Secondo Provita Onlus, i diritti di Alfie Evans valevano meno di 145mila sterline
Appare inumano lo sciacallaggio che l'integralismo cattolico ha riservato al povero Alfie Evans. Mentre alcuni siti fondamentalisti non si risparmiavano dal populismo attraverso articoli intitolati "Alfie Evans, il bimbo condannato a morte perché figlio di Dio", gran parte della loro propaganda si basava sul sostenere che «qualcuno» volesse «uccidere» il bambino perché lo si riteneva «un costo».
Era quella la chiave del populismo con cui Adinolfi, Brandi, Pillon e Cascioli si gettarono a capofitto nello sciacallaggio della vicenda, arrivando ad ottenere false cittadinanze che potessero infliggere atroci agonie ad Alfie contro le tutele previste dal suo stato di nascita.
Il quadro era surreale, dato che a pretendere l'espatrio in Italia del bimbo terminale erano solo quelli che vanno in giro a dire che «italiani si nasce, non lo si diventa» mentre si battono contro quello ius soli che avrebbe garantito la cittadinanza a chi nasce in Italia.
Ma dopo tutti quei mesi di propaganda, ecco che l'organizzazione integralista Provita Onlus è tornata ad abusare del corpo senza vita di Alfie per sostenere che la tutela dei suoi diritti non motivasse un simile esborso di denaro pubblico. Esatto, quelli che accusavano gli ospedali di pensare ai costi si lamentano ora si lamentano che siano stati spesi dei soldi per tutelare gli interessi del bambino.
Se è pur vero che l'organizzazione fozanovista di Toni Brandi ha sempre negato le argomentazioni di un ospedale che si è mosso per la tutela della dignità del minore (anche se loro preferivano raccontare storielle su quanto sia bello infliggere inutile sofferenza a dei bambini terminali che nessuno avrebbe mai potuto salvare), surreale è come oggi scrivano:
Se la propaganda continua a sostenere che qualcuno potesse «salvare» il minore nonostante anche se tutti i medici interpellati avevano assicurato il contrario (compresi quelli del Bambin Gesù di Roma), è sostenendo che una morte dignitosa debba essere intesa come una «uccisione» che l'organizzazione di Brandi si mette a sbraitare che sia folle aver speso 145mila sterline per difendere i diritti costituzionali del piccolo contro le pretese dei suoi genitori.
Il buonsenso ci imporrebbe si osservare che sarebbe stato grave un ospedale che non tutele a i propri pazienti dalle pretese di un fondamentalismo cattolico, non certo chi è pronto ad andare sino in fondo per garantire il rispetto dei diritti del minore, anche contro genitori che probabilmente non si rendevano contro di cosa avrebbe significato la loro incapacità ad accettare l'ineluttabile. E se le difficoltà dei genitori sono comprensibili, meno lo sono quegli avvoltoi che li hanno circondati e che hanno fornito loro degli avvocati al fine di condurre battaglie ideologiche che spesso riguardavano rivendicazioni assai diverse da quelle dichiarate.
Nel loro articolo, è rasentando il ridicolo che i fondamentalisti si Toni Brandi continuano a sostenere le loro rivendicazioni ideologiche mentre raccontano fatti che negano le loro stesse tesi. Giurando che Toni Brandi avrebbe potuto garantire a sopravvivenza del piccolo, scrivono:
Si tratta di 145.354,77 sterline, spiega Tempi, attinte dai fondi pubblici, che sono servite all’ospedale per portare avanti la sua battaglia contro la vita del piccolo, alle quali secondo l’altro fratello di Tom, Daniel, nello stesso gruppo, vanno aggiunti i costi per gli agenti di polizia di ringìforzo fuori dall’Alder Hey. Altre 13.652 sterline, quindi, per rendere l’Alder Hey Hospital un vero e proprio carcere dove trattenere il piccolo Alfie, prigioniero innocente.
Pare curioso che l'Alder Hey Hospital venga dipinto come «un carcere» mentre a loro avrebbe fatto piacere vedere un innocente costretto a subire accanimenti terapeutici in un letto del Bambin Gesù contro i diritti sanciti dal suo stato. E surreale è come si lamentino se l'ospedale ha ritenuto che il diritto alla dignità del piccolo avesse più di 145mila sterline.
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Nota: l'immagine del minore è stata da noi oscurata, nell'originale di Provita il suo volto veniva sbandierato ai quattro venti.
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