Arcilesbica peggio di Forza Nuova, tra omofobia e la pretesa di dettar legge su come le donne debbano disporre del loro corpo
Forse qualcuno dovrebbe provare a spiegare alla signora Cristina Gramolini che lei può leccare tutte le patate e patatone che vuole, ma senza un pene il suo utero non verrà mai ingravidato per grazia divina. Tale evidenza rende patetico il proclamo che ha firmato a nome di Arcilesbica, nel quale la fondamentalista ci racconta la sua strana teoria per cui lei dovrebbe poter usare un uomo per farsi ingravidare mediante procreazione assistita mentre non tollera che una donna possa decidere del proprio corpo se il figlio non verrà cresciuto da una o più donne. L'utero è tuo ma decido io, dice in un patetico ricorso ai peggiori slogan del neofascismo.
Ancora una volta si ha l'impressione di assistere ad una sedicente "femminista" che pare temere che qualcuno possa liberarla dagli stereotipi di genere e possa dirle che i figli non sono "cose da donne" come lei vorrebbe fossero ritenuti.
Tra insulti e urletti, è ricorrendo ad una violenza verbale degna di Mario Adinolfi che la fondamentalista scrive:
La giornata contro la violenza sulle donne è celebrata da un peloso manifesto di Arcigay, in cui si vede un corpo senza testa di donna incinta che tiene la mano sulle mani unite di due uomini e in piccolo la frase “L'espressione utero in affitto è violenza che si annida nel linguaggio”.
Il manifesto è un capolavoro di autosmascheramento, Arcigay scomoda l'autodeterminazione delle donne per chiedere implicitamente il libero accesso al corpo femminile fecondo. Sono disgustata da questo manifesto perché distorce le parole del femminismo. “Essere madre è una libera scelta, ma anche non esserlo lo è” non significa che si possano fare figli per chi li commissiona! Infatti quelle di noi che non vogliono essere madri non lo sono, le gravidanze indesiderate sono evitate con la contraccezione o con l'IVG, oppure una puerpera può non riconoscere suo/a figlia/a che viene data in adozione. I figli non sono merci proprietà di chi li partorisce. Trasformare la gravidanza in lavoro: questa sì è violenza sulle donne, ridotte a contenitore-incubatore per i progetti familiari altrui.
In un ricorso agli slogan di chi vorrebbe le lesbiche al rogo, la signora Gramolini tenta di sostenere che la GpA riguarderebbe solo i gay (anche se sono gli etero ad accedervi in maggioranza) e nega l'evidenza di come sarebbe buffo ritenere «lavoro» il portare gravidanze per cui il Canada vieta qualunque firma di pagamento. Data l'evidenza della contestazione, in passato la signora tentò di giustificarsi dicendo che la GpA gratuita «non esiste perché anche il rimborso spese la trasforma in commerciale».
E certo! Lei vuole donne che si paghino di tasca propria le vieti in ospedale per la gravidanza del figlio di altri. E dato che anche le ostetriche si fanno pagare, perché non chiede che le donne siano costrette a partorire in casa per impedire che ci sia chi guadagna soldi grazie alle nascite?
Incurante di come la sua politica abbia portato all'esodo dei suoi circoli, è proclamandosi espressione delle donne che la signora Gramolini aggiunge:
Arcigay non si accorge di dilapidare il consenso sociale e la simpatia delle donne guadagnata in anni di lotta per la libertà di amare, lanciando messaggi che sono contrari al vero senso dei diritti umani e per di più nella giornata in cui piangiamo le atroci violenze commesse contro noi donne.
Se ci sono gay che non vogliono sfruttare una giornata come quella di oggi per violare il femminismo è meglio che parlino, altrimenti noi donne, che abbiamo creduto di essere al riparo dalla predazione perché i gay non sono interessati al nostro sesso, ci convinceremo che abbiamo sbagliato.
Lo fa capire chiaramente: lei odia gli uomini, in particolar modo se gay perché non utilizzabili dalle donne. Non è dunque femminismo il suo, è becera omofobia.
Da sottolineare è anche la palese malafede di chi parla di Arcigay quasi si trattasse di un'associazione di soli uomini, anche se pare improbabile che proprio lei non sappia che in Arcigay militano tante donne.
Di certo queste sue posizioni saranno sfruttate dai suoi amichetti che stampano manifesti con scritto che due donne non fanno un padre, quasi non si accontentassero di appoggiare il ciellino Amicone (padre della bufala gender in Italia) pur di tentare di rendere orfano il figlio di due padri. Ma resta il problema di come lei sia favorevole all'idea che due donne possano acquistare sperma da un maschio per accedere alla procreazione medicalmente assistita, nell'ipocrisia di chi dice slogan che si annullano da sé quando dovrebbero portarci a dire che lei voglia sfruttare i maschi come distributori di sperma da poter usare a piacimento delle donne.
Chissà, forse la natura è stata malevola nel farla nascere lebica dato che tutto ci porta a pensare che sarebbe stata a suo agio ad andare a braccetto con Gandolfini della pretesa di imporre agli altri le sue regole su cosa si possa fare col proprio corpo.