Secondo il caporedattore del giornale di Adinolfi, il sangue dei gay sarebbe infetto
Giovanni Marcotullio è uno di quei personaggi che ha votato la sua vita alla promozione della discriminazione attraverso il ricorso all'abuso della credenza religiosa. È per Atelaia e La Porzione, caporedattore de La Croce di Mario Adinolfi e candidato del Popolo della famiglia di Mario Adinolfi con tanto di endorsement da parte dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus. È anche il proprietario di un sito denominato Breviarium, un'accozzaglia di articoli volti a sostenere che l'odio, l'intolleranza e l'esaltazione dei coiti di Mario Adinolfi siano il massimo volere di Dio.
Da tempo impegnato nella promozione dell'odio contro i gay, è sulle pagine del suo sito che troviamo un articolo di Lucia Scozzoli dal titolo "La vorreste una sacca di sangue forse infetto di HIV?". L'obiettivo è quello di sostenere che i gay siano "una minaccia" per gli eterosessuali e che sia doveroso discriminarli ad ode dei più perversi sogni dicriminatori del fondamentalismo. Loro sono il problema, non un Adinolfi che invita gli adolescenti a fare sesso bareback.
L'articolo esordisce dicendo:
Va a finire che faremo tutti come i testimoni di Geova e rifiuteremo le trasfusioni di sangue. Idea assurda? Insomma, mica tanto: dipende da cosa ci possiamo trovare, in quel sangue.
Infatti la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) è stata chiamata a pronunciarsi su un caso francese che farà scuola, nel bene e nel male: è discriminatorio o no vietare agli omosessuali di donare sangue se hanno avuto rapporti sessuali entro un anno?
Se non si comprende perché mai si chieda un anno di astinenza ai gay che vivono relazioni stabili ma si accetta il sangue di un eterosessuale che ha rapporti a rischio nonostante entrambe le sacche verranno sottoposte a controlli, l'articolo passa immediatamente alla promozione di pregiudizi anti-gay:
Laurent Drelon, 48 anni, omosessuale francese, ha incassato ripetuti divieti di donare il sangue, dal 2004 ad oggi, perché la legge francese per l'appunto considera i rapporti omosessuali come gravemente a rischio per la trasmissione dell'HIV e quindi, in via cautelativa, vieta le donazioni di chi dichiara di averne avuti entro l'anno. Prima del 2016 vigeva addirittura un divieto assoluto per gli omosessuali (per una legge promulgata nel 1983, in piena esplosione emergenza AIDS). Dal 5 aprile 2016, gli omosessuali francesi possono essere formalmente donatori, a condizione che dichiarino nel colloquio preliminare di aver mantenuto una ferrea astinenza da almeno un anno.
Il sito di Marcotullio non solo tenta di promuovere l'ignoranza che negli anni '80 riguardava un'Aids di cui non si sapeva ancora nulla, ma chiede che quei pregiudizi siano ritenuti ancora validi quasi a lui non interessassero le evidenze scientifiche degli ultimi trent'anni. Sarebbe come dire che se negli anno '60 c'era chi giustificava il divieto di voto per le donne, allora dovremmo ritenere che quelle "argomentazioni" debbano essere ritenute verità divina se conformi a ciò che lui vuole sostenere a danno di interi gruppi sociali.
I fatti ci raccontano che il Consiglio di Stato francese contesta la richiesta di astinenza basato sull'orientamento sessuale e non sul comportamento sessuale come «una misura discriminatoria illegale». Eppure il sito di Marcotullio inizia a spergiurare che tale discriminazione sia lecita e doverosa:
Tale misura si imponeva per ragioni assolutamente scientifiche, scevre da ogni pregiudizio: secondo il lavoro dell'Istituto di monitoraggio della salute francese, la prevalenza dei portatori di HIV è circa 70 volte più alta tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, rispetto a chi ha comportamenti eterosessuali. Non opinioni, ma fatti.
