La NuovaBQ sostiene che la redazione di padre Martin sia «oggettivamente diabolica» e che Dio abbia rivelato loro la verità sul «peccato» di essere gay
Non passa giorno senza che La Nuova Bussola Quotidiana di Riccardo Cascioli non tenti di gettar fango contro padre Martin, evidentemente temendo che le sue posizioni di apertura verso i gay rappresentino una minaccia per chi stupra la religione ed usa xenofobia e omofobia come mezzo per far reddito. Cascioli è chiaro: se a lui piace portarsi a letto una o più donne e se lui si considera la massima espressione del volere di Dio, non v'è dubbio alcuno che chi ha un orientamento sessuale o il colore della pelle diversi dal suo dev'essere per forza ritenuto sbagliato. Lui esige che i gay siano costretti alla castità perché Dio vorrebbe che solo lui possa far sesso. Vuole porti chiusi perché dice che sia Dio ad odiare o migranti e a sostenere che la loro vita sia sacrificabile in nome del suo pregiudizio. Gli animali possono essere torturati e uccisi perché Cascioli dice che Dio gli avrebbe conferito «regalità» su di loro. Insomma... caso vuole che Dio dovrebbe pensarla sempre ed esclusivamente come lui in un misto tra peccato capitale di superbia e un rifiuto delle parole di quel Gesù che diceva che «chi si esalta sarà umiliato».
In un articolo di Riccardo Barile dal titolo "Equivoci e forzature: il peggior gesuitismo di Martin", è nel peggior stile medioevale che il sito integralista accusa chi ha opinioni diverse dalle loro di satanismo:
La relazione di James Martin a Dublino è veramente del peggior gesuitismo e addirittura oggettivamente diabolica. Inoltre non ha nulla da spartire con sant’Ignazio di Loyola. Per quattro motivi che evidenziano gli equivoci gravi nei quali il gesuita "omoeretico" è incappato al Meeting della famiglia.
Il termine "omoerotismo" è stato coniato dal fondamentalismo al fine di sostenere che l'omosessualità non esista e che i gay siano persone che non hanno capito che dovrebbero essere eterosessuali dato che personaggi alla Cascioli o alla De Mari non piace possa esistere la diversità.
Dopo un passaggio in cui padre Martin viene etichettato come una «caricatura del gesuita in senso peggiorativo» e sostenuto che le sue idee siano «perversioni», si iniziano a fornire ridicole accuse contro le sue tesi, sostenendo si tratterebbe di «equivoci» rispetto alla verità che identificano nei pregiudizi di un uomo che ha fatto del disprezzo per i disegni di Dio la propria professione. Cascioli odia i gay e probabilmente venderebbe la madre pur di difendere il castello di carte su cui ha costruito il suo satanico ed eterico business dell'odio. Scrivono:
PRIMO EQUIVOCO: la Chiesa (cattolica?) ha trattato male e tratta male le persone LGBT. Ecco un’affermazione sintetica: «Negli ultimi anni ho sentito storie aberranti di persone LGBT cattoliche che sono stati respinte dalle parrocchie». Naturalmente Martin porta qualche esempio, ma appunto “qualche” esempio. Ora, una affermazione così deve essere sostenuta da tanti esempi, molti di più di quelli portati, altrimenti siamo nella generalizzazione.
Siamo al ridicolo. Dicono che nonostante striscioni anti-gay affissi sulle porte delle chiese, preti che parteciparono al satanico "family day" di Gandolfini ed adolescenti torturati a morte con quelle fantomatiche "terapie riparative" promosse dallo stesso Cascioli, loro vogliano più prove di un'evidenza chiara a tutti. Ma è sempre con scuse al limite del patetico che l'articolista arriva a dire che la Chiesa non discriminerebbe i gay perché ha "concesso" a Michelangelo di affrescare la Cappella Sistina. Il tutto dopo aver definito l'omosessualità come un «comportamento omosessuale» in quel vile tentativo di far credere al lettore ignorante che l'orientamento sessuale sarebbe una sorta di "scelta" e non parte della natura umana. Ed ancora, scrive:
Inoltre non si può valutare il passato con le acquisizioni culturali del presente. Nel passato, certo anche a seguito della dottrina della Chiesa, il comportamento omosessuale era marginalizzato anche dalla società [...] Oppure di un Michelangelo Buonarroti († 1564), che affrescò la Cappella Sistina tra le proteste di diversi cardinali per quei nudi maschili troppo esibiti - e si sospettava il perché - e senza che il Papa Paolo III intervenisse. Il suo cerimoniere Biagio da Cesena († 1544), infatti, dopo aver litigato con Michelangelo per tutti quei nudi, si trovò - e si trova - dipinto lui stesso nudo, con le orecchie da asino e avvolto da un serpente che, insinuando la testa sotto l’inguine, gli mordeva il membro virile! Dunque andiamoci adagio prima di affermare che la Chiesa ha sempre trattato male le persone omosessuali o non ha apprezzato le loro doti in questo caso tecniche.
Si passa così a giurare su Dio che i gay che non annullano sé stessi siano di per sé peccaminosi. Cascioli giura sulla Madonna che Dio sia un idiota ad aver creato l'omosessualità dato che gli sarebbe bastato popolare il mondo da piccoli casciolini per popolare la terra con quella che lui sostiene sia la supremazia del maschio bianco, eterosessuale, razzista, salviniano, anti-animalista, anti-ecologista e pro-Putin:
SECONDO EQUIVOCO: le persone LGBT «fanno parte della Chiesa tanto quanto papa Francesco, il loro vescovo o il loro parroco. Non si tratta di farli diventare cattolici: lo sono già». Certo che sono battezzate e il carattere rimane. Ma l’appartenenza alla Chiesa non è solo misurabile con un sì o un no: esiste anche una intensità del sì. E le persone omosessuali “attive” sono in una condizione di peccato oggettivo che, a meno di ritenerle tutte ingenue e cretine, nella normalità dei casi è anche un peccato soggettivo. E questo peccato non appartiene alla Chiesa e, considerata la persona nel suo insieme, rende più debole l’appartenenza alla Chiesa. Non si può ascoltare la Parola, cercare Dio, avvicinarsi a Gesù Cristo ecc., come sostiene Martin, restando attaccati a questi comportamenti.
