Fallito lo sgombero degli abusivi di CasaPoun: «Se entrate sarà un bagno di sangue»
«Se entrate sarà un bagno di sangue». È questa la minaccia rivolta dai neofascisti di CasaPound alle forze dell'ordine chiamate per lo sgombero deciso dalla Procura per il palazzo di proprietà del demanio che il partito occupa abusivamente dal 27 dicembre 2003. Nello stabile sono stati organizzati anche gli appartamenti privati ad uso dei loro leader, tutti abusivi.
Il blitz dei militari della guardia di finanza si è concluso con un nulla di fatto, dinnanzi ad un Davide Di Stefano (fratello di Simone) che sorrideva tutto tronfio davanti ai fotografi e a agenti che non hanno reagito alle sue minacce. Il suo obiettivo è quello di rendere impossibile il reperimento dei documenti necessari allo sgombero, ossia le planimetrie degli spazi comuni e degli appartamenti ricavati all'interno dell'immobile. I pm promettono che li troveranno altrove, anche se saranno i cittadini a doversene accollare i costi mentre gli abusivi fanno i padroni di casa in un palazzo di proprietà del popolo.
Sono ormai anni che CasaPound riesce a scampare ogni sgombero, nonostante il valore milionario del palazzo occupato a due passi dalla stazione Termini. Il danno erariale è enorme.