Provita Onlus sostiene che l'omosessualità sia «un comportamento» e che sia lecito essere omofobi
Da anni impegnata nella promozione dell'odio omofobico, l'organizzazione forzanovista e filo-leghista Provita Onlus è tornata a tentare di giustificare l'odio contro i gay attraverso un articolo di Angelo Mandelli, ossia l'estremista di Ora et labora responsabile del volantinaggio omofobo svoltosi qualche giorno fa davanti alla fermata della metropolitana milanese di Porta Venezia.
Intenzionati a sostenere che l'odio contro i gay sarebbero lecito, scrivono:
I militanti gay, per imporre il loro vessillo arcobaleno a tutti, ricorrono al metodo usato da tutti i tiranni: la menzogna. Nel caso specifico cercano di far passare la bandiera gay come un simbolo “super partes“, una generica rappresentazione del “rispetto”, e che quindi dovrebbe andare bene per tutti.
Ma loro travisano cosa sia il rispetto.
Infatti l'unico rispetto dovuto è quello alle persone. Invece i militanti gay pretendono il rispetto anche dei comportamenti e stili di vita, che non è detto siano sempre condivisibili.
Vantandosi di quanto a lui e a Brandi piaccia fare sesso con le donne e di come vorrebbero che al loro piacere sessuale venga dato un valore giuridico, morale, sociale ed economico (difficile è dimenticare come il fondamentalista Toini Brandi propose di impedire il matrimonio tra gay sostenendo che così facendo gli etero si sarebbero potuti impossessare di eredità non dovute), i due integralisti esordiscono sostenendo che l'omosessualità andrebbe considerata «un comportamento» e non un elemento naturale. Ovviamente il loro scopo è sostenere che sia lecito condannare i gay perché loro giurano che abbiano deciso di none sere conformi alla sessualità del signor Mandelli, da loro eletta l'unica sessualità ammissibile in quanto il signor Mandelli sostiene di essere espressione dell'unico modo giusto in cui si possa esistere.
Poste tali premesse, l'attivista anti-gay che ama trascorrere il suo tempo libero andando davanti agli ospedali per agitare rosari e crocefissi contro le donne che vanno nei consultori, prosegue nel sostenere che i gay siano cattivi e che violino il suo "diritto" al disprezzo:
Pretendono che le inclinazioni e i comportamenti erotici delle persone debbano venir considerati buoni in ogni caso, per il solo fatto di esistere: chi li mette in discussione è bollato come “fomentatore di discriminazione” e “incitatore all'odio”.
La cosa è completamente assurda: se il rispetto delle persone implicasse l'accettazione incondizionata delle loro azioni, e il divieto di criticarle, allora l'unico modo per “rispettare” un fumatore, o un obeso, o un bevitore sarebbe affermare che fumare, o mangiare troppo, o bere a dismisura sono cose buone.
La voce del buon senso La natura totalitaria della ideologia gay emerge proprio così: gli ideologi LGBTQIA(…) vorrebbero vietare alle persone di pensare ed elaborare un giudizio morale. Così, sotto il vessillo del gay pride, spacciato per “antidiscriminatorio”, si cela la peggiore discriminazione, la negazione della libertà.
La dialettica di Mandelli pare pensata per persone ignoranti che si bevano il suo populismo luciferino senza comprendere quanta falsità e quanta violenza ci sia dietro i suoi patetici paragoni. Se dovessimo prendere per buone parole che paiono semplicemente scopiazzate dalla propaganda di Mario Adinolfi, dovremmo aspettarci che il signor Mandelli organizzi volantinaggi contro gli alcolisti. Dovremmo aspettarci di vederlo andare da Adinolfi a sbattergli in faccia i suoi crocefissi mentre chiede che la legge gli impedisca la possibilità di potersi sposare o di avere figli. Ma non è così. Mandelli riserva quelle pretese rancorose solo contro i gay, lasciando trasparire come la sua dialettica sia solo una scusa per il suo smisurato pregiudizio.