Il mondo ha già visto un'epidemia di HIV a causa delle donazioni di sangue: negli anni ’80 scoppiò uno scandalo in Canada che si concluse ufficialmente solo nel 1997, quando il giudice Horace Krever pubblicò un importante rapporto della commissione sui fallimenti sistemici nel sistema di donazione di sangue nel quale si può leggere come in Canada furono contagiati circa 2000 persone dal virus dell'HIV con sangue contaminato, a causa di diversi fattori, tra cui la decisione di importare plasma raccolto da popolazioni ad alto rischio negli Stati Uniti.
Sostenuto che i gay siano praticamente degli "untori", si passa a paragoni decontestualizzati che fanno confusione tra comportamenti e caratteristiche personali, ovviamente spergiurando ossessivamente che i gay avrebbero l'HIV perché gay, indipendentemente dalle loro abitudini sessuali:
Urge ricordare che in Francia, come in Italia, vige il divieto di donare il sangue anche per tutti coloro che hanno vissuto in Gran Bretagna o in Irlanda per più di un anno tra il 1982 e il 1996, a causa del rischio teorico di trasmissione dell'encefalopatia spongiforme bovina, (la cosiddetta mucca pazza).
Pure in Italia, per donare il sangue, bisogna rispondere alle domande del medico sulle proprie abitudini sessuali, nonché sull'uso e abuso di alcool, droghe e farmaci, perché ciascuno è senz'altro libero di danneggiarsi la salute come preferisce, ma nel momento in cui ci si propone per aiutare il prossimo donando del proprio materiale biologico, è ovvio che bisogna garantire una qualità minima di ciò che si dà. Regalare una malattia ad una persona che si vorrebbe salvare non è propriamente un gesto altruistico.
Come prassi comune alla propaganda adonolfiniana, si passa a sostenere che i gay non debbano lamentarsi se privati da diritti di cui loro godono a piene mani. Sino a quando sono gli altri ad essere limitati nelle loro libertà, Marcotullio dice di non vedere problemi:
Tra l'altro non c'è nessun bisogno di donare il sangue, da parte di chi non vuole o non può farlo: non è che si venga esclusi per questo dalla grande lotteria di fine anno.
Se è per questo, anche le donne non venivano escluse dalla lotteria di fine anno quando si negava loro il diritto di voto, ma ciò non giustificava quella discriminazione. Eppure, lamentandosi di quei gay che non si lasciano discriminare in silenzio, il sito di Marcotullio se ne esce con un:
È difficile comprendere l'accanimento di chi voglia donare il proprio sangue a tutti i costi, tanto da scomodare la CEDU, pur di vedersi accettare la propria sacca. O meglio, è assai facile capire che l'altruismo non c'entra proprio niente: qui qualcuno vuole giocare con la salute pubblica per ottenere l'ennesimo atto di riconoscimento ufficiale dell'omosessualità come orientamento sessuale equivalente all'eterosessualità.
Stando alla loro teoria, i gay devono essere proprio cattivi se chiedono di poter aiutare il prossimo anche se Adinolfi ha piacere nel vederli discriminati a danno della salute pubblica. Il tutto nell'ipocrisia di come a promuovere simili discriminazioni sia un gruppo politico che invita i giovani a fare sesso bareback. Poi, infischiandosene dell'altruismo e agoniando discriminazioni basate sul l'orientamento sessuale, giurano che il sangue di un sedicente "cristiano" che fa sesso bareback sarebbe più sicuro di quello di un gay che sceglie il sesso sicuro.
Si passa così alla propaganda basata sui termini coniati dal neofascismo:
Non metto in dubbio che il signor Drelon sia in perfetta salute, ma eliminare il divieto di donazione significa aprire una breccia nella sicurezza dell'intero sistema.
L'Inghilterra, sempre all'avanguardia quando si tratta di omosessualismo, ha già ridotto il periodo di astinenza richiesto a tre mesi, ma in virtù dell'evoluzione tecnica e medica degli esami sull'HIV, che garantiscono un livello di sicurezza del risultato entro questo termine. Permane invariato il dato scientifico oggettivo: l’HIV è un problema soprattutto di chi ha rapporti omosessuali e la domanda, all'atto della donazione, sulle abitudini sessuali viene posta ovunque.
