Marco Tosatti, tra virgolettati falsi, insulti alle famiglie gay e biechi tentativi di alterare la Costituzione
Marco Tosatti appare così ossessionato dal suo odio contro i gay da non rendersi conto di quanto appia ridicolo nelle vesti del vaticanista che gioca a fare l'Azzeccagarbugli.
Incurante di come la sentenza n° 4184 emessa nel 2012 dalla Cassazione confermi che la sentenza 138 della Corte Costituzionale sancisca che il Parlamento «è libero di scegliere» se introdurre o meno il matrimonio egualitario dato che l'unica discriminante sul sesse dei coniugi è inclusa esclusivamente nel Codice Civile, Tosatti pubblica un articolo dal titolo: "Famiglie gay? Non esistono, dice la Legge Cirinnà. A meno di cambiare la Costituzione…".
Come pare facilmente intuibile, si tratta di un articolo pro-Salvini e pro-Fontana in cui il vaticanista tenta di sostenere che la Costituzione preveda che il matrimonio debba necessariamente essere eterosessuale. Considerato come anche Adinolfi ed altri membri delle lobby omofobe amino giurare su Dio che la Costituzione vieterebbe le unioni gay, tutto sembra rientrare nel piano propagandistico del fondamentalismo; un progetto di disinformazione basato sull'evidenza di come basti ripetere ossessivamente una bugia perché inizi ad essere percepita come una verità.
L'antefatto è il classico guazzabuglio di insulti rivolti alle famiglie gay, ai loro affetti e ai loro figli:
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, dedichiamo un –speriamo ultimo – post alle polemiche e agli strilli suscitati nel mondo virtuale LGBT e in alcuni/e colleghi/e dei giornali mainstream dalla nomina di un cattolico dichiarato, Fontana, al Ministero per la Famiglia. Ricordiamo, en passant, che proprio qualche settimana fa tutti gli editorialisti lacrimavano sul tasso di denatalità di questo sventurato Paese. Ricordiamo, ancora en passant, che la nostra legge, e l’Europa proibiscono la fabbricazione-acquisto di esseri umani tramite l’utero in affitto, che è come sappiamo uno dei modi – illegali, quindi criminosi – di formazione quella che il mondo LGBT insiste nel chiamare una “famiglia”.
Chiusa la premessa. Ha creato strilli e isterie varie la dichiarazione di Fontana, in risposta a una domanda sulle famiglie composte da persone dello stesso sesso: “per la legge in questo momento non esistono”.
Se è opinabile che Fontana possa essere definito "cattolico" dato che l'intolleranza appare come l'antitesi della predicazione di Gesù, indicativo è come Tosatti riporti un virgolettato falso, evidentemente alterato per smorzarne la gravità di quelle parole. Corriere della Sera alla mano, la frase che sarebbe dovuta essere virgolettata è assai diversa:
Tralasciando la falsa testimonianza, Tosatti pare voler negare persino come le molteplici sentenze della Consulta in cui si riconosceva che l'unione stabile di una coppia gay rientra a pieno titolo nella nozione di famiglia. E non meno in malafede pare un'introduzione in cui si sostiene che una famiglia debba necessariamente avere figli, incurante di come sia facile appurare che due eterosessuali sposati vengano ritenuti tali anche in assenza di prole.
A quel punto. Tosatti dice che ad interpretare la legge debba essere un suo lettore, sostenendo che quelle parole debbano essere ritenute una verità rivelata in quanto conformi ai suoi desideri discriminatori contro un gruppo sociale a lui sgradito:
Prima fra gli strillanti la usuale Monica Cirinnà, che era certo apprezzabile quando si occupava di cani e gatti a Roma con Rutelli. E volentieri pubblichiamo in risposta a lei e ad altri protagonisti degli schiamazzi la lettera che le ha indirizzato un nostro lettore, Paolo Macciò, che le leggi le sa leggere, e le tiene a mente.
Parte così l'offensiva del lettore che «sa leggere le leggi»:
è persino tragicomico questo insorgere contro il neoministro Fontana secondo il quale “le famiglie arcobaleno non esistono”. Infatti, che non esistano in quanto “famiglie” lo dice proprio la “sua” legge, che all’art. 1 specifica che “le unioni civili sono specifiche formazioni sociali ai sensi dell’art. 2 e 3 della Costituzione”: sono cioè rispettabilissime “formazioni sociali”, ma non famiglie. Ciò, come Ella ben sa, in conformità alla costante giurisprudenza della Corte Costituzionale, che ha sempre ribadito che le coppie omosessuali hanno diritto ad una tutela equipollente a quella delle coppie eterosessuali, ma in riferimento agli art. 2 e 3 della Costituzione, cioè appunto come “formazioni sociali” e non famiglie. L’unica famiglia infatti è quella prevista dall’art. 29, come “società naturale fondata sul matrimonio” e, dal contesto dell’articolo stesso, è pacifico che si tratti di matrimonio eterosessuale.
In realtà non è «pacifico» per nulla dato che il termine scelto era una definizione pregiuridica che serviva ad annullare tutti i distinguo introdotti dal fascismo. Il sostenere che una definizione scelta per impedire distinguo presenti dei distinguo intrinseci è una cosa alquanto surreale.
E non meno patetico è il tentativo di attribuire alla Costituzione la scelta di parlare di "formazioni sociali", dato che a pretendere quella cacofonica definizione fu Bagnasco e non un qualche giurista. Ne è testimonianza il fatto che nessun principio costituzionale possa contrastare con gli altri, motivo per cui l'articolo 3 definisce chiaramente non sia possibile creare distinzioni e diseguaglianze basate sull'orientamento sessuale.
Spacciando opinabili opinioni per verità rivelate, il lettore di Toscatti si mette a raccontare che la Costituzione dovrebbe essere modificata in virtù di come Adinolfi dica che "naturale" debba essere inteso come un sinonimo di "eterosessuale":
Certamente sarebbe possibile, per poter introdurre anche in Italia il “matrimonio egualitario”, tentare di modificare l’art. 29 della Costituzione. Ma fior fiore di costituzionalisti sostengono che la prima parte della Costituzione non può essere cambiata perché costituisce un “corpus” bilanciato di diritti e di doveri toccando il quale si farebbe venire meno l’equilibrio posto a fondamento della Costituzione stessa. Tesi in contrasto con l’art. 1 e gli art. 138 e 139 della Costituzione!
Tronfio nell'aver promosso una qualche legittimazione all'odio omofobico attraverso opinioni che vengono spacciare per verità rivelate, Tosatti non risparmia altri insulti ai gay:
Macciò locutus, causa finita, diremmo. La Cirinnà chiede qualche cosa che non ha messo nella sua legge. Non è divertente? Consigliando anche ai faziosi strepitanti colleghi/e di andarsi a rileggere la Costituzione, fra una manifestazione arcobaleno e l’altra.
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