Il sindaco di Genova difende i manifesti di Provita contro le donne. Salvini: «Le italiane riempiano le culle»


Negato il patrocinio al pride, il sindaco di Genova ha annunciato il suo pieno supporto all'associazione forzanovista Provita Onlus e alla sua campagna di disinformazione contro l'aborto.
Il ritornello proposto è sempre lo stesso: quella degli integralisti sarebbe "libertà di opinione" anche quando si veicolano mistificazione attraverso campagne pubbliche.
Ignorando le oltre 200 firme di cittadini che ne chiedevano la rimozione, Bucci ha annunciato che il manifesto che insulta le donne resterà al suo posto, incoraggiando odio e disprezzo verso chi ha deciso di abortire.
«C'è la libertà di pensiero e di espressione in Italia, cosa che talvolta a me negano, ma andiamo avanti lo stesso, c'è la libertà, quindi non mi sembra il caso che noi interveniamo su queste cose», dichiara ai giornali.
Con il supporto del senatore leghista Simone Pillon e con il contributo della CitizenGo di Ignacio Arsuaga, Provita chiede che alle donne sia tolta ogni libertà di scelta e che le si obblighi con la forza a partorire. Tesi chiaramente ideologiche, basate sul negare l'evidenza di come gli aborti clandestini spopolassero prima dell'entrata in vigore della legge 194. Grazie a quella norma, il numero di aborti è calato negli anni, pur rischiando di tornare ai vecchi livelli a fronte di un'associazione Provita che si batte anche per vietare l'educazione sessuale nelle scuole e per scoraggiare la contraccezione (ogni coito deve generare un bambino, spiega il fondamentalismo).
Pieno appoggio ai manifesti giunge anche dal leghista Francesca Corso, presidente della commissione Pari opportunità in Comune, il quale afferma di non capire «dove stia l'offesa nell'affiggere un manifesto che oltretutto non dichiara nulla di falso, preso atto dell'evidente messaggio di invito alla riflessione prima di compiere un gesto estremo come quello dell'aborto».

Nel frattempo, Matteo Salvini sta rispolverando gli sligan del Ventennio nel chiedere che le donne sfornino figli per la Patria, precisando che lui li voglia di "razza padana" dato che da sedicente "cristiano" coordinerà rimpatri ed espulsioni che tolgano ogni possibile futuro ai bambini stranieri che hanno solcato il mare in cerca di una speranza di vita. Loro dovranno morirsene a casa loro dopo che Belsito si è arricchito con il commercio dei loro diamanti, le italiane dovranno essere obbligate con la forza a produrre figli di "razza":

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