Provita chiede firme per chiedere di poter violare la legge nell'offendere e denigrare i bambini
Provita Onlus continua a sbraitare che loro si sentono «censurati» da chi gli chiede di rispettare la legge e la dignità umana. Nonostante sia prassi che le pubblicità che ledono la dignità umana siano rimosse (come avviene per campagne sessiste, razziste o di incitamento all'odio), la loro teoria è che la loro disponibilità di denaro (in parte pubblico dati i finanziamenti stabiliti dal Comune di Verona) debba permettere loro di investire parte del capitale in campagne di disinformazione sociale finalizzata all'acquisizione di odio. Un odio che per loro è molto importante dato che rappresenta il core business del loro fatturato.
Raccontando che la Raggi sarebbe una cretina, che la Appendino sarebbe una deficiente che allo IAP non sappiano fare il proprio lavoro, ripetono come dischi rotti che sbagliano nel loro giudizio e che loro non hanno problemi a raffigurare in maniera così falsa e ideologica dei bambini sacrificati alla loro propaganda.
La loro ultima trovata è una patetica petizione per quella che loro sostengono sarebbe «l'ingiusta censura dei nostri manifesti». E se a dire sia «ingiusta» sono quelle stesse persone che stanno traendo più profitto dalle polemiche che da quanto pagato ai comuni, pare tragicomico il proclamo con cui si appellano si loro seguaci:
Il Sindaco Virginia Raggi, non solo ha ordinato la rimozione e l’oscuramento dei manifesti, ma ci ha inflitto pesanti sanzioni e ha approvato una memoria per contrastare sistematicamente le campagne di comunicazioni di Pro Vita e Generazione Famiglia, perché sarebbero «omofobe e lesive dell’altrui dignità»
Ora è arrivata anche l’ingiunzione dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) che ci ordina di rimuovere i manifesti. Perché? Incredibile a dirsi: i nostri manifesti lederebbero la dignità del bambino! Insomma, secondo lo IAP, se tu denunci una pratica che è illegale in Italia e che rende i bambini oggetto di compravendita, sei tu che ledi la dignità dei bambini! Ma come si fa a rappresentare e denunciare l’utero in affitto, se non come compravendita di bambini orribilmente privati della madre? Come vedi, è una ignobile scusa per censurare qualsiasi campagna sul diritto dei bambini a non essere privati della mamma, a non essere comprati da una coppia di acquirenti che sfruttano l’utero di una donna.
Se all'ennesima campagna che viene rimossa per violazione delle regole ci sarebbe da domandarsi chi mai gli abbia fatto appendere quello schifo, Brandi insiste nella sua offesa verso le famiglie che cerca di danneggiare attraverso proclami che forniscano disinformazione a senso unico. D'altra parte in un dibattito rischierebbe di uscirne a orecchie basse dato che l'interlocutore non sarebbe una massaia disinformata ma chi conosce il tema. Ancor più quando a nessuno è chiaro in che modo possano sostenere di voler "difendere" i bambini quando suoi loro stessi manifesti dichiarano che lo scopo è di impedire la trascrizione dei loro atti di nascita e renderli orfani di genitori in vita.
Ed immancabile è al loro litania sul fatto che il loro odio sarebbe "libertà di espressione" anche se loro sono i primi ad aver denunciato e cercato di censurare chiunque proponesse concetti a loro sgraditi. Ed è così che parlare di omogenitorialità al Liceo può costare una loro denuncia e diffamare dei bambini viene svenduto come un loro presunto diritto:
Ormai è in gioco la libertà di poter esprimersi per il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà, di criticare una pratica aberrante e illegale come l’utero in affitto! Per questo è in pericolo non solo la nostra, ma anche la tua libertà!
Firma e diffondi questa petizione mediante e-mail, i social e whatsapp: unisci la tua voce a quella di decine di migliaia di altri cittadini che reclamano la libertà di stare pubblicamente dalla parte dei bambini.
Segue la solita petizione-fuffa in cui precisano a lettere cubitali che ciascun utente può firmare tutte le volte che vuole senza neppure dover cambiare indirizzo email.
Non solo. Sfruttando l'odio a fini di marketing, l'operazione viene da loro sfruttata anche per collezionare indirizzi email da contattare a sostegno delle loro iniziative propagandistiche e di «richieste di sostegno e di raccolta fondi (fundraising), richieste di sottoscrizione a petizioni promosse dal Titolare, sondaggi che consentano a Provita di ottimizzare le proprie campagne e attività».
Intanto è attraverso Internet che Toni Brandi sta coordinando la sua campagna per la mercificazione dell'odio e per l'aggressione alle famiglie non conformi alla sua ideologia attraverso la pubblicazione di decine di articoli ideologici in cui gira che sarebbe per il bene dei bambini che lui li vuole rendere orfani, che lui esige la sottomissione delle femmine e promuove quelle "terapie riparative" che hanno spinto al suicidio già troppe vittime della sua feroce omofobia. La realtà pare dunque una e una soltanto: Brandi sta usando i bambini per i suoi sporchi piani politici.
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