Caso Joan. Il Comune ricorre in appello contro decisione tribunale di perugia. Omphalos: «Accanimento sulla pella di un bambino»
Sembra che il sindaco di Perugia non abbia impegni che possano distoglierlo dalla sua crociata contro il piccolo Joan, il bambino nato in Spagna da due mamme perugine che per mesi non è potuto arrivare in Italia a causa della mancata trascrizione del suo atto di nascita da parte del primo cittadino.
Il Comune di Perugia ha deciso di ricorrere in appello contro la decisione del Tribunale di Perugia, che imponeva al Sindaco Romizi di trascrivere integralmente l’atto di nascita del piccolo. Il ricorso, notificato ai legali della coppia, arriva dopo una sentenza che aveva integralmente accolto la richiesta delle due mamme.
«Non abbiamo più parole per descrivere la nostra rabbia e lo sconcerto nell’apprendere questo ulteriore atto discriminatorio del Comune di Perugia –commenta Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos– siamo di fronte ad un accanimento senza precedenti sulla pelle di un povero bambino per il solo fatto di avere due mamme. Il Sindaco aveva raccontato alla città che il suo iniziale rifiuto a trascrivere l’atto era meramente tecnico e che in assenza di una legge precisa spettava al Tribunale decidere. Ecco, la scelta di ricorrere anche contro la decisione del Tribunale svela ancora una volta le intenzioni chiaramente discriminatorie di questa amministrazione».
Omphalos, che si è battuta sin dal primo giorno per la trascrizione completa dell’atto di nascita del piccolo Joan, appresa la novità si è subito mobilitata e ha partecipato in massa al Consiglio Comunale che si è tenuto a Palazzo dei Priori, contestando Sindaco e Giunta per questo ulteriore atto discriminatorio contro le persone LGBTI della città. In una sala consiliare gremita di cittadini e giornalisti venuti a chiedere conto di questa ulteriore scelta discriminatoria dell’amministrazione perugina, il Sindaco e la Giunta si sono barricati nei propri uffici costringendo ad interrompere i lavori del Consiglio per oltre due ore prima di riemergere e presentarsi per dare spiegazioni.
«Avevamo dedicato al piccolo Joan il Pride dell’anno scorso –conclude Bucaioni– mai avremmo pensato di dovergli dedicare anche l’edizione di quest’anno. Mentre in tutta Italia sindaci di ogni parte politica trascrivono e registrano atti di nascita di bambini con due mamme e due papà, a Perugia l’amministrazione si oppone anche alla decisione del Tribunale, spendendo ulteriori soldi pubblici per una battaglia ideologica e discriminatoria».
«Non ci saremmo mai aspettati questo livello di accanimento da parte di un sindaco che è a sua volta genitore e che dovrebbe meglio di tutti comprendere l’angoscia e la privazione dei diritti più basilari che questa famiglia sta vivendo da un anno a questa parte. Sabato 30 giugno, il Perugia Pride avrà un compito in più, quello di continuare a battersi per il piccolo Joan. Chiamiamo a raccolta tutta la città, ora più che mai, per dimostrare a questa amministrazione che siamo veramente stanchi di disuguaglianze e discriminazioni».