La Voce del Trentino: «L’AIDS continua la sua avanzata a causa della omosessualità dilagante»
Prosegue l'offensiva de La Voce del Trentino contro i gay. Una volta fattosi promotori delle fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità promossi da Luca di Tolve sui palchi dei convegni di Mario Adinolfi, questa volta se ne tornano a ceŕcare di creare false contrapposizioni tra gay ed alpini.
L'articolo si ape con la solita immagine che ridicolizza i gay mediante il ricorso ad alcune drag queen per poi affiancarci una bella parata militare che possa piacere ai nazionalisti. Al solito, si farebbe qualunque cosa per cercare di far passare l'idea che i pride siano «una carnevalata» fatta da ignobili personaggi che avrebbero la pretesa di pretendere diritti che Adinolfi dice spettino solo a chi sottomette le donne prima di farci sesso bareback.
In virtù di come l'articolo voglia sostenere che sarebbe doveroso patrocinare le feste della birra degli alpini e non le rivendicazioni sociali day gay, poco chiaro è perché non abbiano scelto una fotografia dei ragazzi che si ubriacano a quelle feste, ricorrendo alla mistificazione solo contro i gay.
Se la provocazione iniziale non fosse stata sufficiente, l'articolo dice ai propri lettori che cosa debbano pensare:
L'attacco di Paolo Zanella, presidente Arcigay del Trentino e Coordinatore del Dolomiti Pride, agli Alpini, oltre a tradire un singolare nervosismo, ha davvero passato il segno.
Nella sua lettera astiosa e rivendicativa, pubblicata su L'Adige del 15 maggio, conduce infatti la sua crociata contro gli alpini in due modi, uno più assurdo dell'altro.
Al solito, il proclamo ideologico e diffamatorio viene spacciato per una presunta lettera che un qualche camerata avrebbe sentito il bisogno di inviare al suo quotidiano di destra. È lo stesso meccanismo che utilizzarono per sostenere che i gay siano dei "malati" che vanno "curati" e resi uniforma al modello di italica virilità teorizzato da Mussolini.
Si parte così nello spacciate menzogne e pregiudizi come verità rivelate:
Anzitutto tenta di paragonare folklore delle Penne nere con quello delle sfilate gay, chiedendo in modo retorico: perché le sfilate degli Alpini piacciono, le nostre no?
La risposta è evidente: gli alpini non mostrano culi; non vanno in giro nudi; non mettono parrucche colorate; non hanno seni rifatti; non rivendicano il diritto di produrre bambini comperando ovuli da una parte e uteri dall'altra!
Frasi violente, isteriche e faziose che paiono basarsi unicamente sull'odio omofobico che ha riempito le tasche di Mario Adinolfi e delle sue due famiglie. E sempre riconducibile alla matrice d'odio del fondamentalismo è lo spergiurare ossessivanente che i gay debbano essere ritenuti "anormali" in quella falsa contrapposizione tra gruppi che Mario Adinolfi pare aver scopiazzato dai libri di Hitler:
Il secondo fronte aperto da Zanella è contro gli alpini, in quanto eterosessuali, e quindi, in generale, contro tutti coloro che non sono gay.
Cioè contro le persone normali, che esercitano una sessualità normale, cioè conforme alla loro natura.
Si passa così alla moda lanciata dagli integralisti di sostenere che i gay siano un pericolo per la salute pubblica:
Verrebbe da fargli notare che il mondo gay vive di sessualità sfrenata: nei locali gay, come più volte dimostrato, si cambia partner più volte a serata; si beve e spesso ci si droga; ci si rotola in una sessualità sfrenata e disordinata al punto che le malattie sessualmente trasmissibili stanno crescendo esponenzialmente proprio a causa dei gay e dei trans, mica degli alpini!
Come ricordano molti studi l'AIDS continua la sua avanzata, diffondendosi soprattutto a causa della omosessualità dilagante.
La presunta lettera è firmata a nome di tal Pia Galvani, l'ennesima a firmare le presunte missive anti-gay apparse con ossessiva frequenza sulle pagine di quel giornale (di fatto, complice della cultura dell'odio che viene promossa con evidenti finalità politiche).
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