Tentando di sfruttare la religione come giustificazione alla dittatura integralista, Mandelli se ne esce pure scrivendo:
Ecco cosa dice uno dei documenti ufficiali del movimento gay, e cioè il documento politico 2018 del Milano Pride: «Civili ma non abbastanza siamo, se permettiamo a visioni ideologiche o religiose di limitare o delegittimare i diritti di altre persone, non riconoscendo ai cittadini la libertà e la piena determinazione loro dovuta.
Assistiamo costantemente ad episodi simili: autorità ecclesiastiche invitate nelle scuole* a divulgare messaggi discriminatori nei confronti delle persone LGBT, farmacisti che violando la legge rifiutano la vendita della pillola del giorno dopo, un elevato numero di medici obiettori che di fatto rende troppo difficile abortire, leggi quale ad esempio quella sul fine vita che non vengono neanche discusse in Parlamento perché si ritiene possano turbare il sentimento religioso.
La nostra Costituzione sancisce negli articoli 7 e 8 i principi di laicità, dichiarando la separazione tra Stato e Chiesa cattolica nel primo, e l'equidistanza da tutte le confessioni religiose nel secondo. Troppo frequentemente però questi principi non sono rispettati: una società che voglia essere di tutti e per tutti dev'essere fondata su una piena, vera e reale laicità, non solo a parole».
Non si può “permettere” che certe visioni “limitino o delegittimo” i diritti di altre persone? Quindi cancelliamo la libertà di pensiero e di parole: non si può esprimere un giudizio critico! Anche se criticare certi comportamenti, non vuol dire impedire agli altri di tenerli.
La citazione* riportata si riferisce a un intervento del Vescovo di Pavia in un istituto superiore della città, dove il porporato si era “permesso” di esprimere le sue idee (e quelle del catechismo della Chiesa Cattolica) sulla omosessualità. Apriti cielo! Il vescovo era stato insultato. Mentre in quello stesso istituto l'Arcigay aveva tenuto un ciclo intero di “lezioni”: i gay hanno diritto di parola, il Vescovo no.
I medici e i farmacisti non hanno il diritto di rifiutarsi di commettere degli omicidi, e i bambini interessati non hanno diritto di vivere, perché lo stato “laico” secondo loro consiste in uno stato dove alcuni (solo alcuni, si badi bene: i gay) hanno il diritto di fare tutto quello che vogliono
Confondono i “sentimenti religiosi” con i diritti altrui (a cominciare con il diritto alla vita). Cioè: i gay hanno “diritti” che vanno rispettati, tutti gli altri hanno “sentimenti religiosi” che non contano niente.
Ecco cosa si cela dietro il vessillo arcobaleno.
Il signor Mandelli pare sostenere che l'odio sia un diritto e che chiunque possa vomitare qualunque cosa gli passi per la testa, soprattutto se si tratta di promuovere odio contro il prossimo. Peccato che le sue parole vengano smentite dalle sua attività, con l'organizzazione per cui lavora che ha firmato decine di denunce contro chi osava esprimere opinioni contrarie alla loro ideologia.
Non solo. Mandelli attacca la bandiera lgbt, ma poi è in prima fila nel chiedere che i crocefissi siano imposti nelle classi scolastiche. A suo dire quel simbolo non offenderebbe nessuno, eppure sappiamo bene come certi politici di destra amino agitare croci e rosari come legittimazione ad una limitazione della libertà altrui, chiedendo che si vieti la costruzione di luoghi di culto non cristiano o che si calpestino le abitudini religiose delle minoranze.
Tutto ci porta a identificare un integralista che vuole imporre il suo pensiero, giustificando dietro ad un uso politico della religione il suo desiderio di censura verso chi la pensa diversamente. Il tutto frugando che si sente limitato nella sua libertà di discriminare.