Pillon si lancia in una difesa preventiva della disinformazione promossa dalla CitizenGo
Per quanto vergognosi e mitificatori, nessuno ha ancora toccato i manifesti stampati dalla CitizenGo in cui Savarese sostiene che il femminicidio non sarebbe l'atto di un uomo che picchia una donna in quanto donna, ma si tratterebbe «dell'aborto».
In altre parole, quel fenomeno che La Nuova Bussola Quotidiana dice sarebbe solo «presunto» in quanto il loro direttore non capisce cosa ci sia di male in maschi che esigono la sottomissione della donna, ora diventa un termine da attribuire arbitrariamente a situazioni completamente avvulse dal significato delle parole stesse in un evidente tentativo di elemosinare visibilità mediatica attraverso l'offesa delle vittime. Il solo fatto che Savarese abbia già annunciato la sua intenzione ad attuare ripercussioni contro chiunque protesterà o si sentirà offeso dalla sua propaganda appare come una chiara ammissione di come ben sappia che quel manifesto serva solo a creare polemiche in modo da raccattare proseliti a sostegno del suo ritenere che le donne debbano essere costrette a partorire a forza. Il tutto mentre si toglie dignità al fenomeno del femminicidio, mai realmente condannato da quel fondamentalismo che chiede che la donna sia addestrata nelle scuole alla sottomissione al maschio (lo vuole Paolo di Tarso, dice Adinolfi).
Puntuale come un avvoltoio che si getta a capofitto su una carcassa da sciaccallare, anche il senatore leghista Simone Pillon si sta adoperando nel lanciare condanne preventive contro chi si sentirà offeso. Tornato dall'Inghilterra dove aveva assistito gli avvocati di Gianfranco Amato nel tentativo di prolungare l'agonia di Alfie sulla base delle richieste di Savarese, oggi lo troviamo sui giornali di estrema destra pronto a tuonare: «Nessuno più si azzardi a censurare la libertà di manifestazione del proprio pensiero anche in ordine a temi delicati come quello dell'aborto». Così tanto «delicati» da vederlo in prima linea nel difendere le bugie scientifiche dei manifesti di Provita o le mistificazioni del suo Savarese. E ancora una volta chiede sia rivisto il diritto di scelta delle donne, convinto che faccia bello mentire agli italiani e raccontare loro che sarebbe sufficiente vietare gli aborti perché smettano di esistere (anche se il numero di interruzioni di gravidanza clandestini era molto più alto degli attuali aborti prima dell'entrata in vigore della legge 194).
Nella sua dissociazione dalla realtà, Pillon sostiene che in «Cina e India l'aborto sia la prima causa di femminicidio visto che gli embrioni vengono selezionati sulla base del sesso», ma non spiega un che modo l'aboliziobe della 192 dovrebbe avere effetti in India o in Cina. Nega anche che in quei Paesi il vero problema sia quello stesso sessismo sessismo che Pillon e Savarese tentano di promuovere con il loro sostenere che uomini e donne debbano avere ruoli sociali distinti e non sovrapponibili.
Nel momento stesso in cui questa gente dice che il maschio debba essere il capo della famiglia mentre la femmina debba sottomettersi in quanto utile solo a produrre figli, pare evidente che è la loro ideologia a giustificare un cinese che può avere un solo figlio e vuole il modello che Pillon dice sia superiore all'altro. Non può contestare chi chiede la parità di genere e poi fare vittimismo sugli effetti della sua ideologia.
Nel suo proclami, il leghista Pillon lancia anche un surreale appello: «Lavoriamo insieme oltre ogni ideologia per dare applicazione alla prima parte della Legge 194/78 con l'obiettivo di aiutare ogni donna a far nascere il suo bambino e nel contempo rispettiamo la libera espressione delle associazioni pro-family come previsto dalla Costituzione».
Detto da un tizio che vive di ideologia e che pare non provare vergogna nel definire «pro-family» i gruppi d'odio che si battono contro le famiglie altrui, pare solo l'ennesima presa in giro di gente a cui non frega nulla dei bambini: a loro interessa solo imporre il loro volere agli altri.
D'altra parte, in quanto avvocato, dovrebbe sapere che c'è differenza tra disinformazione e libertà di pensiero.