La leghista reintroduce le leggi razziali: esclusi dalle scuole venete 70 bambini perché figli di stranieri


«Siamo orgogliosi di questo provvedimento in difesa dei bambini, perché nell’equilibrio si ottiene un risultato migliore». È con queste parole che la sindaca leghista di Monfalcone, Anna Maria Cisint, esulta davanti ai settanta bambini bengalesi residenti in Friuli Venezia Giulia a cui verrà negata un'istruzione pubblica.
In quella dialettica leghista per cui i bambini sono ormai diventati oggetto di propaganda e per cui è nel loro nome che si promuove il razzismo, si impedisce ogni contrasto al bullismo omofobico, si promuove il sessismo o li si indebita tanto saranno cavoli loro far fronte al debito lasciatogli dal governo giallo-verde, è in un rigurgito del fascismo che l'amministrazione pare convinta che sia necessario imporre un'italica maggioranza negli istituti scolastici. Sostenendo che lo si faccia per loro, la Lega ha deciso un tetto massimo del 45% di iscritti stranieri per classe, senza prevedere alcuna alternativa per chi non fosse rientrato nei loro numero. Agli altri verrà dunque negata l'istruzione anche se regolari e figli di persone che pagano le tasse. Perlopiù si tratta dei figli di operai assunti dalle società subappaltatrici delle subappaltate di Fincantieri.
Il provvedimento sembra palesemente contrario all'articolo 3 della Costituzione, il quale sancisce che tutti e tutte sono uguali di fronte alla legge.
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