Fratelli d'Italia ribadisce il proprio odio verso gay e partigiani
Chissà, forse Giorgia Meloni è come invidiosa di come una comunicazione infarcita d'odio abbia portato voti a Matteo Salvini. Fatto sta che l'organo di stampa ufficiale del suo partito pare essersi tramutato in una caricatura di sé stesso attraverso articoli di pura propaganda che non provano neppure ad sgomentare le proprie tesi, ricorrere assai più biecamente ad insulti e offese gratuite.
Ne è un esempio l'articolo a firma di Riccardo Arbusti intitolato "Mescolare partigiani e gay, l’ultima trovata della sinistra disperata". In quel connubio di diprezzo verso chi ha contrastato il nazifascismo a chi osa avere un orientamento sessuale non conforme al volere di Giorgia Meloni, l'autore afferma:
Il Roma Pride di quest’anno, che si svolgerà il 9 giugno, è dedicato alle partigiane e ai partigiani che hanno liberato l’Italia dal nazifascismo. L’Anpi ha subito concesso l’entusiasta patrocinio al raduno per il Pride e dalla fusione delle minoranze presuntamente “oppresse” (il mondo Lgbt da un lato e quello resistenziale dall’altro) nascono le Brigate arcobaleno: vecchi partigiani ormai novantenni che fanno da testimonial al Pride. Lo scorso 25 aprile, del resto, le bandiere arcobaleno non erano mancate ai festeggiamenti.
Dunque, in un'Europa in cui le destre moderne sono protagoniste della rinascita dei diritti lgbt, la Meloni pare quasi come una nostalgica che rimpiange quando Benito Mussolini li inviava al confino.
Ed è così che si passa a sostener che Fontana faccia bene a dire che le fantasie sessuali di Giorgia Meloni e la sua dichiarata passione per i membri maschili debba avere rilevanza sociale e giuridica. Dicono che i gay non devono avere nulla in più di quanto hanno, dato che loro non avrebbero mai permesso potessero avere gli stessi diritti che la signora Meloni dice fieramente di voler garantire alle due famiglie di Adinofli in virtù di come lui ami raccontare che gli piacciono le donne che si sottomettono a lui. Ed è così che scrivono:
Una rappresentante-tipo di queste brigate è la partigiana Tina Costa, 93 anni, la quale annuncia su Repubblica che marcerà a Roma contro “chi vuole leggi speciali” e per i diritti tutti (ma non ci aveva già pensato Renzi a chiudere la partita sui diritti civili?). Leggi speciali. Un mantra ritornante in questi giorni. Già, ma chi vuole leggi speciali? Evocate da Liliana Segre al Senato, non risultano contemplate in nessun programma, né della Lega né dei Cinquestelle. Né sono ipotizzate per i rom, in vista della cui integrazione, anzi, nel contratto di governo è previsto lo smantellamento dei campi e la scolarizzazione dei bambini. Tuttavia per Tina Costa, “tira una brutta aria” e bisogna metterci la faccia. Lei è arrabbiatissima con il ministro della Famiglia Fontana e con Salvini. Da dove le viene tanta energia? “Sono sempre incavolata – risponde – con i padroni e i fascisti, forse per questo sono ancora qui pimpante nonostante quache acciacco”.
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