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Cortocircuito nell'integralismo: Eugenia Roccella accusa Simone Pillon di favorire il «gender» e di voler «distruggere la famiglia»

È in un lungo messaggio pubblicato su Facebook che la fondamentalista anti-gay Eugenia Roccella attacca il fondamentalista anti-gay Simone Pillon. Ed è tragicomico lo faccia in nome di quel fantomatico «gender» che il fondamentalismo sedicente "cattolico" si è inventato come pretesto per poter impunemente promuovere sessismo, omofobia e misoginia attraverso la creazione di infondate paure.

Sostenendo che Pillon voglia «distruggere la famiglia», afferma

Il tema è il ddl Pillon sul cosiddetto affido condiviso, che un giurista di area cattolica ha definito “affido suddiviso”, perché non c’è alcuna condivisione, ma, al contrario, si approfondisce il conflitto uomo-donna, moglie-marito e si distrugge il concetto stesso di famiglia. Peggio: si pretende di dividere il figlio come fosse un oggetto amorfo, privo di sentimenti e desideri personali, un oggetto di proprietà dei genitori, da spaccare a metà in nome della assoluta e totale parità tra i sessi.

Proponendo una visione sessista della genitorialità e sostenendo che i figli siano delle «cose da donna» in cui gli uomini non possono occuparsi di loro, afferma:

La legge purtroppo non è emendabile, perché il problema è la filosofia di fondo su cui è costruita, che è visibilmente “gender friendly”. Se passasse, sarebbe la prima, vera legge improntata alle teorie gender che entra in Italia. La differenza sessuale sparisce: un genitore è perfettamente equivalente all’altro. Siamo nel territorio del genitore 1 e 2, del modello unico genitoriale e sessuale. Il bambino deve passare metà tempo con uno e metà con l’altro, il che vuol dire che il papà dovrà fare “il mammo” e la mamma “la padra”. Se per tanto tempo abbiamo ribadito che a un bambino servono mamma e papà, è perché le due figure sono DIVERSE e COMPLEMENTARI, e il compito educativo, le competenze, la vocazione genitoriale naturale sono, appunto, diverse. Non sono stata sempre d’accordo con Adinolfi, ma trovavo perfetto il titolo del suo libricino, “Voglio la mamma”. La mamma, non il papà: non perché il papà non sia necessario, assolutamente fondamentale, ma perché, appunto, un bimbo in alcuni momenti e fasi della vita vuole la mamma, chiede accudimento e accoglienza e tutto quello che siamo abituati ad associare alla maternità. Alla paternità si chiede altro.

Emerge così come il fantomatico «gender» venga riconfermato come una truffa culturale che serve solo a contrastare la parità di genere e a difendere gli stereotipi di genere.


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