Guatemala. I cristiani propongono la criminalizzazione dell'aborto spontaneo e l'istituzionalizzazione dell'omofobia
È con l'immancabile supporto dei fondamentalisti "cristiani" che in Guatemala si discuterà una legge che mira a criminalizzare l'aborto e chi fornisce assistenza alle donne, vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso ed introduce «diritto» a non accettare come «normale» la diversità sessuale e quella che i fondamentalisti chiamano «ideologia gender».
In una nazione in cui già oggi l'aborto è vietato se non nel caso di gravi rischi per la vita della donna, i fondamentalisti chiedono che lo stato imponga la morte della gestante e pene detentive per le donne che dovessero dubitare un aborto spontaneo. L'immediata conseguenza è che una donna incinta dovrà avere paura a rivolgersi a strutture sanitarie in caso di gravidanza dato che i fondamentalisti "cristiani" hanno deciso che la perseguiteranno o la uccideranno se qualcosa andrà storto.
In una chiave di promozione dell'omofobia, la legge mirerà all'indottrinamento dei bambini e vieta «l'insegnamento di un comportamento sessuale diverso dall'eterosessualità intesa come normalità».
Ricorrendo al tipico gergo della propaganda omofoba, la legge 5272 è stata ribattezzata "Law for the Protection of Life and Family" in quell'uso ideologico del termine "famiglia" coniato dal fondamentalismo internazionale. A detta loro, infatti, in tale definizione dovrebbero rientrare solo i nucleo eterosessuali in cui la donna è sottomessa al maschio e in cui i figli gay rischiano persecuzioni, discriminazioni ed emarginazione.
«Questo disegno di legge minaccia ciò che sostiene di proteggere, la vita e le famiglie», dichiara Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe. «Chiediamo che il Congresso Guatemalteco rifiuti questo assurdo disegno di legge che mette a rischio la vita e i diritti delle donne, delle ragazze e delle persone LGBTI, dedicando le proprie risorse a proteggerli attraverso leggi e politiche che garantiscano l'uguaglianza».
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), come pure il Comitato per i Diritti Umani dell'ONU, hanno riconosciuto il nesso di causalità tra la mortalità materna e le leggi che limitano o criminalizzare l'aborto. L'OMS ha rilevato che la restrizione all'accesso all'aborto legale non ne diminuisce il bisogno ma aumenta il numero di donne che cercano pratiche illegali e aborti non sicuri. Questo comporta una maggiore mortalità tra le donne e una maggiore disparità sociale.
Inoltre, sulla base dei trattati internazionali firmati, il Guatemala sarebbe obbligato a garantire i diritti delle persone, senza discriminazione, compresa la discriminazione basata sull'orientamento sessuale o identità di genere. Ciò renderebbe inammissibili tutte le richieste integraliste per la promozione e l'istituzionalizzazione dell'omofobia.
Nelle sue recenti osservazioni riguardo all'operato del governo del Guatemala, il Comitato per i Diritti Umani ha evidenziato la propria preoccupazione per la discriminazione e la violenza motivata sulla base di orientamento sessuale ed identità di genere, la criminalizzazione dell'aborto e dell'aborto spontaneo e la mancanza di adeguati servizi per la salute riproduttiva.