Quella religione che sta diventando una barzelletta (ma non fa ridere)
Il processo di radicalizzazione del fondamentalismi cattolico sta tramutando la religione in una barzelletta. Lo sa bene la politica, ormai sempre più propensa a sfruttare a fini di profitto la credulità popolare.
Capita così che Luigi Di Maio se ne vada ad assistere alla liquefazione del sangue di San Gennaro o che Matteo Salvini si sia messo ad agitare rosari e crocefissi dai palchi dei suoi comizi mentre annunciava tutto tronfio che lui avrebbe rinnegato l'invito all'accoglienza predicato da Gesù.
Non abbiamo più una politica che promette maggior benessere per tutti, ma a personaggi che promettono sistematiche discriminazioni in modo che la gente speri di potersi arricchire grazie a ciò che verrà negato ai loro fratelli. Gli stessi slogan mostrano insistentemente la sua ideologia. prima il nord, prima gli italiani, prima la famiglia eterosessuale, prima io... Ammesso non si voglia tentare di sostenere che il cristianesimo inviti al mors tua vita mea, bisognerà ammettere che c'è molta discrepanza fra ciò che si predica e i simboli sacri che vengono usati per auto-promuoversi. Se poi si osserva come a Salvini piaccia andare nelle scuole ad appendere crocefissi o ad allestire presepi in offesa della libertà religiosa altrui, ecco che la croce diventa uno strumento di offesa utilizzato da chi spera di poter rivendicare una qualche "supremazia" sugli altri.
Lo si è visto ampliamene ai convegni organizzati da Provita Onlus, dove sedicenti "cristiani" si spellavano le mani a furia di applaudire quell'Alexey Komov che inneggiava alla Russia come patria del cristianesimo in virtù di come Putin stesse edificando enormi statue di santi o sconfinate basiliche. A nessuno dei presenti pareva fregare nulla di come in Russia manchi il cibo per i poveri o di come i dissidenti vengano fatti sparire nel nulla: chi costruisce una grande statua di san Basilio dev'essere per forza un gran cristiano.
La materia conta più dello spirito e la religione viene ridotta a simboli di mera idolatria di cui poter disporre contro il prossimo. Ciò spiega come sia possibile che non ci sia stato alcun reale clamore contro un Mario Adinolfi che è arrivato ad organizzare rosari di preghiera contro qualcuno.
Anche lui è andato da Santoro con un rosario in mano (ben posizionato in modo da poterlo mostrare alle telecamere) mentre dice che la Bibbia imponga la sottomissione delle donne, in una negazione di come Gesù sia stato uno tra i più grandi femministi della storia (il ruolo e la dignità che concesse alle donne era quasi impensabile per quei tempi).
È forse religione quella? Oppure è solo un abuso del sentimento religioso da parte di un fondamentalista che promette il Paradiso a chi rinnegherà Gesù e si affiderà alla sua ideologia omo-xenofobica? In fondo amare il prossimo costa fatica, il suo circondarsi di preti ammalia chi si sentirà dire che l'odio è legittimo patto che si provi piacere nel fare sesso con una donna o nel limitare la libertà altrui.
Gesù diceva: «Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro» (Matteo 7.12). Eppure su Twitter spopolano i profili contrassegnati dal nūn (ن) ad indicare persone che dicono di sentirsi «cristiani perseguitati» impegnati a scrivere messaggi in cui spiegano che il cristiano ha il totale diritto di imporre il crocefisso a chi viene «a casa nostra», è solo il mussulmano che è cattivo se fa lo stesso con chi va a casa loro.
Il tempo restante viene passato a spiegare che Dio ha sbagliato a creare il libro arbitrio o quali sono i loro progetti per correggere un creato che include l'omosessualità nonostante Adinolfi giuri la di debba ritenere sbagliata. Forse in difficoltà nel comprendere il senso della parabola del fariseo e del pubblicano, amano anche vantarsi di quanto si sentano superiore agli altri.