Il Giornale sostiene che la rimozione dei manifesti omofobi di Provita dovrebbe comportare la censura dei festival gay

Come tristemente prevedibile, Il Giornale ha deciso di schierarsi dalla parte dei vomitevoli manifesti omofobi commissionati da Toni Brandi e Jacopo Coghe. Peccato lo abbia fatto nel modo più disonesto gli fosse possibile, arrivando a spacciare per «censura» l'aver fatto rispettare un regolamento cimunale che vieta pubblicità lesive della dignità umana e tentanando di creare false contrapposizioni che possano cavalcare l'omofobia con finalità elettorali.
L'attacco è contenuto in un articolo intitolato "La Raggi censura la campagna pro vita ma finanzia il festival gay".

Giurano dunque che il promuovere odio sarebbe un'attivita «pro vita» anche se di certo non la penseranno così gli adolescenti spinti al suicidio, torturati da santoni che dicono di poter "curare" l'omosessualità o che sono stati vittima di altre violenze da loro promosse. Non meno violento è il loro tentativo di sostenere che non si possa promuovere un festival lgbt se non si permette a Brandi di poter ostentare il suo smisurato odio contro i gay in un vile e vergognoso tentativo di danneggiare le loro vite e le loro famiglie.
Stando alle semplificazioni populiste vomitate da Il Giornale, non si dovrebbe poter promuovere una mostra sull'olocausto senza condannare chi disegna svastiche sui muri. Il tentativo di mettere sullo stesso piano l'odio e il diritto all'esistenza altrui significa rendersi complici di quelle violenze e quello de Il Giornale non è più giornalismo: è propaganda finalizzata alla creazione di odio.

La signora Cristina Verdi, infirmandoci tra le righe di quanto a lei piaccia prendere peni nella sua vagina, inizia a sbraitare che «il Comune di Roma ha ordinato la rimozione dei manifesti contro l'utero in affitto, ma alla festa del Cinema sponsorizzata dal Campidoglio è boom di film che celebrano la cultura gay e la maternità surrogata».
Sostenendo esista una «compravendita dei bimbi da parte di coppie gay», la giornalista inizia a citare Belpietro per dire che il suo quotidiano ha apprezzato quei manifesti. Ovviamente omette di dire che Belpietro ha legami commerciali con Provita Onlus e che Coghe l'ha premiato come esponente che promuove l'ideologia della sua organizzazione omofoba. Scrive:

Nel frattempo, però, nota Francesco Borgonovo sul quotidiano La Verità, nella Capitale che censura i manifesti contro l'utero in affitto, si è aperta la festa del Cinema, che, finanziata da Comune e Regione, include, per contro, una intera rassegna di pellicole che celebrano la cultura arcobaleno. Da Boy Erased, film contro l’omofobia, a The miseducation of Cameron Post, che racconta le prime relazioni amorose tra giovani omosessuali, per finire con A kid like Jake, ovvero la storia di un bimbo di quattro anni a cui piace vestirsi da principessa.
Anche nel programma di Alice nella Città, la sezione autonoma del Roma Cinema Fest dedicata ai giovani e alle famiglie, non mancano i film che affrontano il tema dell'omosessualità, con almeno quattro lungometraggi dedicati alla cultura gay. “Zen sul ghiaccio sottile” parla di due ragazze “queer”, alla ricerca della loro identità sessuale, “Let me fall”, racconta una relazione saffica, la serie Skam Italia ha al centro l'amore gay e la pellicola “Mamma+mamma” è ovviamente dedicata ad una famiglia arcobaleno.
Ma le manifestazioni che promuovono la cultura gay non si fermano all'interno del grande raccordo anulare. A Bologna, ad esempio, il festival Gender Bender – un nome, un programma – organizzato dal Cassero, ha incassato il supporto della Regione Emilia Romagna, del Comune, dell'Università e pure del Ministero dei Beni Culturali. Cultura a senso unico? Si domandano allora in molti, dopo il caso dei manifesti censurati e della querelle delle scorse settimane sui fondi alle associazioni pro-vita a Verona.

Se una persona dotata di raziocinio capirebbe che una "giornalista" che farnetica di «cultura gay» non meriterebbe manco attenzione, resta la gravità di come quella tizia vomiti le sue patetiche contrapposizioni a lettori che Sallusti sta addestrando all'odio ormai da anni.


Tra i commenti è il solito tripudio d'odio, con personaggi che lamentano come i 5stelle non sarebbero omofobi quanto il loro Salvini:


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