Sostenne che essere gay è «sbagliato». Ora l'ex consigliere del Papa va a processo per abusi sessuali
Il cardinale George Pell, ex-consigliere di Papa Francesco, andrà a processo per reati sessuali. Il 76enne è anche la principale autorità cattolica in Australia.
Nonostante il religioso si dichiari non-colpevole, il magistrato Belinda Wallington ha detto alla corte di essere «soddisfatta» dalle udienze preliminari in virtù di come siano emerse prove sufficienti per sostenere «molteplici» accuse contro il cardinale in un processo con giuria.
Pell vanta una lunga storia di affermazioni anti-gay. Nel 1990, disse: «Siamo consapevoli che l'omosessualità esista. Crediamo che tale attività sia sbagliata e crediamo che non dovrebbe essere incoraggiata per il bene della società».Quasi un decennio dopo, quando uno studio dimostrò che c'era un legame tra l'omofobia subita e i suicidi tra adolescenti cattolici, condannò ancora una volta l'omosessualità: «Se i suicidi sono connessi con l'omosessualità, è un altro motivo per scoraggiare le persone che vanno in quella direzione», dichiarò.
In veste di arcivescovo di Sydney, nel 2006 si scagliò contro l'adozione da parte delle coppie formate da parsone dello stesso sesso, asserendo che i bambini dovrebbero avere «un padre e una madre». Ha anche dichiarato che la chiesa avrebbe presentato «scoperte sociologiche» per dimostrare le loro affermazioni e «non avrebbe mai permesso» il sostegno alla legge da parte di agenzie cristiane che si occupano di adozione.
Nel 2007 dichiarò che gli omosessuali non meritano le stesse protezioni contro le discriminazioni previste per le minoranze razziali: «A prescindere dalle questioni di giustizia di base da affrontare, non sono sicuro che sia vero che gli omosessuali oggi soffrono dello stesso tipo di svantaggio giuridico e civile subita quarant'anni fa dai i neri statunitensi e che, in una certa misura, subisce ancora».