Quando l'abito talare serve a fare propaganda politica


Don Mirco Bianchi è parroco di Gatteo Mare e Villamarina di Cesenatico. Su Facebook si autoproclama «personaggio pubblico» ed effettivamente pare amare il protagonismo mentre trascorre gran parte del suo tempo sui social network. Vicino alle Sentinelle in piedi e alla CitizienGo dell'integralista spagnolo Ignacio Arsuaga, racconta ai propri proseliti che i gay debbano essere intesi come un'offesa a Dio. Un Dio che lui raffigura nei suoi video come un maschio dai tratti europei, sia mai che possa emergere che il suo essere nato a Betlemme lo renda extracomunitario esattamente come le persone che i fondamentalisti dicono debbano morirsene «a casa loro».
Tutto ciò ci porta in un mondo senza senso, in cui l'abito talare viene usato per sostenere che il male della società sarebbero tanto gli stupri, la violenze di negre o i preti che abusano di minori: l'unico problema che lui vede nella società è il fatto che non si vieti a due uomini o a due donne di potersi amare.

Surreale è come il prete dica che conoscenza debba essere intesa come un peccato. Opponendosi ai libricini che promuovevano una corretta informazione sull'omosessualità quale "cura" dall'omofobia, in quel consueto abuso del sentimento religioso il prelato se ne esce con il serpente del paradiso terrestre:


Sempre in ode alla benedizione dell'omofobia, don Mirco si mette a sottolineare alcune righe di un documento volto a sostenere che «coloro che praticano l'omosessualità presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne».
Se è surreale che a lanciarsi in simili elucubrazioni siano quegli stretti che scelgono una castità che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con l'altro sesso al punto da rendere la pedofilia un'allarme internazionale, il prelato afferma che quei pregiudizi debbano «valere anche per gli atei» in quanto non sarebbero «materia di fede»:


E se qualcuno osa raffigurare un papa che celebra l'amore, lui gioisce sul fatto che una simile immagine venga censurata. Lui non sa che farsene di un Papa che invita all'amore:


Ed ancora, chiarisce anche che un gay non deve poter andare in televisione in virtù di come lui ed Adinolfi dicono che il rispetto faccia male ai bambini:


A spiegarci perché don Mirco non ami la conoscenza è anche una comunicazione violenza basata sull'imporre le sue idee quali verità di fede. Lui non ammette che qualcuno potesse sostenere che il prolungamento delle agonie di Alfie fossero un'inutile violenza inflitta da chi voleva utilizzare politicamente quel bambino, lui dice che chi le pensa diversamente da lui è Satana:


Oppure, in quella sua moltitudine di condanne elargite contro interi gruppi sociali, lo si trova pronto a scrivere che «gli islamici ci stanno costringendo a non pregare a casa nostra». Non il fondamentalismo islamico, gli islamici. Tutti. Evidentemente lui vuole si creai odio contro un'intera religione. E per farlo va in giro di notte con una statuetta della Madonna e si lamenta se a quell'ora non lo fanno entrare:


Oppure, è usando il rosario come scusa della sua propaganda politica che lo troviamo pronto a lamentarsi che «il massonico Facebook» non censurerebbe «gli islamici». Una censura che parrebbe dunque dover essere dettata dalla religione, contro i più basilari principi della libertà religiosa:


Se vi stesse chiedendo quale sia lo scopo di una simile propaganda omofoba e xenofoba, la risposta pare arrivare dallo stesso sacerdote attraverso i suoi consigli di voto: nel nome di Dio, dice si debba votare Mario Adinolfi o al massimo Matteo Salvini:



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