprendere l'evidenza di come quella fosse solo la sua personalissima opinione dato che lui non può certo sapere che cosa ne pensasse davvero Dio. I fatti ci dicono solo che in natura Alfie sarebbe morto molto tempo prima o che tecnicamente un respiratore avrebbe inflitto un'infinita agonia anche ad un Gesù crocefisso (dato che la morte sopraggiungeva per soffocamento).
Tutto ci porta ad un'evidenza: la nostra presunta "preghiera" sarebbe un tentativo di sfruttare la credenza religiosa come mezzo di propaganda politica e come mezzo per danneggiare qualcuno. Peccato sia esattamente ciò che accadrà per volere dei seguaci di Adinolfi nella chiesetta cappuccina di Bergamo.
Diranno che non stanno pregando contro nessuno, ma tutti sappiamo che non è così.
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