Riparte l'offensiva omofoba di Provita: «La pornografia rende omosessuali. L'omosessualità nuoce alla salute. I gay devono restare casti»
Toni Brandi, quale presiedente di Provita Onlus e intimo amico del leader di Forza Nuova, si dice certo di una cosa: il gay non deve poter far sesso in virtù di come la sessualità sarebbe una prerogativa che la Madonna, Gesù e Mario Adinolfi esigerebbero fosse riservata unicamente solo al suo pene eterosessuale.
Da anni racconta ai genitori che devono disconoscere qualunque figlio non dimostri un'ostentata passione per le donne, fomenta cieco odio contro i gay, promuove screditate "terapie riparative" che potrebbero spingere al suicidio numerosi adolescenti e giura che sia fondamentale ignorare l'Oms quando si tratta di condannare l'omosessualità per esaltare i suoi coiti (o quelli dei clienti di prostitute a cui la sua società di trasporti offre sconti sulle prestazioni sessuali a pagamento).
L'ultima offensiva lanciata dalla sua organizzazione di promozione dell'odio omofobico è un articolo intitolato "Omosessuale e casto: essere felici si può". Da eterosessuale, il fondamentalista Brandi ci racconta che lui sa che i gay debbano essere felici di rinunziare a sé stessi per esaltare la sua sessualità quale unico modo "giusto" di poter essere. Ed è così che, esaltando un tizio che ha scritto un libro volto a sostenere che l'omosessualità debba essere ritenuta una "malattia" perché glielo hanno detti i preti, scrive:
Perché proporre la castità alle persone che hanno una tendenza omosessuale? Semplice, perché può renderli felici. Affrontiamo questo tema molto delicato attraverso la testimonianza – che leggiamo in un articolo di InTerris – di Daniel Mattson, musicista americano e scrittore di un libro dal titolo davvero originale per essere stato scritto proprio da un omosessuale: “Perché non mi definisco gay“.
Aveva soli sei anni quando si rese conto di provare attrazione per le persone dello stesso sesso, poi iniziarono i grandi interrogativi della vita, i dubbi di fede e col passare degli anni anche una dipendenza dalla pornografia.
Tutti passaggi, questi, che portavano inesorabilmente verso la meta più desiderata: il rapporto fisico omosessuale, quella condotta relazionale della sfera intima che, come abbiamo più volte spiegato, nuoce gravemente alla salute ed alla psiche di chi la pratica, oltre a costituire un grave disordine morale.
Si trattasse di un brano satirico, ci sarebbe anche da ridere dinnanzi a chi sostiene che la pornografia sarebbe la causa dell'omosessualità, che l'omosessualità si sviluppi e non faccia parte della natura umana o che possa far male alla salute dato che a Brandi piace così tanto fare sesso con donne che si sottomettono dinnanzi ala suo pene. Purtroppo, però, siamo dinnanzi a proclami che vengono pubblicati con l'implicito intendo di sfruttare la credenza popolare come strumento di promozione dell'odio verso interi gruppi sociali.
Si arriva così a sostenere sostenere che il gay non deve poter far sesso dato che le pulsioni sessuali di Brandi rappresenterebbero l'ordine voluto da Dio:
E Daniel ha avuto la fortuna di accorgersene, in seguito, definendo quel tipo di esperienze fisiche “un frutto proibito che è risultato vuoto e amaro, perché la felicità non sta nel cogliere il frutto proibito. Mi ha rubato la dignità”.
E ha scoperto, poi, che il segreto della felicità è il non affidare la propria vita e le proprie scelte alle passioni, ma ad un amore casto. Castità non significa privarsi di qualcosa ma, come spiega l’etimologia greca del termine, vuol dire “mettere in ordine le cose”.
È così che Daniel ha capito che «praticare l’attività sessuale, che deve essere aperta alla vita, al di fuori del matrimonio, ci conduce lontano dalla nostra felicità». Per questo, un omosessuale può essere felice solo se ha rispetto della natura dei rapporti: il Matrimonio è tra uomo e donna ed il fine della sessualità non è soddisfare le proprie brame ma unire i coniugi e generare vita.
Presso quella Chiesa amorevole che ama le persone ma dice la verità sulle loro azioni, Daniel ha potuto affermare: «da lì ho capito che il disegno di Dio per me era un altro, che mi ama così come sono ma che la vera felicità posso trovarla solo rispettando la sua volontà, vivendo una vita casta».
Brandi non solo dice di detenere la «verità», ma ci spiega anche che la sua «verità» deriva dall'uomo e non da un Gesù che non ha mai avuto nulla da ridire sul fatto che sue uomini potessero amarsi. E con una violenza verbale che pare inumana, l'articolo conclude:
Ma l’omosessuale casto può essere felice anche indipendentemente dalla fede. Provarci non costa nulla, anzi, ripaga.
Intanto Adinolfi continua a vantarsi di come lui faccia sesso bareback con una moglie che si vanta di aver sottomesso. ma lui può perché è etero e quindi conforme a quella nuova "razza ariana" che Brandi teorizza nella sua condanna contro chi ama e nella sua lode a chi ha fatto dell'odio la propria ragione di vita.
Non è l'odio a spaventare i cristiani votati al culto del fondamentalismo cattolico: il loro nemico è un'amore che dicono di voler vietare.