Padre Martin invita all'accoglienza delle persone gay, condannando chi chiede siano trattate diversamente
Fa riflettere come un sacerdote che osserva l'ovvio possa mandare in subbuglio il mondo integralista. Ospite dell'Incontro mondiale delle famiglie, padre James Martin ha semplicemente osservato come i gay non scelgano di essere tali, ha detto che l'omosessualità non è una moda e ha invitato ad accettare un progetto di Dio che potrebbe essere più complesso del sostenere che qualunque differenza sia sbagliata.
Il gesuita ha sottolineato come una persona sia molto, molto di più del proprio orientamento sessuale. Ma il fondamentalismo lo aveva attaccato da giorni, aveva creato muri e distrutto ponti attraverso condanne preventive. Eppure pare evidente che se la chiesa vuole essere aperta e non un club per farisei che vogliono una selezione all'ingresso, condannare le diversità e ambire alla censura di qualunque pensiero possa risultare conforme all'invito all'amore predicato da Gesù, Martin è l'uomo che è nel posto giusto al momento giusto. Era lì perché ha vuluto sottolineare che «se sei gay, lesbica, bisessuale o transgender e cerchi di dare un senso alla tua relazione con Dio e la chiesa, se vivi in una grande città con pastori aperti, sei fortunato. Se vivi in un posto meno aperto con atteggiamenti omofobi e pastorali, sei sfortunato». Ma una Chiesa fatta così non ha alcun significato.