Il leghista Pillon contro i manifesti del Gay Village: niente baci, lui preferisce gli insulti alle donne
Il senatore leghista Simone Pillon pare disposto a tutto pur di fomentare omofobia e creare divisioni sociali. Difendendo le mistificazioni ideologiche propinate dai manifesti di Provita Onlus e da quella CitizenGo di Arsuaga in cui si calpestava il dramma del femminicidio per chiedere che le donne fossero costrette con la forza a partirire, è dalla sua pagina Facebook che il leghista annuncia la sua intenzione di chiedere la rimozione dei manifesti pubblicitari del Gay Village in virtù di come lui si dica infastidito da due uomini che si baciano.
Con la sua consueta violenza verbale, scrive:
C'è manifesto e "il Manifesto"
La giunta capitolina che aveva ritenuto disdicevole e immediatamente censurato il bellissimo embrioncino rosa di Pro Vita e il tenero pancione di CitizenGo, non trova nulla da eccepire alle sguaiate pomiciate omosex dei giganteschi manifesti del Gay Village.
Eh già, perché raccontare la bellezza della vita nascente è medioevale, crudo e scandaloso, mentre due maschi che si cacciano la lingua in bocca sono "very normal people" evoluti e democratici.
Prendiamo atto che qualcuno crede di potere selezionare i manifesti pubblici sulla base della propria ideologia.
Ciò sarebbe leggermente in contrasto con l'art. 21 della Costituzione, ma si sa che per gli amichetti si può anche chiudere un occhio.
Noi però gli occhi li teniamo bene aperti. Questa storia non finisce qui.
Seguiteci, nei prossimi giorni approfondiremo la questione sul piano istituzionale.
PS: un consiglio: non pubblicate sulle vostre bacheche quei manifesti orribili. non facciamogli pubblicità gratuita...
Ricapitolando, il senatore che dichiara pubblicamente di fare sesso bareback con sua moglie è lì pronto a chiedere che un semplice bacio sia censurato in quanto non conforme al suo sostenere che i gay non debbano avere il diritto di esistere.
La sua lasciva e perversa dei manifesti ha ovviamente scaldato l'odio dei suoi proseliti, affrettatesi a riempire la sua pagina con commenti in cui si asseriva che i gay «vanno in giro mezzi nudi» o che li si dovrebbe arrestare per «atti osceni». Peccato che di osceno ci sia solo un senatore che si fa pagare con denaro pubblico per denigrare e diffamare una parte della popolazione.
Pillon è neocatecumenale e molto legato a quel Gandolfini che non vuole si possa insegnare il rispetto nelle scuole. Dice di voler vietare il divorzio, di voler impedire i diritti delle minoranze e di voler infliggere atroci torture ai bambini terminali. È indagato per diffamazione contro alcune associazioni gay, denigrate mediante false affermazioni nel corso di comizi pubblici. Crede in Matteo Salvini e giura che agitare rosari in piazza contro l'accoglienza predicata da Gesù non sia contrario con la sua religione.
Il manifesto da lui contestato è quello che vedete riprodotto in apertura. Due ragazzi e un bacio: troppo per chi ha fatto dell'omofobia la propria fonte di reddito.