Provita sogna la Bulgaria
Provita Onlus pare essere diventata una succursale del giornale di Maurizio Belpietro. Le sue pagine sono ormai ricolme di banner che lo pubblicizzano, così come i redattori la citano quale fonte di ogni notizia possa garantire la promozione dell'odio contro le persone lgbt.
La solita Teresa Moro pare raggiante nel raccontare di come la Bulgaria non si occuperà di contrasto alla violenza sulle donne, giurando che il femminicidio sia preferibile ad un testo che parla di "genere" anzichè di "sesso". In calce ad una pagina adornata da un banner in cui si sostiene che il giornale di Belpietro debba essere considerato «la voce del buonsenso» in una ripresa degli slogan di Salvini, la signora Moro scrive:
Niente ideologia gender in Bulgaria. A deciderlo è stata la Coste costituzionale del Paese, che venerdì 27 luglio ha decretato – leggiamo su La Verità di domenica 29 luglio – che «il concetto di gender è anticostituzionale, dal momento che contraddice quella distinzione naturale tra i due sessi che la carta fondamentale bulgara riconosce e tutela».
La discussione sul tema era iniziata durante l'inverno, quando la Bulgaria era stata chiamata a ratificare la Convenzione di Istanbul, ossia il passepartout dell'ideologia gender: il Parlamento non sapeva con quale termine rendere il concetto di “gender“, che – secondo quanto affermato dai deputati – «non trova
C'è da domandarsi se la signora Moro abbia mai letto la Carta di Istanbul o se giuri il falso in modo consapevole. Sostenere che il contrasto alla violenza di genere debba essere impedito significherebbe rendersi responsabile di ogni donna uccisa a pugni. Ma nel mondo parallelo del fondamentalismo, tra un Adinolfi che esige la sottomissione femminile e una Costanza Miriano che porta i figli a vedere incontri di boxe perché sostiene che i maschi debbano essere addestrati alla sopraffazione, l'ideologia pare avere il sopravvento sulla ragione.
Godendo di come qualcuno negherà riconoscimenti civili agli altri in virtù di come lei non abbia bisogno di classificazioni che non sono parte del suo vissuto (per la serie: se io sto bene, gli altri vadano a quel paese), aggiunge:
Da quel momento sono passati diversi mesi, segnati da una accesa discussione e dalle pressioni internazionali, ma ora la Corte costituzionale bulgara ha ribadito nero su bianco che non si può prescindere dal dato biologico, che vuole tutte le persone appartenenti all'uno o all'altro sesso: l'ideologia gender, calata dall'alto come «costrutto sociale», non ha ancoraggi con il dato di realtà, quindi non merita di essere tenuta in considerazione.
La tesi finale è della signora Moro, assetata di pontificare sul fatto che l'esistenza altrui non sarebbe «reale» dato che il suo giudizio si basa solo sul suo vissuto. Ci sarebbe da chiedersi se lo faccia per ignoranza o se la sua propaganda faccia lava su quelle semplificazioni per far colpo sugli analfabeti funzionali (i quali, per l'appunto, risultano incapaci di comprendere tutto ciò che è estraneo alla loro esperienza personale).
Seguono le solite litanie su quanto lei vorrebbe vivere in una dittatura in cui sia negata la libertà di essere sè stessi, sognando un Brandi che imponga i suoi distinguo e pretenda che tutti siano obbligati a conformarsi ai dogmi del fondamentalismo:
Insomma, se la parte occidentale del mondo – quella che si vanta di essere più “libera” e progredita – pare ormai succube dell'ideologia (gender, ma non solo…), dove sorge il sole pare che la capacità di approfondire le questioni secondo un'ottica antropocentrica sia ancora generalizzata, così come quella di distinguere il bene dal male.
Ed ovviamente ci spiega che a lei piaccia un linguaggio sessista, ringraziando le destre per il loro sostenere che il maschile debba essere usato per le donne come forma di rispetto e ringraziando Putin per la sua promozione degli stereotipi di genere:
«Nell'Est Europa – scrive Alfonso Piscitelli – più che a modificare le desinenze delle parole [il riferimento è a Laura Boldrini e alle sue polemiche sul lessico declinato al maschile, ndR] sono impegnati a difendere quella “grammatica strutturale” della società che da sempre si basa sulla distinzione tra il genere maschile e quello femminile».
Teresa Moro sta dunque sostenendo che lei e l'organizzazione di Brandi sperano di poter trasformare l'Italia in una nuova Bulgaria. Davvero. Pur di promuovere l'odio omofobico, sarebbero disposti a devastare il nostro stato nella speranza che Salvini possa venderne i cocci a Putin.
Qualcuno potrebbe anche osservare che la Bulgaria, seguita da Romania e Croazia, è il Paese più povero d'Europa... ma se c'è omofobia, a Provita pare freghi poco se la gente muore di fame o vive nel degrado. L'unica cosa importante è che si neghi dignità alle persone non binarie e che non si combatta il sessimo. Convinti loro...
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