Di Maio attacca la libera informazione. Crimi promette una revisione delle agenzie stampa
In Russia, è sostenendo di voler ottimizzare le spese che Vladimir Putin ha chiuso tutte le agenzie stampa per poi consegnare l'informazione ad una singola agenzia posta sotto il suo diretto controllo.
In Italia, è a margine di un evento del Movimento Cinquestelle in corso a Milano che il sottosegretario con delega all'Editoria, Vito Crimi, ha annunciato una revisione delle agenzie di stampa: «Le rivedremo -dice- svolgono un servizio primario, sono troppe in Italia, ma lo sanno anche loro. Il bando è stato fatto su misura per le dieci agenzie che dovevano vincere, quindi quel bando era assolutamente indegno per come è stato fatto. Mi auguro, all'inizio del prossimo anno, già di cominciare a prospettare come sarà il futuro delle agenzie di stampa, sicuramente anche in quel campo c'è molto da fare».
Nelle stesse ore, il vicepremier Luigi Di Maio aveva attaccato Repubblica, lamentandosi di un'informazione non allineata alla propaganda giallo-verde. Attraverso un video pubblicato su Facebook, il ministro ha dichiarato: «Per fortuna ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali tra cui quelli del gruppo l’Espresso che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando dei processi di esuberi al loro interno perché nessuno li legge più perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà».
A smentire la tesi di Di Maio basterebbe anche solo citare il successo economico del quotidiano di Belpietro, un giornale che sta facendo soldi a palate nel confezionate articoli che legittimino ogni più perversa forma di odio. le fake-news paiono piacere ad italiani che cercano articoli pensati per alterare la verità sulla base di ciò che il lettore vorrebbe sentirsi dire. Se sei razzista, sai già che ti diranno che i neri sono tutti criminali. Se sei omofobo sai per certo che ti racconteranno che i gay sono tutti cattivi. E se ti ecciti all'idea dei porti chiusi, sai per certo che mai ti diranno che è a causa tua che dei bambini muoiono affogati.
Oggi chi racconta in prima pagina che «gli scienziati non vogliono drogarci con l’ossitocina per farci accogliere chi ci uccide» è chi sta per comprarsi Panorama con i soldi fatturati grazie a razzismo, allarmismo ed omofobia. Il tutto senza che Di Maio abbia mai protestato.
I cdr di Repubblica ed Espresso hanno replicato: «Ancora un volta il vicepremier Luigi Di Maio non perde occasione per mostrare a tutti gli italiani la sua cultura. Non solo ignora che il gruppo Espresso non esiste più da due anni, confluito nel più articolato gruppo Gedi che è il leader in Italia nell’informazione quotidiana e multimediale. Ma dimostra per l’ennesima volta di non conoscere la differenza tra bufale e notizie, evidentemente perché espertissimo della prima fattispecie e allergico alla seconda». Osservano anche che «nella sua dichiarazione Di Maio parla inoltre senza cognizione di causa, ed è grave essendo lui anche ministro del Lavoro, di "processi di esuberi" e di "giornali che stanno morendo", tradendo così una sua speranza recondita. Ma può mettersi l’anima in pace: Repubblica, L’Espresso e le altre testate del gruppo Gedi non moriranno e continueranno a fare quello per cui, Costituzione alla mano, sono in testa alle classifiche della diffusione digitale e cartacea nel nostro Paese: raccontare la verità, soprattutto quando è scomoda per il potente di turno».
Il cdr de La Stampa aggiunge: «È vergognoso che un ministro della Repubblica, per paradosso ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, preveda la morte di una impresa del nostro Paese dando l’impressione addirittura di compiacersene. I giornalisti possono garantire al ministro Di Maio che non si lasceranno intimidire e continueranno nel loro lavoro di informare pienamente i cittadini assieme a tutti i colleghi delle altre testate del Gruppo Gedi».
La Federazione della Stampa spiega che «gli insulti del vicepremier Luigi Di Maio ai giornalisti di Repubblica e dell’Espresso sono l’ennesima dimostrazione del disprezzo nutrito nei confronti dell’informazione libera e del ruolo che questa è chiamata a svolgere in ogni democrazia liberale» affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana. «Di Maio, come del resto buona parte del governo - aggiungono i vertici della Fnsi - sogna di cancellare ogni forma di pensiero critico e di dissenso e si illude di poter imporre una narrazione dell’Italia lontana dalla realtà. Auspicare la morte dei giornali non è degno di chi guida un Paese di solide tradizioni democratiche come è l’Italia, ma è tipico delle dittature. È bene che il vicepremier se ne faccia una ragione non saranno le sue minacce e i suoi proclami a fermare i cronisti di Repubblica e dell’Espresso, ai quali va la solidarietà del sindacato dei giornalisti italiani, e a piegare il mondo dell’informazione ai suoi desiderata».
Martina attacca: «Di Maio attacca L’Espresso e si felicità per le difficoltà del gruppo? Si dovrebbe vergognare ma ormai purtroppo non possiamo stupirci perché il modello di questi signori è diventato Orban. La curva illiberale di questa maggioranza è pericolosa per il paese e per tutti i cittadini». Ed anche Fratoianni: precisa: «Si può essere d’accordo o meno con quanto si trova scritto su Repubblica o L’Espresso, ma una cosa è certa: le notizie su quei giornali ci sono, e sono il frutto di professionalità, di passione e di rigore. A qualcuno del governo può non piacere, ma la ricerca della verità è anche frutto di un giornalismo libero. Dalle parti di Palazzo Chigi se ne devono fare una ragione...».
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