Italiano spara ad una bambina roma di 13 mesi. È grave
Affoga er negro, brucia er rom, mena ar frocio... È questo il messaggio che il governo sta lanciando alla popolazione, ma solo aver precisato che multeranno chi non lo farà con un crocefisso in bella mostra sul muro o appeso al collo.
Era il 18 luglio scorso quando una donna stava tranquillamente passeggiando nella periferia di Roma con in braccio sua figlia. All'improvviso la bambina inizia a piangere disperata e la madre vede che c'è del sangue. La spalla della bimba era stata perforata da un proiettile esposo da chissà dove.
Si scoprirà che l'uomo che ha sparato alla bimba rom di 13 mesi, oggi ricoverata in gravi condizioni al Bambino Gesù, si chiama Marco Arezio, un ex dipendente amministrativo del Senato di 59 anni. Nel suo appartamento i carabinieri hanno trovato un fucile ad aria compressa e una pistola a bassa potenza, una di quelle che si possono acquistare senza bisogno del porto d’armi in attesa che Matteo Salvini inizi a distribuire pistole aancor più pericolose alla popolazione.
La versione dell'uomo, assistito dal difensore Mauro Gioventù, è che si sia trattato di un colpo accidentale sparato dal balcone della sua casa. Caso vuole che abbia colpito una bambina e caso vuole che quella bambina fosse appartenente ad una comunità verso cui la Lega sta incitando odio razziale. E all'ospedale non si è visto quel Pillon che amava fotografarsi con i bambini terminali inglesi, forse infastidito dai neonati che non posano nei selfie di preti cattolici o a cui nessuno ha messo in mano un crocefisso per inviare le fotografie alla stampa cattolica.
Regna il silenzio anche da parte di Salvini, sempre molto solletico a sbraitare i suoi slogan quando non è un italiano a ferire gravemente una bambina, forse proprio a causa della sua etnia.
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