La Chiesa è di Cascioli e i gay devono starne fuori, sostiene l'articolo, giura su Dio un tal signor signor Riccardo Barile senza fornire prove del perché. Lo fa vomitando quei giudizi di condanna che Gesù invitava a non dare. Evidentemente anche Gesù, come Dio, era un idiota e i fondamentalisti credono di essere migliori di lui in virtù dei loro pruriti sessuali. Ma a quel punto che si arriva all'assurdo:
TERZO E FONDAMENTALE EQUIVOCO: «Non riducete i gay e le lesbiche alla vocazione alla castità che riguarda tutti noi cristiani. Le persone LGBT sono più della loro vita sessuale, ma alcuni sentono parlare solo di quella». Se così fosse, viene da pensare che le insistenze sulla castità rivolte a queste persone dalla pastorale di un tempo e di oggi derivano da pastori che non hanno il senso pastorale o addirittura risultano essere dei maniaci sessuali. La verità è più semplice: essendo diversi i peccati e i peccatori, a ogni peccatore si chiede di convertirsi dal peccato concreto in cui è immerso e non da tutti gli altri. Non si può partire unicamente da ciò che è buono e valido nella loro vita perché è appunto “quel peccato” che rischia di compromettere quanto c’è di buono arrestandone o deviandone la maturazione.
Se è curioso sostenere tesi fornendo illazioni come se fossero "argomentazioni", il signor Barile sostiene che ciò che viene detto dagli uomini debba valere più del volere di Dio. Se avessimo applicato la sua tesi, le donne verrebbero ancora bruciate come streghe, la segregazione razziale verrebbe giustificata con la Torre di babele e la schiavitù sarebbe resa lecita nel nome della Genesi.
Si sostiene così che mentre Cascioli deve poter far tutto il sesso che vuole, i gay dovrebbero essere invitati a pentirsi della sessualità donata loro da Dio per struggersi dal dispiacere di non essere conforme ai propri carnefici:
Ma non solo. Un pastore deve sin dall’inizio fare un “coming out pastorale”, cioè chiarire a chi gli sta davanti quale è il senso dell’accoglienza, precisando: “Caro/a, la via della salvezza alla quale Gesù Cristo ti chiama passa attraverso la castità, cioè l’astensione da atti omosessuali. Certo, potrai ricadere per fragilità e verrai a confessarti con il proposito di ricominciare. Gesù Cristo è contento della battaglia che stai iniziando e ti darà l’aiuto. Soprattutto, proibendoti questi atti, Dio non vuole limitare la tua felicità, ma condurti alla felicità vera».
Dunque il consiglio di Martin «Non riducete i gay e le lesbiche alla vocazione alla castità» va rigorosamente ribaltato con la frase appena formulata.
La Bussola usa l'imperativo. È così perché ve lo dico io, esattamente come l'isis invita ad uccidere i gay perché lo dicono loro. L'unica differenza è che il togliere ad una persona la sua identità, la sua sessualità e la possibilità di avere una famiglia è forse un atto più sadico di chi i gay li lancia dai tetti dei palazzi: significa provocare la loro morte attraverso sofferenze inaccettabili vomitate a bestemmia di Dio da dei fondamentalisti che si professano cattolici.
L'articolo inizia così a proporre anche rivisitazioni del Vangelo, sostenendo lo si debba leggere in nome dei propri pregiudizi e vendendo l'odio con cui si vuole far del male al prossimo ad ode dei propri coiti:
QUARTO EQUIVOCO: qualche allegro stravolgimento della Scrittura. Martin conclude con un’icona evangelica: l’incontro di Gesù con Zaccheo in Lc 19,1-10 pensando «a Zaccheo come a un simbolo delle persone LGBT cattoliche». E qui iniziano una serie di allegorie, alcune delle quali stanno in piedi, mentre altre sono una frana.
Bene sottolineare che Zaccheo cercava di vedere Gesù e Gesù, saltando le persone normali e costituite in autorità, si rivolge a lui che era a suo modo marginale. A dire il vero, se il paragone calza nella seconda parte per la Chiesa, quanto alla prima parte tutti gli omosessuali che “fanno rumore” desiderano vedere Gesù? Ci sono forti dubbi...
Osserva giustamente Martin che «per Zaccheo, convertirsi significa dare ai poveri», perché è il contrario del suo peccato e così facendo non solo vi rimedia, ma esprime la verità della conversione. Applicato a chi pratica l’omosessualità, ci aspetteremmo un proposito di castità.
In conclusione, l'articolista giura che Dio lo abbia illuminato sulla verità dell'omofobia quale dogma fondante della religione:
Insomma, pur non essendo gesuita ho provato a fare un discernimento sulle parole di un gesuita - operazione quasi surreale! - nel senso indicato dall’Apostolo: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21), fermo restando che «se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo» (Fil 3,15).
Un Papa che tace mentre gruppi d'odio organizzato stuprano il nome di Dio per creare morte ad ode delle mire politiche del loro direttore. Il declino morale, ideologico e culturale di hi può accettare simili testi pare evidente.