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L'ennesimo flop la "manifestazione" di Mario Adinolfi cintro i colori di Porta Venezia

Mario Adinolfi vuole che il suo nome sua ritenuto sinonimo di omofobia. Mentre la sua seconda moglie rilascia interviste in cui si vanta di farsi scopare da lui manco fossero ricci nonostante quell'unione sia ritenuta «oggettivamente in contrasto con la legge di Dio» sulla famiglia dal Catechismo della Chiesa Cattolica (ossia quel testo che lui è solito citare quale giustificazione al suo feroce odio contro le famiglie gay), è annunciando la sua crociata contro i colori arcobaleno che adornano la stazione metropolitana di Porta Venezia a Milano che piagnucolava:

Alle 15 di oggi, praticamente nessuno ha accolto il suo appello e il deserto regnava attorno al gazeebo allestito da Mario Adinolfi nell'ennesimo flop della sua carriera. D'altra parte la sua intera vita pare costellata da insuccessi: il suo The Week ha chiuso, il suo primo partito è stato sciolto per assenza di elettori ed ora anche il suo business basato sul commercio dell'odio pare non fruttare più.

Questa era la piazza in cui il fondamentalista protestava contro il rispetto verso i gay, ossia le vittime della sua costante aggressione:

Forse intenzionato a cercare polemiche, Adinolfi ha richiesto l'intervento della polizia per «difendere» il suo gazeebo (tanto pagano i contribuenti). Ma d'altra parte chi non avrebbe avuto paura di gente pericolosissima che protesta in piazza (guardate che facce inquietanti):


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