Poi ovviamente uno può sempre mentire ed assumersi in pieno la responsabilità di far gravare sulla collettività il peso del proprio comportamento a rischio. Ma gli Stati non possono abbassare la guardia per fare un piacere alle lobby LGBT e normalizzare comportamenti che sono dannosi per la salute.
Il dichiarare che essere gay sia un «comportamento dannoso per la salute» appare la riprova della malafede che anima i seguaci di Adinolfi. Che a loro piaccia o meno, l'omosessualità è un orientamento ed i comportamenti sono ben altra cosa. Ma è ricorrendo alle solite generalizzazioni che l'articolo giura su Dio che un Adinolfi che racconta dagli altari di quanto ami fare sesso bareback o un Salvini che ha messo incinta una donna che non era sua moglie sarebbero più sicuri solamente perché etero:
Nel 2015, l'Associated Press ha pubblicato uno studio per il quale gli uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini sono circa il 2% della popolazione degli Stati Uniti, ma rappresentano almeno il 62% di tutte le nuove infezioni da HIV negli Stati Uniti. Un rapporto del 2013 da Centers for Disease Control ha rilevato che circa il 62% dei gay che sapevano di essere stati infettati dall'HIV / AIDS continuava comunque a praticare sesso non protetto.
In Italia nel 2017 ci fu un'epidemia di epatite A nella comunità gay di Padova (malattia che si contrae per contatti oro-fecali con malati); a settembre scorso la Lombardia segnalò un aumento del 40% dei contagi di HIV: colpiti soprattutto giovani gay tra i 25 e i 29 anni.
Fatta una frittata di qualunque cosa gli passasse per la testa al fine di sostenere che i gay debbano essere ritenuti un pericolo sanitario, si passa a lamentarsi di chi non li discrimina quanto Adinolfi vorrebbe:
Ad agosto 2017 in Francia è stata modificata la legge antidiscriminazione del 1972 aggiungendo ai soliti motivi di discriminazione sanzionabili (razza, religione, sesso, nazionalità, handicap) anche l'orientamento sessuale, mediante abusi verbali o fisici manifestati anche in privato.
Pertanto, i commenti privati sui social media rientrerebbero nel decreto, così come una conversazione tra un datore di lavoro e un dipendente o un candidato, o anche un discorso privato o scambio scritto tra terze parti. La vittima può essere una persona coinvolta direttamente nella conversazione o una persona o un gruppo preso di mira assente da una conversazione, all'interno di una cerchia ristretta di persone che condividono un interesse comune, sia esso professionale, personale o altro.
Un tribunale di polizia comune ha la competenza per giudicare in tali materie. Quando è coinvolto un direttore d'azienda, la sanzione si applica alla società come “persona morale” e può raggiungere fino a 7.500 euro, o raddoppiare quella somma per un reato ripetuto.
Tra le sanzioni possibili c'è anche essere obbligati a seguire, se del caso a proprie spese, un corso di educazione civica, cioè di rieducazione in stile gulag sovietico.
Il nesso? Nessuno. È che il resto del discorso serviva solo a sostenere le discriminazioni a danno dei gruppi sgraditi ad Adinolfi. E sempre senza nessi logici, l'articolo se la prende pure con il Roma Pride:
Abbiamo visto pochi giorni fa all'Eliseo lo spettacolo della baracconata in salsa LGBT, con musica a tutto volume sulle gradinate esterne e tizi mezzi nudi che si dimenavano, e infine foto di gruppo con Macron e consorte: difficile pensare che il governo francese voglia passare per omofobo. Quindi aver puntato i piedi sul divieto di trasfusione, rischiando fino all'appello alla CEDU, fa pensare che ci siano dei limiti invalicabili oggettivi che ancora nemmeno i più spregiudicati si sentono di oltrepassare. O forse no. Staremo a vedere.
Intanto Marcotullio si vanta di come lui possa tranquillamente donare il sangue, anche se ci sarebbe da domandarsi quanti possano gradire il sangue di un tizio che dice di vedere «tizi mezzi nudi» solo perché ha convenienza economia a vomitare pregiudizi in una totale negazione della verità.
Volessimo scendere al loro livello, ci sarebbe da domandarsi se gente simile possa avere un'anima...