Taiwan. Il movimento anti-gay e varie chiese chiedono un referendum per abrogare il matrimonio egualitario
Dopo il pronunciamento della Corte Suprema di Taiwan che dichiara incostituzionale la messa al bando di matrimoni tra persone dello stesso, il movimento anti-gay si è mobilitato per chiedere un referendum che mira a bloccare eventuali riforme. A supportare quella crociata., come ormai triste consuetudine, sono alcune chiese che hanno fatto dell'omofobia il loro unico dogma.
È nel maggio del 2017 che il tribunale di Taiwan ha stabilito che il matrimonio tra persone dello stesso sesso era un diritto costituzionale, dando tempo sino al 2019 per introdurlo nell'ordinamento. Ed è proprio in vista di quella scadenza che vari gruppi religiosi, soprattutto cristiani, vorrebbero tentare di privare i cittadini lgbt di pari dignità civile e sociale.
Il gruppo conservatore Happiness of the Next Generation Alliance sostiene di aver raccolto un numero di firma sufficienti a presentare tre referendum: due incentrati sul chiedere che il matrimonio sia definito come un'unione tra un uomo e una donna, l'altro chiede che si vieti qualunque educazione al rispetto nelle scuole. A detta del gruppo, il rispetto verso le persone lgbt porterà ad «un collasso del sistema familiare».
Molti temono che le mobilitazioni integraliste possano spingere il governo a creare dei matrimoni di serie-b destinati ai gay, creando diseguale sociale per compiacere l'elettorato omofobo che possa aggirare la costituzione. Un po' come avviene in Italia con unioni civili che i fondamentalisti alla Mario Adinolfi dicono siano unioni inferiori ai due matrimoni in virtù di quanto a lui piaccia fare sesso con donne.
Da prassi, le organizzazioni religiose hanno già avviato una pesante campagna di disinformazione che mira a demonizzare i gay e ad alimentare odio contro di loro.